Nicoletta Dosio, No Tav e pro-Palestina, paladina della giustizia

Di L.P. Qualche giorno fa avevo scritto un articolo sui forti legami tra le resistenze del popolo NoTav e del popolo palestinese. Forse oggi è il momento giusto per scrivere di una persona che incarna questo legame. Quando avevo 16 anni scrissi una lista delle persone famose che stimavo e tra queste misi proprio lei: Nicoletta Dosio. Ero piccolo, ma sentire quello che diceva e vedere il suo volto carismatico e pieno di spirito mi affascinava molto. Si sente spesso parlare di persone che nascono con certi ideali, ma muoiono con gli opposti e tra questi sicuramente lei non potrà mai configurare. Non ha mai perso lo spirito ribelle che aveva quando militava politicamente negli anni 70 e tanto meno oggi. Partecipò in passato alla lotta contro il mega-elettrodotto “Grand-Ile Moncenisio-Piossasco”, che avrebbe sconvolto la Val di Susa; si oppose alla costruzione dell’Autostrada Torino-Bardonecchia; solidarizzò con le lotte sindacali in varie fabbriche in Piemonte e fu una figura traino per la campagna contro il nucleare e contro la privatizzazione dell’acqua. Fondamentale è stato ed è ancora il suo impegno contro le guerre a partire dalle manifestazioni contro le basi di Comiso e Sigonella, battendosi da sempre per il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese contro la colonizzazione sionista.

Dal 1989 ha contribuito alla nascita del Movimento NoTav in Val di Susa, che l’ha vista essere una delle maggiori protagoniste. Nicoletta si è spesa in prima persona per combattere la repressione che da sempre lo Stato attua contro tutti i movimenti e comitati di lotta che si è manifestata spesso con processi, anni di carcere e l’imposizione di pesantissime misure cautelari di cui lei stessa è stata vittima.

Il 30 dicembre 2019, pochi giorni fa, Nicoletta Dosio è stata arrestata dopo aver subito un processo per concorso morale in violenza privata e interruzione di pubblico servizio riguardo un fatto avvenuto nel 2012 durante una protesta NoTav pacifica in cui un gruppo di manifestanti aveva aperto le sbarre di un casello autostradale. La sua colpa è aver inflitto un danno di 700 euro, per mezzora di presidio, ad Autostrade per l’Italia che nel 2017 ha avuto un fatturato di 3,6 miliardi di euro. Una società che dovrebbe essere pubblica ma che dal 1999 è stata privatizzata e che oggi appartiene ad Atlantia, che fa riferimento alla famiglia Benetton (si vedano anche le tragedie del Ponte Morandi a Genova, degli operi tessili in Bangladesh; sfruttamento ed espropriazione della terra del popolo Mapuche in Cile, ecc.).

Questa è l’origine del senso di ingiustizia che noi tutti proviamo con l’arresto di Nicoletta. È paradossale vedere in carcere una donna per la sola colpa di lottare contro la devastazione della sua terra e non vedere in carcere chi sfrutta. È paradossale vedere uno Stato, che dovrebbe garantire la giustizia, incarcerare chi da sempre denuncia i rapporti che aziende costruttrici del Tav hanno con la ‘ndrangheta. È paradossale vedere una donna di 73 anni in carcere per un anno per aver manifestato alla barriera di Avigliana dell’autostrada del Frejus, senza mai aver visto noti e anziani politici che hanno commesso crimini andare in carcere per tutto quello che di ingiusto ed illegale hanno fatto. Questa vicenda è pateticamente paradossale.

Nicoletta ha rifiutato di chiedere misure alternative al carcere per denunciare la persecuzione politica e giudiziaria in corso da anni nei confronti di chi si oppone alla Torino-Lione. Lo ha fatto per mostrare a tutti noi fino a che punto si può spingere uno Stato. Ma ciò che è legale non sempre è giusto. Non dimentichiamoci che nella storia la schiavitù è stata legale, che l’apartheid ancora oggi in alcune zone del mondo è legale, che il razzismo era legale, che ciò che ci uccideva, come l’amianto, era legale. La legalità è una questione di potere, non di giustizia. Era ciò che volevano istituire all’articolo 1 i padri costituenti nel 1948: “Quando i poteri pubblici violino le libertà fondamentali ed i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza all’oppressione è diritto e dovere del cittadino”.

Molti hanno criticato il suo rifiuto alle pene alternative e già più di un mese fa lei disse che non aveva nulla da chiedere e nulla da cedere a chi la stava perseguitando. Perché mai avrebbe dovuto accettare le proposte, che suonano di “pietà”, di coloro che l’hanno condannata.

Il suo rifiuto ha messo a nudo l’ingiustizia di Stato in atto in Val Susa attraverso una politica e un intervento giudiziario che mostrano sempre più il loro fallimento.

Quello che dobbiamo fare noi è riprendere in mano il concetto di libertà, una nozione che ai nostri giorni è violata e fraintesa allo stesso tempo. La libertà è quella che ci libera dalle catene che questa società ci impone e non la libera scelta tra vari modi di consumo. Per capire cosa è la libertà e come conquistarla bisogna capire chi ha la libertà a discapito degli altri e chi non l’ha proprio; bisogna aver presente chi sono lo sfruttato e lo sfruttatore. Questo è il messaggio che Nicoletta dà con la sua azione a chi è impegnato nella lotta politica.

Quella che i media hanno dipinto in questi giorni come una “nonnina pasionaria” dedita all’uncinetto è in realtà una combattente di cui un giorno, se avremo una coscienza, racconteremo la storia.

Nota della Redazione:

Nicoletta Dosio e il movimento No Tav hanno partecipato a numerose iniziative pro-Palestina e hanno dato sostegno alla missione della Freedom Flotilla 1 e 2. Hanno ospitato eventi e serate di informazione sulla colonizzazione sionista della Palestina.