Nessuna prevenzione, nessuna punizione, nessuna giustizia: l’assassinio di Musa Hassuna da parte dei coloni sionisti

Lyd. Mintpressnews.com. Di Miko Peled. Alcuni si riferiscono alle città, come Lyd, come luoghi in cui “ebrei e arabi vivono insieme”; tuttavia non esiste lo “stare insieme” per loro. L’obiettivo dei coloni è quello di diffondere e incitare all’odio contro i palestinesi, anche costringendoli ad andarsene con la forza, se necessario. (Da InvictaPalestina.org).

“Ti porterò a casa di Musa Hassuna, lo Shahid”, mi scrisse Fida Shehada. Era febbraio di quest’anno. Ero in Palestina e avevo intenzione di andare a Lyd per vedere Fida, una consigliera comunale della città. L’avevo incontrata in precedenza e l’avevo intervistata sul suo lavoro e il suo sforzo per destituire l’attuale sindaco della città, che è un noto razzista e fomentatore di sentimenti anti-palestinesi.

Tristemente, avevo già visitato molte case di palestinesi che erano stati martirizzati da Israele. Di solito erano giovani che lasciavano genitori in lutto, fratelli e spesso bambini piccoli orfani. Musa aveva 31 anni, marito di Marwa e padre di Mila, 7 anni, Ibrahim, 5, e Ahmed, che ha solo un anno e mezzo.

Musa Hassuna.

Ci siamo incontrati a casa di Fida a Lyd. Da lì, un paio di giovani attivisti studenti palestinesi e io siamo andati a casa di Musa. Musa era un camionista che amava la vita e la famiglia. “Non siamo mai stati coinvolti politicamente”, mi ha detto Mawra quando ci siamo seduti nel soggiorno della loro bella e spaziosa casa. “Ora guardami. Uccidendo mio marito hanno fatto di me un attivista”.

Foto: Musa Hassuna.  foto | Per gentile concessione di Marwa Hassuna

Musa è stato ucciso la notte del 10 maggio 2021. “Raccontami del giorno in cui è stato ucciso”, ho chiesto a Marwa. “Ha lavorato dalle 5:00 alle 18:00 quel giorno, come sempre”, rispose. Anche se era il mese del Ramadan, quando i musulmani digiunano durante il giorno, Musa lavorava regolarmente come fa la maggior parte delle persone in Palestina. “È tornato a casa e ci siamo seduti tutti insieme per un po’, poi è andato ad innaffiare il giardino. Avevamo programmato di andare al centro commerciale quella sera per rompere il digiuno e poi fare acquisti per le nostre vacanze”. Gli Hassuna avrebbero dovuto volare a Dubai per una vacanza in famiglia due giorni dopo.

“Alle 22:30 abbiamo lasciato il centro commerciale ed eravamo increduli, la città era nel caos più totale. Sapevamo che c’erano proteste in programma per quel giorno, ma non immaginavamo che avrebbero raggiunto questo livello. Siamo tornati a casa e ho lasciato Musa da un suo amico che ha un negozio di alimentari”.

Marwa tornò a casa e iniziò a fare le valigie per il viaggio. “Ho chiamato Musa alcune volte per ricordargli che dovevamo ancora andare in aeroporto per fare il test COVID pre-volo”.

Musa andò a trovare suo cognato, il fratello di Marwa, che vive vicino alla piazza dove Musa fu poi ucciso a colpi di arma da fuoco. C’erano ebrei israeliani armati, gente del posto, con le bandiere israeliane. Stavano lanciando pietre e vandalizzando auto che appartenevano a palestinesi. Una delle pietre ha colpito l’auto che apparteneva al fratello di Marwa e ha rotto il finestrino, quindi Musa si è precipitato fuori per spostare l’auto in un posto più sicuro.

“L’ultima volta che ho parlato con Musa era passata di 40 minuti la mezzanotte”, ha ricordato Marwa. “Ha detto che sarebbe tornato a casa in due minuti. Trascorsi 15 minuti, ho provato a chiamarlo di nuovo e non ho avuto risposta. Ero terrorizzata. Avevo la sensazione che fosse successo qualcosa di brutto. Poi ha chiamato mia cognata, mi chiese dove fossi e riattaccò”.

Foto: Marwa Hassuna, a destra, con i suoi figli nella loro casa di famiglia a Lyd, 29 maggio 2021. David Goldman | AP

Fu allora che Marwa capì. Corse fuori di casa quando nel mentre ricevette un’altra chiamata. “Dicono che qualcuno di nome Musa Hassuna è stato ucciso”.

Marwa si precipitò all’ospedale dove Musa era in terapia intensiva. Dopo le 3 del mattino, una volta che l’ospedale è stato circondato dalla polizia israeliana, le è stata data la notizia. Musa era morto.

“Musa era l’amore della mia vita”, mi scrisse Marwa in seguito. “Aveva un cuore grande pieno di amore”.

La polizia risponde con più violenza.

Una volta che la notizia si diffuse una folla si radunò all’ospedale, la polizia ha iniziato a sparare indiscriminatamente gas lacrimogeni e granate stordenti. “Nessuno ci ha parlato”, ha ricordato Marwa. “La polizia non è nemmeno venuta a fare domande. A un certo punto mi hanno chiamato per dirmi che c’erano tre sospettati in custodia”.

È stato scoperto che due pistole appartenenti a bande di coloni locali sono state usate quella notte, ma i tre sospetti, due dei quali hanno sparato quella notte nel luogo in cui Musa è stato ucciso, furono rilasciati il ​​giorno dopo. “Sei mesi dopo mi è stato comunicato che le indagini erano state chiuse”, mi ha detto Marwa. Nessuna accusa è stata mossa contro nessuno degli assassini di Musa.

Foto: La polizia osserva i manifestanti che chiedono giustizia per l’uccisione di Musa Hassuna a Lyd, nel centro di Israele, 28 maggio 2021. David Goldman | AP

“Non ti ho nemmeno detto cosa è successo quando ci hanno restituito il suo corpo per l’ultimo addio”, mi scrisse in seguito Marwa. Il funerale ha avuto luogo l’11 maggio, il giorno dopo l’uccisione di Musa. I coloni giravano in auto intorno alla casa, suonando il clacson e urlando “Morte agli Arabi!”

“Hanno circondato la casa e seguito il corteo funebre”, ha detto Marwa. Quando hanno raggiunto il cimitero c’era la scritta “Morte agli Arabi” sui muri. “Cosa ha fatto la polizia?” chiesi a Marwa. “Erano impegnati a sparare gas lacrimogeni e granate stordenti”.

I coloni sono arrivati per terrorizzare i palestinesi.

Di solito il termine “colono” si riferisce ai membri del movimento religioso-sionista che diedero inizio ai primi insediamenti sionisti in Cisgiordania. Quel movimento è cresciuto considerevolmente sia in termini di influenza politica che di numero. L’attuale Primo Ministro israeliano, Naftali Bennett, appartiene a quel gruppo e infatti, era il capo di un’organizzazione di coloni in Cisgiordania.

Questi gruppi spesso si considerano gli eredi dei primi coloni sionisti che occuparono la maggior parte di quella che oggi è la Palestina storica, del 1948 o, come alcuni amano chiamarla oggi, “Israele”.

Nell’ultimo decennio, il movimento religioso-sionista ha compiuto uno sforzo concertato per “entrare nei cuori dei comuni israeliani”. Si definiscono “Semi della Torah”, come se la loro ideologia piena di odio fosse in qualche modo collegata alla tradizione ebraica, e si trasferiscono in città miste dove risiedono sia cittadini palestinesi che ebrei israeliani.

Alcuni si riferiscono a queste città come luoghi in cui “ebrei e arabi vivono insieme”; tuttavia non esiste lo “stare insieme” per loro. L’obiettivo dei coloni è quello di diffondere e incitare all’odio contro i palestinesi, anche costringendoli ad andarsene con la forza, se necessario. Anche il sindaco di Lyd, Yair Revivo, proviene da una comunità di coloni.

Nessun ebreo è stato arrestato.

Ghassan Munayer è un leader locale che ha vissuto a Lyd per tutta la vita. Ha lavorato come collaboratore del Partito Balad alla Knesset israeliana. Era a casa di Musa e Marwa la sera che gli abbiamo fatto visita e siamo stati assieme parlando a lungo. “Dopo che gli attacchi dei coloni sono stati documentati”, ha detto, “abbiamo chiesto risposte alla Knesset e al Ministro dell’Interno. Ci è stato detto, e cito, ‘nessun ebreo è stato arrestato’”.

Tra il 12 e il 15 maggio, dopo il funerale di Musa, centinaia di bande armate di coloni sono arrivate a Lyd da altre località. Molti sono venuti in autobus dalla Cisgiordania, dove risiedono i coloni più violenti e maggiormente armati. Quando è stato imposto il coprifuoco ai residenti palestinesi della città, i coloni si muovevano liberamente per le strade giorno e notte, vandalizzando proprietà e sparando.

“Almeno cinquecento coloni sono stati ospitati nel municipio”, mi ha detto la consigliera Fida Shehada. Questa era una questione su cui lei ha chiesto conto al sindaco, che a sua volta proviene dalla comunità dei coloni.

Dirlo ai bambini.

Marwa è rimasta in ospedale fino a quando il corpo del marito non fu trasferito all’obitorio.

“Mentre tornavo a casa, tutto ciò a cui riuscivo a pensare era come dirlo ai bambini. L’insegnante di Mila (la figlia maggiore, che all’epoca aveva sette anni) e il consulente scolastico mi hanno detto di dire loro la verità”.

Mila ha implorato di poter andare in ospedale e salvare suo padre. Ibrahim aveva cinque anni e Ahmed era solo un bambino.

“Ogni mese, il dieci, un gruppo si riunisce nel luogo in cui Musa è stato ucciso per chiedere giustizia. Il 10 maggio 2022 sarà passato un anno e nessuno si aspetta di vedere giustizia”.

Foto: Mila Hassuna, 7 anni, guarda fuori da una finestra mentre suo nonno parla della morte di suo figlio Musa, 29 maggio 2021. David Goldman | AP

La violenza e il razzismo inflitti ai palestinesi a Lyd non sono una novità. Sta solo peggiorando.

Con l’avvicinarsi del mese sacro del Ramadan, sarebbe saggio aspettarsi più attacchi contro i palestinesi a Lyd e in tutta la Palestina. La domanda che rimane è: quanti altri bambini rimarranno orfani e quanti altri genitori seppelliranno i loro figli a causa della violenza sionista?

Miko Peled è uno scrittore e attivista per i diritti umani, nato a Gerusalemme. È autore di “The General’s Son. Journey of an Israeli in Palestine” (Il Figlio del Generale. Viaggio di un Israeliano in Palestina) e “Injustice, the Story of the Holy Land Foundation Five” (Ingiustizia, Storia dei Cinque Della Fondazione Terra Santa).

(Immagine di copertina: coloni estremisti israeliani prendono parte a una “Marcia della Bandiera” nella città di Lyd, 5 dicembre 2021. Foto | Activestills).

Traduzione di Beniamino Rocchetto per Invictapalestina.org.