Nonostante la neve, gli attivisti rimangono a “Bawaba al-Quds”

Gerusalemme Ma’an. Nonostante il gelo intenso abbattutosi nelle scorse ore sulla città di Gerusalemme, gli attivisti della resistenza popolare continuano a rimanere nelle tende del villaggio “porta della città santa” (qariya bawaba al-Quds), costruito sulle terre del villaggio di Abu Dis, a conferma della loro opposizione ai piani israeliani di confisca di sempre più terre palestinesi. Ieri, il villaggio è stato testimone della solidarietà degli attivisti e delle forze provenienti da ogni parte della Palestina.

Hati Halabiyya, portavoce dei comitati di resistenza popolare, ha spiegato che il villaggio è stato testimone, nonostante il freddo e la neve, della solidarietà delle famiglie di Gerusalemme e della Cisgiordania, del presidente della Commissione sul muro e l’insediamento coloniale, Jamil al-Barghuthi, dei rappresentanti di Fatah a Gerusalemme e dei comitati di resistenza popolare.

Halabiyya ha dichiarato: “il nostro messaggio, così come la nostra permanenza nel villaggio, è un messaggio di fermezza e di sfida nei confronti dei piani israeliani, tra cui i piani 2020 e E1, che mirano a isolare Gerusalemme, a confiscare un terzo delle terre della Cisgiordania, e a tagliare i collegamenti del paese da nord a sud attraverso la costruzione di un muro orientale attorno a Gerusalemme, senza che il nostro stato di Palestina venga creato”.

Ha poi reso noto che i comitati di resistenza popolare, con la cooperazione delle forze nazionali e musulmane, hanno preso a costruire da tre settimane il villaggio alle porte di Gerusalemme, già abbattuto otto volte dall’amministrazione cittadina, e sempre ricostruito dopo tutte le operazioni “di demolizione, abbattimento e confisca”.

Traduzione di Michele Di Carlo