‘Niente di nuovo al valico di Rafah: continua la crisi per l’apertura giornaliera’

Gaza – Speciale InfoPal. Muhannad an-Nabulsiyah, studente palestinese della Striscia di Gaza, manifesta una debole gioia per l'apertura del valico di Rafah, al confine con l'Egitto.

Per un anno, Muhannad ha dovuto rinunciare agli studi proprio per il divieto di attraversare il confine, come è stato sotto il regime di Hosni Mubarak. Dopo aver preparato ogni documento necessario per riprendere a studiare all'estero, Muhammad ha raggiunto il valico di frontiera, di fronte quale si chiede: “Cosa è cambiato davvero rispetto a quell'epoca”?

Una decisione poco leale. Muhannad è solo uno delle migliaia di casi in attesa di passare il confine per esigenze lecite: studio, lavoro, casi umanitari.

Hatem 'Aweidah, a capo dei valichi di frontiera di Gaza, ha rilasciato un'intervista esclusiva al nostro corrispondente da Gaza.

“Tra i tanti aspetti problematici emersi con gli ultimi provvedimenti che hanno visto la chiusura del valico, vi è l'abbassamento del tetto giornaliero di passeggeri a 400.

“S'incontrano poi atteggiamenti poco leali da parte degli ufficiali di sicurezza egiziani, che lasciano passare anche in base all'umore del momento. Ora gli egiziani sollevano questioni strutturali della frontiera come la ricezione dei casi umanitari”.

Incontri tra le parti. Continua 'Aweidah: “Attualmente sono 12mila i palestinesi in attesa di mettersi in viaggio. Molti sono stati depennati dalla lista per motivi di sicurezza.
I vari incontri indetti nelle ore immediatamente successive alla decisione egiziana di chiudere Rafah, si sono conclusi con affermazioni che hanno investito ingiustamente la parte palestinese della responsabilità della chiusura del valico”.

Operatività limitata al 1° giorno di apertura. Adham Yaghi è un palestinese che il 28 maggio scorso, 1° giorno di funzionamento “permanente” del valico di Rafah, ha avuto la possibilità di attraversare la frontiera in direzione degli Emirati Arabi Uniti, dove vive e lavora.

Yaghi aveva confidato al nostro corrispondente, presente sul valico per descrivere il 1° giorno di transiti, che “c'erano stati molti rallentamenti dettati da esigenze di sicurezza da parte egiziana”.

Lui attraversa il terminal almeno 4-5 volte all'anno e conosce bene il protocollo di sicurezza degli egiziani.
“In base alla legge egiziana, molti palestinesi, soprattutto quelli d'età inferiore ai 40 anni, rischiano la deportazione e non hanno neanche il diritto di transitare in territorio egiziano per raggiungere l'aeroporto”.

La decisione di aprire Rafah. Era stato preannunciato qualche giorno prima e il 28 maggio aveva iniziato ad essere operativo il valico di frontiera tra Egitto e Striscia di Gaza.
Si erano messe in chiaro le misure che avrebbero regolato il flusso di passeggeri in entrambe le direzioni, gli orari e le fasce d'età sottoposte condizioni di viaggio speciali.

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