Nablus nel mirino dei coloni ebrei protetti dall'esercito

An-Nasira (Nazareth) – Infopal e Agenzie. Nella tarda serata di ieri, 25 luglio, 5-600 coloni ebrei hanno fatto irruzione nel sacrario del profeta Yusuf (Giuseppe), nella città di Nablus (nord della Cisgiordania occupata), per svolgervi una preghiera poiché esso apparterrebbe al “patrimonio religioso ebraico”.

I coloni si sono recati a pregare presso la Tomba di Giuseppe, in città, e per oltre 5 ore vi hanno sostato per compiere riti talmudici.

Come di consueto, i coloni hanno potuto fare affidamento sulla protezione dei militari, che li hanno scortati numerosi e ben equipaggiati.

Poco prima dell'arrivo dei coloni, i soldati avevano fatto irruzione nel campo profughi di Balata, ancora a Nablus, stanziandosi sui tetti di alcune abitazioni palestinesi.

Probabilmente l'azione militare ha voluto precedere l'arrivo dei coloni, per assicurarsi che non venisse innescata nessuna resistenza palestinese.

Sempre ieri, in mattinata, il villaggio di Burin, ad est di Nablus, ha subito un attacco mirato da parte dei coloni israeliani.

Numerosi hanno fatto ingresso nel villaggio aggredendo i palestinesi (un  cittadino palestinese sarebbe stato ferito al capo) e appiccando il fuoco per le strade del villaggio.

Giunti prontamente sul posto, i vigili del fuoco hanno fatto in modo che le fiamme non si propagassero.

La notte scorsa, inoltre, le forze di occupazione israeliane hanno sequestrato cinque palestinesi dalle loro abitazioni nel villaggio di Beit Fouriq (Nablus).

Tutta la zona di Nablus vive sotto la costante minaccia dei coloni.

La città si trova in una vallata e le colonie israeliane – spuntate gradualmente – sono state poste strategicamente sulle colline che dominano il paesaggio.

È preoccupante l'avallo fornito a simili attacchi, dall'esercito alle istituzioni di governo fino all'entourage religioso.

Il deliberato attacco contro il villaggio di Burin, infatti, sarebbe uno tra quegli episodi fomentati dal 'carisma' di certi rabbini.

Nel caso di Burin, l'incitamento dei coloni sarebbe conseguenza delle parole del rabbino Yitzhak Shapira, autore, tra le altre cose, di un libro in cui rende lecito e s'incoraggia l'assassinio di non ebrei.

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