Imemc. Un tribunale israeliano a Beersheva ha sentenziato che il medico palestinese, le cui figlie furono uccise da un bombardamento israeliano, non riceverà alcun risarcimento.
Fece scalpore il caso il dottor Ezzeddin Abu al-Aish che, mentre stava facendo una diretta in una TV israeliana, ricevette la notizia dell’uccisione delle figlie e di una nipote a seguito di un attacco aereo israeliano, il 19 gennaio 2009, durante l’offensiva Piombo Fuso.
Il tribunale ha stabilito che il bombardamento della famiglia era giustificato.
All’epoca, il dottor Abu al-Aish lavorava in un ospedale israeliano e curava pazienti israeliani. Aveva dialogato a lungo per la coesistenza e la pace, e anche dopo l’uccisione della sua famiglia a causa di un missile israeliano, ha continuato a parlare con i pacifisti israeliani sostenendo il perdono.
L’esercito israeliano ha rivendicato, e il tribunale ha accettato la richiesta, che ci fossero “armi immagazzinate nella casa di Abu al-Aish” – un’affermazione che lui dice essere assurda, e per cui non hanno fornito alcuna prova. Nonostante la mancanza di prove, il tribunale israeliano di Beersheva ha stabilito che l’esercito israeliano non era responsabile dell’uccisione della famiglia.
Il 25 novembre di quest’anno, appena una settimana prima della sentenza, il dottor Al-Aish era giunto in Israele dal Canada, dove ora vive, per una conferenza di pace. Ha detto ai partecipanti alla conferenza di essere ancora ottimista verso le possibilità di pace. Ha sottolineato che i bambini di Gaza che ora hanno 15 anni hanno attraversato tre guerre e non hanno speranza.
Durante un’udienza, il 4 febbraio 2009, un portavoce dell’esercito israeliano ammise che il reparto di fanteria Golani, che era sotto tiro, disse che credeva di aver visto “guardiani di Hamas” vicino alla casa di Abu al-Aish. A causa di ciò, richiesero un attacco aereo, che distrusse la casa e tutti gli abitanti all’interno.
Secondo il rapporto, l’esercito israeliano era “rattristato per il danno causato” alla famiglia, ma sosteneva che “le attività dell’esercito e la decisione di bombardare l’edificio erano ragionevoli”.
Nel 2009, il dottor Abu al-Aish ricevette una nomination per il premio Nobel per la pace. Dopo aver lavorato in Israele per molti anni, sempre a favore della pace, ora è assistente alla Scuola di salute pubblica Dala Lana dell’Università di Toronto, in Canada.
Quando le sue figlie e la nipote furono uccise, il dottor Abu al-Aish stava per tenere una diretta in ebraico sul Canale 10, come aveva fatto ogni giorno durante l’invasione israeliana del 2008-2009 senza compenso, perché voleva che il pubblico israeliano sentisse com’era la vita reale a Gaza quando l’esercito israeliano attaccava.
Il pubblico israeliano lo stava ascoltando dal vivo quando ricevette la notizia del bombardamento e disse, singhiozzando, al telefono: “Voglio sapere perché le mie figlie sono state colpite. Questo dovrebbe tormentare (il primo ministro israeliano Ehud) Olmert per tutta la vita”. E aggiunse che le sue figlie erano “armate solo d’amore”.
Le figlie uccise erano: Bisan, di 22 anni, Mayer, di 15 anni e Aya, di 14 anni. Sua nipote uccisa era la 14enne Nour Abu al-Aish.
In una recente intervista con il quotidiano libanese The Daily Star, l’avvocato del dottor Abu al-Aish ha dichiarato: “Il sistema legale israeliano non è efficiente quando si tratta di Palestinesi. Ci sono infiniti ostacoli che pongono davanti a loro”.
Al fine di avviare la sua causa, al dottor Abu al-Aish fu richiesto di inviare una cauzione di 20.000 shekel israeliani (7.000 dollari) per ciascuna delle sue figlie e sua nipote.
Intanto, secondo The Daily Star, Abu al-Aish ha creato la fondazione Daughters for Life in memoria delle sue figlie e della nipote. Aveva intenzione di utilizzare il risarcimento economico di Israele per promuovere gli obiettivi della fondazione, che includono la costruzione di scuole per giovani donne in Medio Oriente, nonché una scuola per le donne delle Prime Nazioni in Canada.
“Non mi arrenderò mai”, ha detto al quotidiano. “Non dimenticherò mai le mie figlie. Vivo per loro”.
Traduzione per InfoPal di Edy Meroli