Muro dell’Apartheid, 8° anniversario della sentenza della Corte penale dell’Aja

A cura dell'”Iniziativa europea per rimuovere il Muro d'Apartheid e gli insediamenti israeliani – Palestina senza muri”.


Otto anni fa il Tribunale penale internazionale dell’Aja giudicava ‘illegale’ il Muro d’Apartheid costruito da Israele sulle terre palestinesi.

“Ora è necessaria una mossa internazionale per rendere esecutiva quella sentenza”.


L'Aja 9 luglio 2011

 

Il 9 luglio scorso è ricorso l'8° anniversario della sentenza emessa dalla Corte penale internazionale dell’Aja, la quale aveva giudicato “illegale” il Muro d'Apartheid costruito a partire dal 2002 da Israele sulle terre palestinesi in Cisgiordania e ad al-Quds (Gerusalemme Est).

Per mezzo del Muro d'Apartheid centinaia di migliaia di palestinesi sono stati confinati in ghetti.

 

La continuazione della costruzione del Muro è una violazione delle leggi internazionali, le autorità d’occupazione devono astenersi dall’estendere gli insediamenti sulle terre palestinesi, mentre devono fermare le attività coloniali e di ebraicizzazione a Gerusalemme.

 

Tra le violazioni intese da quella sentenza, la realtà del Muro d’Apartheid veniva definita una punizione collettiva, ma venivano altresì condannati i singoli atti israeliani per la confisca delle terre private e per la demolizione di abitazioni palestinesi. Queste misure erano inserite dalla sentenza dell’Aja nel programma di espansione coloniale, quindi di annessione, di Israele creando ostacoli concreti alla realizzazione di una sovranità e un'indipendenza palestinese, con uno Stato su Cisgiordania e Striscia di Gaza. 

 

Il muro d'Apartheid voluto da Israele sulla Palestina quindi è un impedimento all'autodeterminazione del popolo palestinese, per questo se ne riconosceva una funzione di segregazione, quindi se ne ammetteva l’aspetto razzista.

 

Tra le altre, quella sentenza citava le numerose violazioni ai diritti umani della popolazione palestinese: dal diritto al lavoro alla libertà di movimento con la separazione di interi nuclei familiari.

 

Il tracciato del Muro inoltre non si attiene ai confini alla base dei vari accordi bilaterali, vale a dire a quelli occupati da Israele nel 1967, ma si spinge oltre, fino a usurpare le terre palestinesi nelle provincie di Qalqiliya, Betlemme, Gerusalemme e Ramallah. 

 

In questo, la sentenza aveva smascherato la volontà israeliana di apportare modifiche alla realtà geo-politica e demografica in Cisgiordania.

 

Le condizioni disumane della popolazione palestinese che vive stretta e separata dal Muro d'Apartheid sono state riportate in più occasioni al pubblico: i palestinesi vivono in prigioni a cielo aperto e sono quotidianamente sottoposti all'umiliazione del controllo israeliano ad ogni minimo spostamento. Impedire l’accesso alla terra è una premessa alla sua perdita definitiva.

 

“Iniziativa europea per rimuovere il Muro d'Apartheid e gli insediamenti israeliani – Palestina senza muri” propone quanto segue:

 

Sollecitare il presidente del Tribunale internazionale dell'Aja affinché: 

  • si nomini un’autorità internazionale esecutiva con il compito di far rispettare – anche con il ricorso alla forza – la decisione del Tribunale penale internazionale dell'Aja;
  • si richieda alle Nazioni Unite, in particolare all'Assemblea Generale e al Consiglio di Sicurezza, di impugnare altre azioni;
  • si divulghi il messaggio di minaccia alla stabilità internazionale e regionale che questo Muro d’Apartheid rappresenta, e farlo in ambito Onu e giudiziario (Aja),
  • si obblighino le autorità israeliane a rispettare le risoluzioni internazionali, a fermare la propria corsa illegale, ad abbattere quel Muro in piena terra palestinese e a rinunciare alle proprie mire espansionistiche su Gerusalemme;
  • si chieda alle nazioni del mondo si rifiutare la realtà del Muro, quindi di disconoscerlo e non agevolarne l’esistenza in alcun modo;
  • nello specifico, a tutti gli Stati contraenti della IV Convezione di Ginevra sulla protezione dei civili in tempo di guerra (12/08/1949), è richiesto di farla rispettare nel contesto dell’occupazione israeliana della Palestina.


 

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