Netanyahu: “Ogni ebreo può chiamare Israele casa”

benjamin-netanyahu-large-19-praying-at-the-western-wallMemo. “Ogni ebreo può chiamare Israele casa”, ha scritto giovedì 12 maggio il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sul suo profilo twitter.

Il messaggio è arrivato durante un dibattito live sul sito web twitter, in risposta alla domanda dell’utente E. S. Martinez che aveva scritto: “#Asknetanyahu Pensi di avere il diritto di agire in nome non solo di #Israele ma del popolo #ebraico?

Netanyahu ha proseguito incoraggiando gli ebrei a emigrare in Israele, rispondendo a proposito a uno di essi, Tzvi Zucker: “Gli immigrati contribuiscono a rendere grande Israele. Manda il tuo curriculum”, quando costui gli aveva chiesto se avesse qualche posto vacante all’interno dello staff.

Per quanto riguarda il processo di pace Netanyahu si è così espresso: “La mia visione di pace è chiara: due stati per due popoli, uno Stato di Palestina demilitarizzato che riconosca lo Stato ebraico.

Spero che venga raggiunta presto una pace. E’ per questo che ho invitato il Presidente Abbas per un colloquio. Sfortunatamente, egli ha rifiutato la mia proposta”.

La campagna su twitter è stata lanciata il “Giorno dell’Indipendenza di Israele”, lo stesso giorno in cui i palestinesi commemorano la Nakba che ha portato alla pulizia etnica di un numero tra i 750 mila e il milione di palestinesi.

La campagna è stata ritenuta un disastro per l’entourage di Netanyahu in quanto la maggioranza delle questioni poste al Primo Ministro ruotavano attorno al tema dei diritti umani, abuso di minori, annessioni illegali di terre e proprietà palestinesi.

Traduzione di Marta Bettenzoli