Nahlah, vive in una tenda a Gaza: ‘I risultati dei diplomati dimostrano la nostra voglia di crescere’  

Di 'Abdel Ghani ash-Shami.

Gaza – InfoPal. Nahlah Hussam ash-Shawish non riesce a trattenere le lacrime dopo aver appreso il proprio risultato degli esami di maturità. Ha ottenuto il 90%!

La sua casa, nel villaggio di Juhar ad-Deik, a sud-est di Gaza City, fu demolita nella guerra israeliana (2008-2009) e, da due anni e mezzo, vive con la famiglia in uno stato di precarietà che non le ha concesso molto.
Nahlah vive in tenda e, di frequente, non riusciva a trovare la concentrazione nello studio.

I risultati sono stati resi pubblici domenica scorsa dimostrando un tasso di qualificazione del 58,9% tra tutte le discipline: scientifica, umanistica e professionale.

L'istruzione e la scienza per costruire quanto è stato distrutto. Vivere in una tenda per lungo tempo ha rappresentato una sfida per Nahlah, che dice: “Vorrei insegnare e farò di tutti per realizzare questo sogno e dare una mano in famiglia. Oggi è chiaro come non mai che 'hanno distrutto le case, ma certo non il nostro morale'. Siamo in dieci, qui, e abbiamo patito ogni pena per poter studiare a luce di candela.

“Sono orgogliosa perché il risultato è quello di una ragazza che ha potuto studiare nell'agio e non nella mia condizione, in una tenda dove manca ogni cosa”.

Sono 20mila le abitazioni distrutte da Israele nella guerra contro la Striscia di Gaza. 5mila sono state totalmente abbattute. Quelle sul confine sono distrutte all'80%: Israele ha mutato i connotati paesaggistici.

La certezza di avere una nuova casa. Anche la madre non riesce a trattenere l'emozione e con un po' di rammarico ci ha confidato: “Avrei voluto festeggiare quest'occasione in una casa nuova e non in una tenda. Ma riusciremo comunque ad allestire un'umile, ma gioiosa festa qui”.

E mentre la popolazione palestinese continua a contraddistinguersi per la forza di volontà con la quale chiede di vivere in dignità, la categoria degli studenti deve fare i conti con un dovere da compiere sotto sforzi maggiori.

Sono problemi quotidiani la paura, la difficoltà di concentrazione, il disagio tra le mura delle abitazioni distrutte, il terrore di incursioni e raid aerei quotidiani di Israele.

In circostanze come quella di Nahlah, però, la loro creatività e la loro voglia di crescere vengono fuori con tutta la determinazione del caso.

“Niente di straordinario, il mio voto è il risultato atteso dopo anni di sforzi e di lavoro costante”, dice Nahlah.

“Mi rendo conto delle difficoltà derivanti da un contesto di guerra e occupazione perpetue a Gaza, ma la nostra caparbietà è la sfida principale a questa realtà”.

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