Noi non piangeremo: lettera aperta a Prodi.

 Questa lettera va indirizzata a:

 NOI NON PIANGEREMO                         

 Lettera aperta al Presidente del Consiglio e al Governo dell’Unione.

 

Caro signor Presidente del Consiglio, Romano Prodi, e signori Ministri del Governo dei partiti dell’Unione, 

                              noi non piangeremo se verremo a sapere che sangue dei nostri soldati è stato sparso sul suolo del Libano. No, non faremo scorrere neppure una lacrima per le loro morti assurde, perché il loro sangue non è diverso da quello delle centinaia e migliaia di civili libanesi assassinati durante le reiterate azioni militari di bombardamento perpetrate dall’esercito di Israele e per le quali avete taciuto, mentre noi aspettavamo disperatamente che dalle vostre bocche uscisse il grido: "Basta!". 

Allora non aveste che flebili balbettii di stupore e di riprovazione, mentre case e palazzi di villaggi e di città libanesi venivano colpite e rovinavano travolgendo sotto le macerie decine e decine di bambini, di donne e uomini innocenti, la cui morte crudele trovava motivo solo nell’assurda sete di vendetta della quale era intrisa la rappresaglia ordinata dai vertici dei comandi militari israeliani. 

Eppure, non crediamo che foste tanto ignoranti da non conoscere l’ubicazione del villaggio di Aita ech Chaab, dove caddero sotto il fuoco dei militari di Hezbollah i primi otto soldati israeliani di una pattuglia sconfinata in territorio libanese, mentre due venivano fatti prigionieri e per essi venne proposto prontamente uno scambio con detenuti libanesi e palestinesi già reclusi nelle carceri israeliane, che fu però sdegnosamente respinto.  

Appartenendo, il villaggio di Aita ech Chaab, al territorio dello Stato libanese, distante solo alcuni chilometri dalla linea blu, armistiziale, con Israele, ne consegue che la responsabilità della scintilla che ha fatto divampare la tragedia che ha devastato profondamente il Libano, toccando solo marginalmente Israele, non può che essere attribuita ad altri che alle menti dei generali israeliani che fecero pressione per imporre al proprio governo la necessità di un’operazione di invasione altamente distruttiva i cui piani di attuazione, preparati già da tempo, stavano solo attendendo l’occasione per essere fatti scattare.

Ci risultò moralmente inaccettabile la giustificazione addotta per l’invasione e il conseguente massacro di centinaia di civili indifesi del Libano, operato dai proiettili lanciati dalle forze navali, aeree e di terra dell’esercito israeliano, che venne attribuita ad un "giusto diritto alla difesa", proprio quando il corrispettivo lancio di missili Katiusha sulla Galilea, che pure aveva prodotto solo pochi morti e danni contenuti alle strutture abitative israeliane,veniva stigmatizzato come un atto di aggressione barbarica compiuto da Hezbollah. 

Le immagini provenienti dai territori libanesi del conflitto ci hanno mostrato decine e decine di bambini morti, sepolti, soffocati, morti bruciati, morti fatti a pezzi, morti perché colpiti dalle nuove armi chimiche, contagiati da veleni sconosciuti, morti per aver raccolto invitanti giocattoli esplosivi disseminati dalle bombe a frammentazione israeliane. Corpi contorti, anneriti, mummificati, rimpiccioliti, divenuti stracci tra le macerie delle strade e delle case prese di mira da missili "intelligenti" e umanitari.  

Sul versante della Galilea le notizie erano sì di qualche morto e di qualche casa colpita, ma principalmente del fatto che decine e decine di bambini israeliani non riuscivano purtroppo a dormire tranquilli nei solidi bunker di cemento armato dei rifugi antinucleari. Sconvolti dalle esplosioni dei missili Hezbollah avevano subito traumi che determinavano in loro incubi che facevano bagnare loro le lenzuola. 

Per riportare la pace nell’area, non riteniamo sostenibile la risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che autorizza e impone, solo sul territorio libanese, l’invio di un contingente multinazionale di truppe armate, incluse quelle italiane, sotto la bandiera dell’ONU, in sostituzione di quelle di occupazione israeliane , delle quali verrebbero praticamente a subappaltare funzioni ed obiettivi, attenuando gli effetti della dura sconfitta ed assicurando la “sicurezza” in modo eminentemente unilaterale.


La loro dislocazione non sarebbe solo lungo la linea “blu”, di demarcazione tra i due Stati, per interporsi e bloccare eventuali attacchi armati provenienti dagli opposti fronti, a garanzia del rispetto delle specifiche sovranità territoriali, ma si allargherebbe a tutto il territorio libanese compreso tra il fiume Litani ed i confini con Israele e Siria.  

Le truppe italiane e internazionali dovrebbero garantire l’applicazione del disarmo delle milizie locali libanesi di Hezbollah, fino ad ora impegnate nel loro dovere di difendere l’intangibilità e l’integrità della propria nazione, come pure di quelle palestinesi, in quanto armate, perchè addette alla difesa militare dei campi profughi, interferendo così molto profondamente nella dinamica politica delle varie forze operanti nel Paese.  

Nel contempo verrebbe data a un Israele incontrollato mano libera per il proseguo indisturbato delle sue azioni militari di sterminio in Libano contro la dirigenza politica e le forze combattenti di Hezbollah , potendovi le sue forze armate operare sia con azioni di commando che con bombardamenti “difensivi” miranti alla distruzione definitiva delle potenzialità offensive del “terrorismo internazionale " Hezbollah, per nulla sconfitto, grazie anche alla permanenza di un rigido blocco aereo e navale con il quale Israele conserva l’accerchiamento dello Stato libanese in evidente contrasto con la Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza.  

Qualsiasi tentativo internazionale di tenere sotto controllo l’attività militare di Israele non può avere altro che un esito fallimentare. Esso avrà purtroppo lo stesso risultato che già in passato ebbero le numerosissime risoluzioni dell’ONU – più di 70 – che sono rimaste pervicacemente disattese  da tutti i governi israeliani in carica, forti dell’impunibilità che sta nell’essere rappresentanti di uno Stato ebraico. 

Perché mai nessuno Stato democratico ha mai imposto a Israele l’obbligo del rispetto delle Istituzioni e delle Leggi del Diritto Internazionale e Umanitario?  

In questo contesto, sia ben chiaro ,signor Presidente del Consiglio e signori Ministri del Governo dell’Unione, che se alcuni dei nostri soldati, che abbiamo visto partire per questa missione, dovessero ritornare avvolti nella bandiera tricolore, non piangeremo le loro salme inghirlandate, perché riteniamo che essi sono stati inviati e si sono prestati a compiere una missione per noi inaccettabile, in quanto ritenuta non di pace, bensì di occupazione armata!  

La presenza militare armata italiana nei territori libanesi, al di là dei vantati obiettivi umanitari, non può che apparire strettamente connessa all’attuale politica statunitense che mira  costruire nell’area un “Nuovo Medio Oriente” nel quale si possa applicare il criterio della “democrazia “ in modo molto discriminatorio, attaccando e devastando paesi talvolta socialmente più avanzati, per proteggerne poi altri, già assoggettati a feroci dittature, perché fedeli difensori e supini esecutori della politica nord americana.  

Stiamo attenti poi a non ripetere il tradimento del 1982 quando, dopo aver svolto una funzione positiva di pace a Beirut durante la guerra civile, le forze di interposizione italiane si accodarono a quelle americane e poi a quelle francesi nell’abbandonare anticipatamente Beirut e i campi profughi palestinesi di Sabra e Chatila, indifesi ed accerchiati, alla furia omicida del corpo scelto israeliano Sayret Mektal e dei libanesi maroniti filo israeliani, che vi perpetrarono massacri  di una ferocia inimmaginabile!  

Come allora, così ora, il diritto alla “sicurezza” spetta forse ad un solo popolo? Quale superiore e insindacabile volontà ha garantito a Israele l’impunibilità anche nei confronti della reiterazione dei crimini più abbietti? 

Indubbiamente, il milione ed oltre di profughi libanesi, la distruzione di gran parte delle strutture e infrastrutture civili, il danno ambientale esteso prodotto sia per le conseguenze dei centri industriali colpiti che per il materiale militare usato durante i bombardamenti, la carenza inimmaginabile di farmaci essenziali e di alimenti, la lunga fila dei cadaveri degli assassinati ingiustificatamente  durante l’aggressione militare israeliana, hanno creato uno stato di emergenza umanitaria che richiede risposte immediate ed efficaci, Ma, scusate la nostra ignoranza, per quali misteriosi motivi il carico gravoso degli aiuti per la sopravvivenza e la ricostruzione del Libano sarà sostenuto da altri e non dallo Stato di Israele che è il diretto responsabile di questo immane disastro e al quale dovrebbe essere imposto l’obbligo del risarcimento dei danni prodotti? 

Perché, contraddicendo ogni senso logico, lo Stato di Israele continua ad usufruire di agevolazioni economiche, di accordi commerciali , culturali e militari con l’Italia, l’Europa, la Nato nonostante l’evidenza della molteplicità dei reati commessi contro l’umanità e lo spregio in cui tiene il Diritto Internazionale sia in Libano che nei Territori Palestinesi Occupati, nella Striscia di Gaza e nel Golan siriano?  

E’ forse assurdo sperare da parte del Governo dell’Unione una più concreta adesione all’Art.11 della Costituzione Italiana, che fa del ripudio della guerra un principio indiscutibile, sotto qualsiasi forma essa venga contrabbandata, senza dover abdicare al diritto di denunciare a voce alta chi palesemente trasgredisce  tutte le norme delle Convenzioni e del Diritto Internazionale e Umanitario, pretendendo tenacemente anche da esso il loro pieno e concreto rispetto?

 

mariano mingarelli

raja ibrahim

paola arata

 

 

 

 

 

 

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