“Neutralità” e aiuti umanitari per i profughi palestinesi

MEMO. Di Ramona Wadi. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha trasferito 135,8 milioni di dollari all’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e il lavoro (UNRWA), a seguito della firma del Quadro per la cooperazione 2021-2022 e con condizioni aggiuntive per l’impegno dell’agenzia alla “neutralità”.

“La firma del quadro USA-UNRWA e il supporto aggiuntivo dimostrano che ritroviamo ancora una volta negli Stati Uniti quel partner che comprende la necessità di fornire assistenza critica ad alcuni dei rifugiati più vulnerabili della regione”, ha così dichiarato il commissario generale dell’UNRWA Philippe Lazzarini.

Gli aiuti statunitensi all’UNRWA sono stati concessi contro l’impegno dell’agenzia a rispettare condizioni come “la comunicazione di eventuali gravi violazioni della neutralità” agli Stati Uniti. “Come tutte le agenzie delle Nazioni Unite, l’UNRWA e il suo staff non può schierarsi nelle ostilità o impegnarsi in controversie di natura politica, razziale, religiosa o ideologica”, si legge in parte nell’accordo.

L’UNRWA è stata chiamata in causa da Israele in diverse occasioni, poiché accusata di aver consentito l’incitamento al terrorismo attraverso i libri di testo dell’Autorità Palestinese. La ripresa dei finanziamenti all’UNRWA è stata criticata da Israele all’inizio di aprile, in particolare dall’ambasciatore israeliano negli Stati Uniti e all’ONU Gilad Erdan, affermando che l’UNRWA dà “una definizione distorta del rifugiato”.

Tra le imposizioni statunitensi e l’opposizione israeliana, i rifugiati palestinesi si trovano nel mirino degli aiuti umanitari. Sebbene il lavoro dell’UNRWA sia indubbiamente necessario, la condizione di neutralità allinea maggiormente l’agenzia con la politicizzazione degli aiuti umanitari da parte della comunità internazionale invece di creare opportunità per i palestinesi di perseguire la loro indipendenza e la loro eventuale liberazione.

Ma gli Stati Uniti sono davvero un partner che comprende la necessità di provvedere ai profughi palestinesi, come ha dichiarato Lazzarini, oppure si stanno ancora una volta impegnando nel mantenere a galla l’UNRWA assicurandosi che i palestinesi non si muovano mai verso il rimpatrio e la decolonizzazione?

Se la neutralità ha lo scopo di soffocare la decolonizzazione, è logico che l’impegno dell’UNRWA alla neutralità sostenga la colonizzazione della Palestina da parte di Israele. L’aiuto umanitario deve essere riconsiderato in termini di descrizione del processo per quello che è, ovvero un quadro che sottrae i diritti politici ai palestinesi in cambio dell’aiuto che ha dato loro la possibilità di sopravvivere alla violazione dello sfollamento forzato.

Non importa quanti aiuti siano promessi all’UNRWA, i palestinesi non saranno risarciti per la perdita inflitta da Israele attraverso l’appropriazione coloniale della terra. Inoltre, se l’UNRWA acconsente alla definizione di neutralità tra Stati Uniti e Israele, dovrebbe anche mettere in discussione il proprio ruolo nel provvedere ai rifugiati palestinesi e assisterli.

La tragedia dei profughi palestinesi non è avvenuta senza un contesto: la pulizia etnica sionista del territorio palestinese – un’azione che è completamente priva di neutralità e sulla quale l’ONU è d’accordo – deve diventare parte della narrazione quando si parla del finanziamento e delle condizioni dell’UNRWA; queste ultime imposte anche ai profughi palestinesi.

Perché l’ONU e le sue agenzie affiliate la fanno franca alterando il significato di neutralità per sostenere un’impresa coloniale che crea quotidianamente nuovi rifugiati palestinesi?

Perché condizionare gli aiuti ai profughi palestinesi in base alla volontà dell’agenzia di promuovere indirettamente la narrazione che Israele vuole – cioè l’oblio dei crimini del colonialismo di insediamento – assicura un monopolio politico sugli aiuti umanitari. Questo intrappola i palestinesi, piuttosto che l’UNRWA, nella complessità della neutralità dettata dagli alleati di Israele.

(Foto copertina: 14 gennaio 2020, Gaza. I lavoratori dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati in Palestina (UNRWA) preparano gli aiuti da distribuire ai rifugiati palestinesi nel campo di Al-Shati a Gaza City. [Ali Jadallah – Agenzia Anadolu]).

Traduzione per InfoPal di Rachele Manna