Netanyahu: nessun trattato di pace definitivo con i palestinesi

Reuters/Ma’an. ll più potente alleato del  primo ministro Benjamin Netanyahu sabato 9 febbraio ha dichiarato che Israele non ha alcuna possibilità di firmare un trattato di pace definitivo con i palestinesi e potrebbe invece cercare un accordo provvisorio di lungo termine.

L’osservazione di Avigdor Lieberman, il cui partito si è unito a Netanyahu per formare una lista elettorale che ha vinto le elezioni del 22 gennaio, mentre che gli sfidanti del centro ottenevano un successo a sorpresa, sembrava studiata per raffreddare le attese, sia all’interno sia all’estero, per un nuovo accordo di pacificazione.

Un viaggio, annunciato questa settimana, del Presidente degli Stati Uniti  Barack Obama in Israele e nei Territori palestinesi nella prossima primavera ha fatto girare la voce che potrebbe venire esercitata una pressione dall’esterno per una svolta diplomatica, sebbene Washington abbia minimizzato tale eventualità.

In un’intervista televisiva, l’ex-ministro degli esteri Lieberman ha collegato questo stallo diplomatico, che dura da oltre due anni allo sconvolgimento politico del mondo arabo che ha accresciuto la forza dell’islamismo ostile ad Israele.

“Chiunque pensi che, nel mezzo di questo oceano social-diplomatico, di questo tsunami che sta scuotendo il mondo arabo, sia possibile arrivare, come per magia, alla soluzione per un trattato di pace definitivo con i palestinesi, costui non comprende la situazione”, ha affermato Lieberman all’israeliano Channel Two.

Abbas aveva interrotto i colloqui alla fine del 2010 in segno di protesta per la colonizzazione da parte di Israele  della Cisgiordania occupata .Ha fatto infuriare Israele e gli Stati Uniti nel garantirsi uno status di maggior livello alle Nazioni Unite che riconosce, implicitamente, una Palestina indipendente comprendente tutta la Cisgiordania ,Gerusalemme Est e Gaza.

Israele continua a sostenere che manterrà il possesso su Gerusalemme Est e delle zone di territorio costituite dalle colonie in qualsiasi eventuale accordo di pace. La maggior parte delle potenze mondiali considera gli insediamenti illegali poiché annettono terre sottratte con la guerra del 1967.

Lieberman, egli stesso un colono residente in Cisgiordania, ha dichiarato che la palla era nel campo di Abu Mazen, se si intendeva ritornare alla diplomazia.

Abbas ha chiesto ad Israele, come prima cosa, il congelamento di tutte le  costruzioni all’interno degli insediamenti. Trascorsi due decenni da quando i palestinesi firmarono il loro primo accordo provvisorio con Israele, Abbas ha escluso qualsiasi altro negoziato che non riconosca in forma solenne l’indipendenza della Palestina.

Il portavoce di Netanyau, Mark Regev, ha fatto notare come, nell’intervista a Channel Two, Lieberman avesse detto di  stare esprimendo la propria opinione.

Nella domanda su come Netanyau considerasse le prospettive di pace, attraverso un accordo con i palestinesi, Ragev ha fatto riferimento ad un discorso, tenuto martedì, nel quale il primo ministro conservatore aveva detto che Israele,  mentre è oggetto di minacce da parte dei suoi nemici ,”deve anche ricercare una pace sicura stabile e realistica con
i suoi vicini”.

Netanyahu si era espresso, in precedenza, a favore di uno stato palestinese, sebbene fosse stato riluttante nel parlare dei confini e se egli fosse preparato a smantellare gli insediamenti israeliani.

Non è chiaro il ruolo di Lieberman nella prossima coalizione di governo poiché sta affrontando un processo per corruzione. Se ritenuto colpevole potrebbe esserne escluso. Lieberman nega l’illecito e afferma che gli farebbe piacere ottenere di nuovo il portafoglio agli Esteri, che aveva abbandonato dopo che l’atto formale di accusa  nei suoi confronti era stato reso noto lo scorso anno.

Traduzione per InfoPal a cura di Tito Cimarelli