Nel 2018 attacchi dei coloni in aumento del 60%

Imemc. Di Madeeha Araj, PNN. Nel suo ultimo report settimanale sulle attività negli insediamenti israeliani nei Territori occupati della Cisgiordania, compresa Gerusalemme, l’Ufficio nazionale per la difesa della terra ha affermato che il flusso di attacchi sui palestinesi continua e sta prendendo una piega sempre più pericolosa a seguito della creazione di gruppi estremisti organizzati e coordinati che, in Cisgiordania, hanno lanciato degli appelli al grido di “Ci sono operazioni, non arabi”.

Inoltre, hanno organizzato un ritrovo sulla strada tangenziale 60, che si estende da Hebron a Nablus, per impedire ai palestinesi di utilizzarla. Nei loro appelli, i coloni hanno scritto a Netanyahu che, se non riuscirà a proteggerli, agiranno da soli. Bin Yashai, leader del consiglio dell’insediamento Bit-Eil,  ha detto ai vertici dell’esercito israeliano che lui e altri coloni avrebbero impedito la riapertura della strada.

In base a quanto divulgato dai report israeliani, gli attacchi dei coloni sui palestinesi, classificati come crimini d’odio, sono aumentati del 60% rispetto al 2017. I dati riportano che nel 2017 si sono verificati 79 casi di aggressione, ma il 2018 ne ha registrati 127, il che significa un attacco ogni tre giorni, incluso il forare gomme, lo sradicare alberi, lo scrivere slogan razzisti sui muri, l’aggredire fisicamente, l’uccidere animali. Il più alto numero di attacchi si è registrato nei governatorati di Nablus, Ramallah e Hebron.

L’esercito israeliano garantisce la protezione dei coloni nelle strade dei Territori occupati della Cisgiordania con blocchi di cemento e altre barriere. L’esercito ha anche rinforzato il suo numero in svariati battaglioni lungo tutta la Cisgiordania per garantire la massima protezione dei diritti materiali e psicologici dei coloni. “E’ irragionevole avere un’operazione e, il giorno seguente, volere lo stesso”, ha detto Israel Yishlar, vicepresidente del Knesset (Parlamento unicamerale israeliano, ndr), che ha fatto appello per il raddoppio dei posti di blocco aggiungendone dodici nuovi.

Di conseguenza, il parlamento israeliano ha sviluppato un modo per punire i palestinesi attraverso la costruzione di nuovi insediamenti illegali, nonostante ciò violi la legge internazionale e le sue risoluzioni, l’ultima la 2334 del 2016, che condanna le politiche di insediamento israeliane.

In questo ambito, il consiglio dell’insediamento di Gush Etzion ha confermato il completamento di un piano per costruire 14.864 nuove unità nell’insediamento di Gush Etzion, situato tra Betlemme e Hebron. Il capo del consiglio ha affermato che le nuove costruzioni triplicheranno il numero di insediati a Gush Etzion, aggiungendo anche che la costruzione è stata programmata per un anno e mezzo, con 1.100 unità nel’insediamento di Tzurim, 600 a Magdal Oz, 1.107 a Ga’ot e 1.200 tra Beit Ayin e Magdal Oz, per avere una connessione geografica. Solo per la pianificazione è stata spesa la cifra di 18,9 milioni di shekel israeliani.

In una questione analoga, in particolare nella città di Hebron, un report interno per l’International Monitoring Force ha scoperto che la città sta collassando sotto il peso dell’occupazione e dei coloni, e che Israele sta infrangendo la legge internazionale, dato che i palestinesi sono costantemente attaccati e la loro libertà di movimento e diritti di accedere a luoghi di culto violati.

“Hebron è più divisa oggi di quanto non lo sia mai stata prima a causa delle azioni del governo israeliano e dei coloni”, ha spiegato il report, che afferma anche che Israele stia violando costantemente l’articolo 49 della IV Convenzione di Ginevra, che proibisce la deportazione di persone sotto occupazione; una “vita normale” non è possibile in nessun luogo nella città, specialmente nella città vecchia, situata nell’area H2. Il report evidenzia violazioni nella costruzione di strade su territori di proprietà palestinese, particolarmente nell’insediamento di Qiryat Arba, nel centro di Hebron, e la distruzione di case palestinesi costruite nel periodo ottomano.

L’Unione Europea ha espresso la sua profonda preoccupazione per la demolizione di una scuola nella zona di Al-Simeya, a nord di Hebron, nell’Area C, il 5 dicembre. In un comunicato emesso dai suoi rappresentanti, l’Unione Europea ha detto che “è la quinta volta che le autorità israeliane demoliscono o confiscano edifici scolastici o asili nella Cisgiordania, nel 2018”.

Il numero totale di scuole nell’area C e a Gerusalemme est che sono rimaste incomplete o la cui demolizione è stata ordinata, è di 50. Ciò ha portato alla creazione di una situazione critica che colpisce oltre 5000 bambini in età scolare.

Traduzione per InfoPal di Giulia Barbini