Nessuna imputazione per il soldato israeliano che uccise un ragazzino palestinese di ritorno dalla piscina

MEMO. Un ufficiale dell’esercito israeliano che aveva aperto il fuoco su un’auto di civili palestinesi, uccidendo un ragazzino di 15 anni, non sarà perseguito, secondo quanto è stato riferito il 12 gennaio.
 
Mahmoud Badran è stato ucciso e quattro amici sono rimasti feriti, quando stavano tornando da una piscina, la notte del 21 giugno 2016.
 
A quel tempo, l’esercito israeliano affermò di ritenere che l’auto dei giovani fosse responsabile per aver lanciato pietre sulla Route 443 nella Cisgiordania occupata.
 
Un’indagine della divisione investigativa criminale della polizia militare (MPCID) ha ora concluso che l’errore era ragionevole in quelle circostanze, nonostante il fatto che l’ufficiale abbia aperto il fuoco violando i regolamenti.
 
Secondo Haaretz, l’ufficiale in questione è un comandante di plotone della Brigata Kfir, che ha sede nella Cisgiordania occupata. Lui e due colleghi stavano guidando verso Gerusalemme, in borghese, quando hanno notato pietre e una chiazza di olio sulla strada, ed un autobus parcheggiato sul lato.
 
Dopo aver guidato verso dove credevano che le pietre fossero state lanciate, l’ufficiale e i soldati sono scesi e hanno aperto il fuoco contro un’auto su una strada sotto la Route 443. Le regole di ingaggio sull’uso delle armi da fuoco in Cisgiordania stabiliscono che quando un veicolo non mette in pericolo i soldati, i colpi devono essere sparati in aria.
 
Secondo il gruppo per i diritti israeliani B’Tselem, “fuoco intenso” è stato diretto contro i giovani palestinesi, nonostante non ci fossero indicazioni che gli occupanti fossero i responsabili per aver lanciato delle pietre (e comunque una forza letale era ingiustificata).
 
L’inchiesta MPCID ha concluso che l’ufficiale non aveva visto gli aggressori e che ha preso di mira l’auto a causa della sua vicinanza al sito. Nonostante tali constatazioni, non sarà intentata alcuna accusa contro l’ufficiale, nemmeno per aver causato la morte per negligenza.
 
Secondo Haaretz, l’ufficiale rischia di essere congedato per la sua condotta durante l’incidente. Il portavoce dell’esercito ha dichiarato al giornale che i risultati erano ancora sotto analisi dell’ufficio legale militare prima di una decisione finale.
 
All’epoca, B’Tselem affermò che l’inchiesta non avrebbe prodotto risultati, dichiarando che “il sistema di applicazione della legge militare” è “un meccanismo di insabbiamento”.
Traduzione di F.H.L.