Non s’arresta la furia criminale d’Israele: 11 morti e decine di feriti. Bombardato il quartier generale del governo e diverse altre aree

Gaza – InfoPal. Sabato mattina 17 novembre, la Striscia di Gaza è stata scossa da una catena di decine attacchi aerei che hanno distrutto il quartier generale del Consiglio dei Ministri, a Gaza, le case vicine e una stazione di polizia. Bombardato anche lo Stadio internazionale.

Nella mattinata raid aerei hanno provocato 6 feriti, tra cui un bambino, e una vittima, facendo salire a 39 il bilancio dei morti.

Nelle prime ore della mattina, 11 cittadini sono stati uccisi in bombardamenti contro Jabaliya, nel nord della Striscia, al-Maghazi, nel centro, e Khan Younis e Rafah, nel sud. Cinque soltanto a Rafah.

30 palestinesi sono rimasti feriti da un F-16 israeliano che ha colpito il campo profughi di Jabaliya, nel nord della Striscia.

Il nostro corrispondente ci ha riferito che sono stati sparati due missili sulla casa di Suleiman Abu Salah, che è stata distrutta, ferendo tutti i membri della famiglia.

La maggior parte dei feriti sono bambini e donne, e due sono in condizioni critiche.

Un attacco contro due moto che viaggiavano nei pressi dell’ospedale al-Aqsa, nel centro di Gaza, ha ucciso Khalid Khalil al-Sha’ar, e ha ferito di un altro cittadino. Nel frattempo, un combattente delle brigate al-Quds, ala militare del Jihad islamico, Ayman Rafiq Aslim, è stato ucciso da aerei israeliani a est del quartiere di al-Shuja’iya.

Nelle prime ore di sabato 40 raid si sono concentrati sulle città di Gaza e di Rafah.

I missili d’Israele hanno anche colpito una moschea nel campo profughi di al-Bureij, ferendo cinque persone, e la casa di un combattente delle brigate al-Qassam, ala militare di Hamas, a Rafah.

19 raid aerei hanno preso di mira anche la zona dei tunnel tra Rafah e l’Egitto, distruggendone diverse decine.

 

Venerdì sera il totale dei morti in tre giorni di bombardamenti indiscriminati aveva raggiunto i 30, quello dei feriti 300, tra cui oltre un centinaio di bambini.

Le foto circolano su internet e nei social network mostrano corpi spappolati, fatti a pezzi, carbonizzati, come fu per Piombo Fuso, e per altre guerre israeliane contro Gaza e il Libano, e denunciano l’uso di armi non convenzionali.