Un prigioniero palestinese, Shadi Said, di 28 anni, del campo profughi di Al-Maghazi, nella Striscia di Gaza centrale, è morto oggi nella prigione di Nafha, nel deserto del Negev. Le sue condizioni di salute erano peggiorate un mese fa.
Fonti israeliani hanno reso noto che il prigioniero è stato trasportato all’ospedale di Soroka, a Be’er Sheva, nel Negev, dove è deceduto.
Said era stato condannato a 8 ergastoli per aver partecipato, nel febbraio del 2002, a un’operazione militare a Ein Arik, a ovest di Ramallah, durante la quale 6 soldati israeliani erano stati uccisi.
Era stato arrestato nel luglio del 2003.
Il deputato del Consiglio Legislativo palestinese e capo del Comitato dei Prigionieri, Issa Qaraqi’e, ha chiesto l’apertura di un’inchiesta internazionale sulla morte del giovane e di altri detenuti.
Dal 2000, sono già 14 i prigionieri palestinesi morti nelle carceri israeliane.
Le Brigate Al-Aqsa, ala militare di Fatah, di cui Said era membro, hanno dichiarato di ritenere le autorià carcerarie "responsabili" della morte del detenuto, che si trovava "in buone condizioni di salute" quando, due anni fa, venne arrestato. E hanno evidenziato che la sua morte è stata provocata torture e maltrattamenti.
Da parte sua, la deputata Khaleda Jarar ha accusato la direzione delle prigioni di portare avanti una politica di carenze medico-sanitarie ai danni del detenuti palestinesi. E ha ricordato che quest’anno sono morti in prigione, per mancanza di adeguate cure, Maher Dandan (prigione di Shata’) e Shadi Said.
E ha aggiunto che, per le stesse ragioni, dal 1967 a oggi sono morti 186 detenuti.