Muri, lacrime e za'tar. Storie di vita e voci della Palestina. Di Gianluca Solera.

Gianluca Solera,  Muri, lacrime e za'tar. Storie di vita e voci della Palestina, Nuova Dimensione, Portogruaro (VE) 2007, pp. 443, € 18,00.

 

Attenti a non cadere in inganno perché la veste è di libro, ma non è un libro. Non è un libro qualsiasi. Non è un resoconto sulla Palestina di oggi e di ieri, non è un'opera  che affronta l'eterno e irrisolto problema palestinese o, se si vuole, problema israeliano. Non è una testimonianza equilibrata ed equidistante alla ricerca di una soluzione razionale in un contesto che non ha nulla di ragionevole. E' una visione carpita passo dopo passo alla terra, alle pietre e alle persone. E' un atto d'amore buttato nel vento caldo dell'infuocata Terra Santa perché venga raccolto da quanti hanno cuore attento come seme di giustizia primordiale.

Gianluca Solera è un poeta e come i poeti è inattaccabile perché impalpabile: le sue parole scorrono fluide anche se intrise di sentimenti contrastanti e spesso contraddittori. Le parole sono i colori di una tavolozza con cui l'autore dipinge quello che vede, anzi quello che vive e sperimenta. Ogni pagina è un respiro di morte perché vi traspare l'anelito più forte della vita: il dolore, l'angoscia, la disperazione, la solitudine, la delusione, la rabbia, la noia salgono dal buio di una situazione senza senso e assumono il volto delle persone che dicono se stesse e si trasformano in una voce flebile e per questo assordante perché è la voce dell'inferno che chiama il paradiso della pace. Tutti i sentimenti sono espressi, tranne quello della rassegnazione.

La poesia che nasce dalla storia e dalle vite vissute o strappate o violate se da un lato attanaglia il cuore suscitando ancora sentimenti coinvolgenti, dall'altra libera il cuore e fa sognare l'utopia che la realtà sembra sconfiggere, ma che cerca disperatamente. Ebrei e Palestinesi nutrono lo stesso sogno, anelano lo stesso traguardo, sanguinano lo stesso dolore, vivono nella stessa terra stuprata, ma lo fanno l'uno contro l'altro, l'uno sopra l'altro. La forza sembra avere il sopravvento, ma le voci che parlano sanno che la forza è debole e senza futuro.

La durezza del muro vergognoso che lacera e violenta la Terra d'Israele e di Palestina come un maldestro sfregio di una coltellata violenta, la tragicità delle lacrime dei due popoli pianti da Rachele sulla via di Betlemme, sono ammorbidite e trasformate dallo «za'tar», la mistura di timo e olio dove il Palestinese intinge il pane appena sfornato e che offe all'ospite anche in tempo di guerra.

Scorrendo le pagine di Solera si sente l'odore delle persone che vogliono lasciare l'impronta della loro esistenza, o meglio della loro speranza oggi negata. L'autore fa un pellegrinaggio in Terra Santa e visita le pietre vive della Religione tridimensionale che convive in Israele-Palestina: la memoria si fa carne e la carne insanguinata si fa impasto che diventa storia, vergogna e za'tar.

Don Paolo Farinella, Genova

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