Nazioni Unite: i tunnel di Hezbollah non emergono in Israele

MEMO. I tunnel di Hezbollah non hanno punti di uscita in Israele, come affermato ufficialmente il 20 dicembre dall’alto funzionario delle Nazioni Unite per le operazioni di mantenimento della pace, durante un incontro al Consiglio di Sicurezza. Parlando durante una sessione tenutasi su richiesta di Israele, Jean-Pierre Lacroix, Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite per le operazioni di mantenimento della pace, ha confermato l’esistenza di almeno due tunnel che attraversano la Linea Blu – il confine che separa Libano e Israele – ma che non sembrano arrivare così lontano da avere punti di uscita che portano alla superficie sul territorio israeliano.

Lacroix ha informato il Consiglio che stabilire le traiettorie e i punti di origine dei tunnel è “un lavoro complesso” spiegando che si trovano tra i 29 e i 46 metri sotto la superficie, che sono difficili da individuare e vicino ad aree sensibili per entrambe le parti. Ha comunque ammesso che si tratta di “una seria violazione della risoluzione 1701 delle Nazioni Unite”, passata nel 2006 e che ha posto fine alla quinta invasione del Libano da parte di Israele.

Lunedì gli operatori di pace delle Nazioni Unite in Libano hanno detto che due dei quattro tunnel trovati vicino al confine con Israele attraversano la linea di frontiera tra i due stati, violando la risoluzione 1701 delle Nazioni Unite.

Lacroix ha continuato mettendo in guardia dal “pericolo di errori di valutazione” ricordando anche a tutte le parti “che le provocazioni lungo la Linea Blu e una retorica amplificata contribuiscono a creare un ambiente di aumentato rischio”.

Lacroix ha informato i rappresentanti che la Forza di Interposizione delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL) ha schierato truppe aggiuntive e squadre di collegamento in aree sensibili lungo la Linea Blu  e che UNIFIL continuerà ad aiutare le parti a mantenere la calma e adempiere ai propri obblighi in base a quanto sancito dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza 1701.

Parlando nella camera, il Rappresentante Permanente del Libano, Amal Mudallali, ha riferito ai membri del Consiglio che il suo governo ha preso la scoperta dei tunnel in modo molto serio e ha assicurato loro che il suo stato non era responsabile per alcuna violazione. Allo stesso tempo, ha fatto appello affinché Israele non approfitti della questione per minare la stabilità del Libano.

L’ambasciatore del Kuwait alle Nazioni Unite, Mansour Al-Otaibi, ha riaffermato il diritto del Libano a proteggere la propria sovranità dicendo che “il Libano vive da molto tempo sotto le minacce e le violenze dell’esercito israeliano”.

Ha fatto pressione alla comunità internazionale per spingere Israele ad attenersi alla Risoluzione 1701, che continua a violare prevalentemente sorvolando il Libano.

La continua e ripetuta violazione da parte di Israele dello spazio aereo libanese è stato anche uno dei punti focali durante il discorso tenuto dal primo ministro libanese Saad Hariri alla Chatham House, all’inizio di questo mese. Parlando al think tank londinese, Hariri ha sottolineato come Israele violi la sovranità del Libano quotidianamente.

“Avete mai sentito di quante sortite in Libano o nelle sue acque internazionali faccia Israele? Qualcuno l’ha mai sentito? Pensate che sia giusto?”, ha chiesto. Ha poi aggiunto che Israele ha condotto 150 incursioni in Libano questo mese. “Pensate sia corretto che entrino nelle nostre acque internazionali dalle dieci alle venti volte al mese?”

Hariri ha puntualizzato che Israele occupa ancora parti del Libano, cioè le fattorie di Shebaa. Ha sottolineato inoltre che mentre Beirut non vuole la guerra, il regime di Tel Aviv non vuole la pace. “[Il primo ministro di Israele Benjamin] Netanyahu non vuole la pace. Vuole un piccolo pezzo di Libano, un piccolo pezzo di Giordania e un po’ della Palestina,” ha insistito il premier libanese.

Traduzione per InfoPal di Giulia Barbini