Nessuna vittoria schiacciante nel referendum in Egitto

Memo. Non si sa come l’opposizione egiziana prenda decisioni o a cosa vogliano esattamente i suoi leader. Sembra che abbia deciso di rimanere per le strade e partecipare al referendum nel fine settimana, mentre prima aveva dichiarato che non avrebbe accettato i risultati del referendum, negativi o positivi che fossero. Tuttavia, i risultati devono aver provocato uno shock enorme e hanno spinto l’opposizione a mettere in discussione l’integrità dei seggi, anche se sono stati supervisionati da un organismo elettorale completamente indipendente con pieno controllo giurisdizionale.

La votazione è stata seguita con immagini in diretta di milioni di arabi in tutta la regione e hanno mostrato gli egiziani esternare un livello senza precedenti di entusiasmo e di partecipazione popolare all’evento. Questo ha rivelato l’importanza dell’esperimento democratico e la fiducia che il popolo egiziano ha riposto in esso. Ha inoltre sottolineato la mancanza di integrità dell’opposizione vista la fretta con cui hanno contestato i risultati.

Se si considera il livello di sostegno al presidente nelle dieci province in cui il referendum si è già tenuto, Morsi ha ragione di aspettarsi un sostegno complessivo del 70% circa per le sue proposte. Vale la pena ricordare come durante il primo turno di elezioni presidenziali, Morsi non fosse risultato il candidato con maggior sostegno in otto di queste dieci province. Quel risultato era stato reputato un indice significativo del reale peso elettorale delle forze politiche. Anche nel secondo turno delle elezioni presidenziali, in cinque di queste province, Morsi era arrivato solo secondo.

Se i suoi oppositori volevano servirsi del referendum per stabilire la sua legittimità, i risultati del primo turno hanno mostrato che Morsi ha fatto grandi progressi; progressi ancor più rilevanti di quelli del secondo turno delle elezioni presidenziali. Basti sapere che tutti i candidati presidenziali in questo caso erano contro di lui.

Confrontando i risultati attuali a quelli del secondo turno delle elezioni presidenziali, ci sono stati aumenti significativi – in Assuan, il sostegno a Morsi è cresciuto del 24%; in Assiut del 14%; in Al Duqhliya l’aumento è stato dell’11%; in Gharbiyyah del 10%; nel Sinai Nord del 16%; nella Provincia Orientale del 20%; nel Sohag del 20%; e nel Sinai Sud del 14%. Le sole diminuzioni sono state registrate al Cairo e Alessandria, dove il sostegno è sceso dell’1 per cento in entrambi i casi. In realtà solo due province su dieci hanno votato ‘no’, mentre nelle elezioni presidenziale, durante il secondo turno, cinque di queste province hanno preferito Shafeeq a Morsi.

Intanto in 12 delle 17 province dove il referendum è ancora in corso, Morsi ha preso il maggior numero di voti durante il primo turno delle elezioni presidenziali a conferma della precisione dei sondaggi che indicano che la Costituzione proposta porterà circa 70 per cento del sostegno. L’opposizione ha scarse possibilità nel secondo turno ed è questo che l’ha spinta a contestare i risultati e a lanciare accuse di frode. Nessuno sano di mente crede a queste accuse dati gli alti livelli di controllo legale ai seggi e il monitoraggio costante da parte dei media liberi e del pubblico.

Nel frattempo prima che il referendum si concluda e i risultati finali vengano resi noti, l’opposizione dovrebbe imparare dall’esperienza globale sul grado di approvazione di questioni nazionali. Nel giugno 2012, gli irlandesi hanno adottato il trattato fiscale europeo a seguito di un referendum con una maggioranza di appena il 60,3% a favore. La costituzione francese del 1946 è stata approvata solo con il 53 % dei voti e il 31% ha boicottato il referendum. Sempre in Francia la costituzione del 1958 è stata approvata con appena il 63% e un 20% di astenuti. Tornando indietro alla costituzione americana nel 1787 vediamo che il 30% dei membri si era ritirato dall’assemblea costituente in segno di protesta contro gli articoli della bozza proposta. Ciononostante il restante 70% dei membri ha creato una costituzione che è stata in seguito sottoposta a emendamenti. In Brasile la costituzione del 1988 è stata modificata 70 volte negli ultimi 24 anni. Allo stesso modo, la costituzione del 1996 del Sud Africa ha subito 16 modifiche in 16 anni.

Non è forse arrivato il momento per gli egiziani di fare una tregua e completare il processo democratico? Secondo Mohamed Hassanein Heikal, vecchio avversario della Fratellanza Musulmana, questo referendum riguardava la Fratellanza e non la costituzione. Dato che la maggior parte delle persone hanno votato ‘sì’, se accettiamo la tesi di Heikal, allora la maggioranza è a sostegno della Fratellanza – dunque perché non le dovrebbe essere consentito governare? Nessuno ha mai ottenuto una vittoria schiacciante. Forse durante le prossime elezioni l’opposizione vincerà con la maggioranza dei voti, cosa che permetterebbe loro di modificare la costituzione. Perché non aspettano di vedere? Sbaglierebbero a pensare di poter vincere in maniera schiacciante. Allo stesso modo la Fratellanza sbaglierebbe a pensare il contrario.

Traduzione per InfoPal a cura di Viola Migliori

* Yasser Ali Abu Hilalah è il capo ufficio dell’ufficio di Al Jazeera ad Amman, Giordania