Negoziato Israele – Hamas, ma la tregua è ancora lontana

Al-Monitor.com. In Medio Oriente si propagano notizie riguardanti contatti in corso tra Israele e Hamas allo scopo di mettere in atto una tregua che possa giovare alla riabilitazione economica della Striscia di Gaza. Ma i servizi a tal proposito sono spesso contrastanti anche se tuttavia non si hanno ancora notizie di una chiara smentita sulle negoziazioni da parte del governo israeliano. L’ex ministro degli esteri Avigdor Liberman ha accusato molte volte il primo ministro Benjamin Netanyahu di “arrendersi al terrore”, e voci di tali contatti hanno continuato a diffondersi tra i media israeliani.

Una fonte ben informata e molto vicina a Netanyahu ha rilasciato una dichiarazione anonima al sito Al-Monitor secondo la quale i negoziati per giungere a un’eventuale tregua sono in realtà in corso a Gaza tra il primo ministro e il ministro della Difesa e i leader di Hamas – per lo più indirettamente attraverso i servizi segreti israeliani, ma anche direttamente tra le forze di sicurezza israeliane e palestinesi. Inoltre l’argomento è stato sollevato durante l’incontro del 22 giugno a Roma tra i ministri degli Esteri di Turchia e Israele.

Secondo un alto funzionario dell’ Autorità Nazionale Palestinese che ha chiesto che il suo nome rimanesse celato, la leadership politica di Hamas dentro e fuori la Striscia di Gaza favorirebbe seriamente la possibilità di una tregua. Secondo il funzionario infatti Hamas richiede l’istituzione a Gaza di un aeroporto internazionale, un porto e l’apertura 24 ore su 24 dei valichi tra Egitto e Israele al fine di favorire la circolazione delle merci a Gaza per ricambiare la tregua a lungo termine. Il dirigente, che visita regolarmente Gaza, ha affermato che esistono ancora profonde lacune tra la posizione di Israele e quella di Hamas, che tende a rigettare molte richieste israeliane. Ogni discussione riguardo il disarmo missilistico è tabù, per quanto Hamas possa dimostrarne interesse. In cambio delle restituzione dei corpi dei due soldati delle forze armate israeliane morti durante la guerra di Gaza del 2014, Hamas esige uno scambio di prigionieri come quello messo in atto nel 2011, quando è stato rilasciato il soldato Gilad Shalit. Da parte sua Israele accetta soltanto un porto galleggiante da costruire al largo e un’apertura limitata dei valichi. Insiste inoltre sull’immediata restituzione dei due corpi.

Mentre il distacco tra le due parti appare sostanziale, il quadro che emerge dalle conversazioni è comunque quello di una convergenza di interessi tra Israele e Hamas. Quest’ultimo è interessato alla ricostruzione economica di Gaza per rinforzare la sua legittimità sugli abitanti della Striscia, mentre continua a preparare il prossimo confronto con Israele. Hamas considera l’accordo di tregua e la stabilizzazione economica della Striscia di Gaza una carta vincente contro il più isolato presidente palestinese  Mahmoud Abbas e il movimento Fatah. Le aspre relazioni tra Hamas e Il Cairo possono essere migliorate solo da una tregua con Israele, dal momento che il cessate il fuoco è nell’interesse dell’Egitto. Nell’interesse di Hamas è inoltre la possibilità di convincere l’Unione Europea ad investire nello sviluppo economico di Gaza. La tregua con Israele potrebbe avere proprio quest’effetto.

Quanto a Netanyahu è nel suo interesse evitare conflitti militari annuali contro Hamas e gli attacchi missilistici in corso sulle città israeliane. Politicamente, in cuor suo egli probabilmente preferirebbe un rafforzamento di Hamas a spese di Abbas e Fatah. Finché può far fronte al solo problema di Gaza ed evitare di affrontare il futuro della Cisgiordania, è pronto per le concessioni tattiche.

Gli egiziani hanno recentemente ammorbidito il loro atteggiamento nei confronti di Hamas, desiderando la rottura del legame Hamas – Teheran. La questione si è sollevata durante un recente incontro tra il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry e il saudita Adel al-Jubeir il 31 maggio al Cairo. L’Egitto chiede che Hamas fermi il suo sostegno agli atti terroristici che avvengono nel deserto del Sinai contro le truppe egiziane e si dice pronto ad aprire il valico di Rafah con maggiore frequenza in cambio di un accordo sulla questione.

Quanto all’Unione Europea, secondo quanto riferito da fonti diplomatiche a Bruxelles a Al–Monitor, anonimamente, i maggiori paesi europei sarebbero pronti ad accelerare la loro assistenza economica a Gaza, ma non come un patto unilaterale ma come parte di un quadro più ampio che includa le negoziazioni con l’Autorità Nazionale Palestinese.

A questo punto è difficile prevedere un accordo di tregua a lungo termine tra le parti poiché ogni leader cerca di soddisfare principalmente la propria parte nazionale. Tuttavia un processo che potrebbe portare ad un accordo tra Israele e Hamas è cominciato.

La politica israeliana è in linea con la “soluzione dei due stati” di Netanyahu. Israele dovrebbe discutere con Hamas solamente di accordi tattici mentre le reali trattative devono essere realizzate con Abbas e l’Autorità Nazionale Palestinese in una soluzione a due stati. A questo punto gli unici due stati che Netanyahu sembra accettare sono Israele e un semi-stato a Gaza.

Traduzione di Lorenzo D’Orazio