Novembre 2021, ONU approva risoluzione contro glorificazione del nazismo. USA e Ucraina contrari

InfoPal. Di Lorenzo Poli. I media mainstream occidentali non ne hanno mai fatto menzione, ma visto che il clima è sempre più teso, ci sembra giusto rispolverare la memoria di fatti importanti avvenuti poco tempo fa. Il 18 novembre 2021 la Terza Commissione dell’ONU ha approvato una risoluzione che vieta la glorificazione del nazismo con 125 voti a favore, 53 astenuti e i voti contrari di Stati Uniti e Ucraina.

Questi ultimi due Paesi rifiutano ancora una volta il progetto che viene messo ai voti ogni anno e che mira a combattere ogni forma di nazismo, neonazismo, discriminazione razziale o xenofobia.

La mozione era stata presentata dalla Federazione Russa ed è stata supportata ed arricchita da altri 32 Paesi: Algeria, Angola, Armenia, Bielorussia, Bolivia, Burkina Faso, Cambogia, Repubblica Centrafricana, Cina, Costa d’Avorio, Cuba, Repubblica Democratica Popolare di Corea, Guinea Equatoriale, Eritrea, Etiopia, Haiti, Kazakistan, Kirghizistan, Repubblica Democratica Popolare del Laos, Mali, Nicaragua, Pakistan, Federazione Russa, Sudafrica, Sudan, Repubblica Araba Siriana, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Venezuela, Vietnam e Zimbabwe.

Non è la prima volta che una mozione del genere viene proposta: nel 2014 la Russia presentò una mozione all’assemblea dell’ONU che condannava i tentativi di glorificazione dell’ideologia nazista tra cui la negazione della Shoah. Esattamente come per questa mozione, anche nella mozione del 2014 l’Italia preferì l’astensione.

La risoluzione ONU del novembre 2021 aveva lo scopo di raccomandare ai Paesi di adottare misure concrete in ambito legislativo, educativo, dei diritti umani e altro per eliminare la discriminazione razziale ed evitare la revisione della storia della Seconda Guerra Mondiale.

Gli autori della risoluzione condannano fermamente la glorificazione del nazismo, in particolare con scritte ed oltraggi ai monumenti dedicati alle vittime della Seconda Guerra Mondiale.

La risoluzione metteva in guardia anche dalla diffusione di razzismo, discriminazione, odio e violenza basati su razza, religione, nazionalità, genere, appartenenza a un determinato gruppo o opinioni politiche, nelle scuole.

Una volta messa ai voti con il seguente titolo “Combattere la glorificazione del nazismo, del neonazismo e di altre pratiche che contribuiscono ad alimentare forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e intolleranza correlata”, ha visto i seguenti risultati in commissione, in attesa di essere votata alla Assemblea Generale il prossimo mese.

121 SÌ alla mozione:

Algeria, Angola, Antigua-Barbuda, Arabia Saudita, Argentina, Armenia, Azerbaijan, Bahamas, Bahrain, Bungladesh, Barbados, Belize, Bhutan, Bielorusiia, Bolivia, Bosnia-Erzegovina, Botswana, Brasile, Brunei, Burkina Faso, Cambogia, Camerun, Capo Verde, Cile, Cina, Colombia, Comore, Congo, Costa d’Avorio, Costa Rica, Cuba, Ecuador, Egitto, El Salvador, Emirati Arabi Uniti, Eritrea, Eswatini, Etiopia, Fiji, Filippine, Gabon, Ghana, Giamaica, Gibuti, Giordania, Grenada, Guatemala, Guinea, Guinea Equitoriale, Guyana, Haiti, Honduras, India, Indonesia, Iraq, Israele, Kazakistan, Kenya, Kirghizistan, Kuwait, Laos, Lesotho, Libano, Libia, Madagascar, Malawi, Maldive, Malesia, Mali, Marocco, Mauritania, Mauritius, Messico, Mongolia, Mozambico, Myanmar, Namibia, Nauru, Nepal, Nicaragua, Niger, Nigeria, Oman, Pakistan, Panama, Paraguay, Perù, Qatar, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica di Corea, Repubblica Dominicana, Russia, Ruanda, Saints Kitts e Newis, Saint Lucia, Senegal, Serbia, Sierra Leone, Singapore, Siria, Somalia, Sri Lanka, Sudafrica, Sudan, Suriname, Tagikistan, tanzania, Thailandia, Timor Est, Togo, Trinidad e Tobago, Tunisia, Turkmenistan, Uganda, Uruguaa, Uzbekistan, Venezuela, Vietnam, Yemen, Zambia, Zimbawe.

2 NO: Stati Uniti, Ucraina

53 ASTENUTI:

Afghanistan, Albania, Andorra, Australia, Austria, Belgio, Bulgaria, Canada, Cipro, Corea del Sud, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Georgia, Germania, Giappone, Grecia, Kiribati, Irlanda, Islanda, Isole Salomone, Italia, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Macedonia del Nord, Malta, Moldavia, Monaco, Montenegro, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Palau, Papua Nuova Guinea, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Samoa, San Marino, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Tonga, Turchia, Ungheria.

https://digitallibrary.un.org/record/3947230?ln=es#record-files-collapse-header

Si potrebbe dire in realtà che si sono astenuti tutti i paesi NATO ma l’astensione va oltre, anche ad altri Paesi europei (quasi tutti tra l’altro conquistati storicamente dai nazisti). In Europa il sì viene solo dalla Serbia (dove si mantiene la memoria della lotta partigiana), la Russia e altre repubbliche ex-sovietiche. Non dall’Ucraina che invece dà un secco NO ospitando legalmente sul suo territorio bande paramilitari naziste.

Tutto ciò è parecchio inquietante.

Il significato politico di tale votazione è chiaro: i membri e partner della Nato hanno boicottato la Risoluzione che, pur senza nominarla, chiama in causa anzitutto l’Ucraina, i cui movimenti neonazisti sono stati e sono usati dalla Nato a fini strategici. Il 24 novembre 2020, Manlio Dinucci scrive sul Manifesto:

Il Terzo Comitato delle Nazioni Unite – incaricato delle questioni sociali, umanitarie e culturali – ha approvato il 18 novembre la Risoluzione «Combattere la glorificazione del nazismo, neonazismo e altre pratiche che contribuiscono ad alimentare le contemporanee forme di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e relativa intolleranza».

La Risoluzione, ricordando che «la vittoria sul nazismo nella Seconda guerra mondiale contribuì alla creazione delle Nazioni Unite, al fine di salvare le future generazioni dal flagello della guerra», lancia l’allarme per la diffusione di movimenti neonazisti, razzisti e xenofobi in molte parti del mondo.

Esprime «profonda preoccupazione per la glorificazione, in qualsiasi forma, del nazismo, del neonazismo e degli ex membri delle Waffen-SS». Sottolinea quindi che «il neonazismo è qualcosa di più della glorificazione di un movimento del passato: è un fenomeno contemporaneo». I movimenti neonazisti e altri analoghi «alimentano le attuali forme di razzismo, discriminazione razziale, antisemitismo, islamofobia, cristianofobia e relativa intolleranza».

La Risoluzione chiama quindi gli Stati delle Nazioni Unite a intraprendere una serie di misure per contrastare tale fenomeno.

La Risoluzione, già adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 18 dicembre 2019, è stata approvata dal Terzo Comitato con 122 voti a favore, tra cui quelli di due membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, Russia e Cina.

Due soli membri delle Nazioni Unite hanno votato contro: Stati uniti (membro permanente del Consiglio di Sicurezza) e Ucraina.

Sicuramente per una direttiva interna, gli altri 29 membri della Nato, tra cui l’Italia, si sono astenuti. Lo stesso hanno fatto i 27 membri dell’Unione europea, 21 dei quali appartengono alla Nato. Tra i 53 astenuti vi sono anche Australia, Giappone e altri partner della Nato.

Il significato politico di tale votazione è chiaro: i membri e partner della Nato hanno boicottato la Risoluzione che, pur senza nominarla, chiama in causa anzitutto l’Ucraina, i cui movimenti neonazisti sono stati e sono usati dalla Nato a fini strategici.

Vi sono ampie prove che squadre neonaziste sono state addestrate e impiegate, sotto regia Usa/Nato, nel putsch di piazza Maidan nel 2014 e nell’attacco ai russi di Ucraina per provocare, con il distacco della Crimea e il suo ritorno alla Russia, un nuovo confronto in Europa analogo a quello della guerra fredda.

Emblematico il ruolo del battaglione Azov, fondato nel 2014 da Andriy Biletsky, il «Führer bianco» sostenitore della «purezza razziale della nazione ucraina, che non deve mischiarsi a razze inferiori».

Dopo essersi distinto per la sua ferocia, l’Azov è stato trasformato in reggimento della Guardia nazionale ucraina, dotato di carri armati e artiglieria. Ciò che ha conservato è l’emblema, ricalcato da quello delle SS Das Reich, e la formazione ideologica delle reclute modellata su quella nazista. Il reggimento Azov è addestrato da istruttori Usa, trasferiti da Vicenza in Ucraina, affiancati da altri della Nato..

L’Azov è non solo una unità militare, ma un movimento ideologico e politico. Biletsky resta il capo carismatico in particolare per l’organizzazione giovanile, educata all’odio contro i russi e addestrata militarmente. 

Contemporaneamente, vengono reclutati a Kiev neonazisti da tutta Europa, Italia compresa. L’Ucraina è così divenuta il «vivaio» del rinascente nazismo nel cuore dell’Europa.

In tale quadro si inserisce l’astensione dell’Italia, anche nella votazione della Risoluzione all’Assemblea Generale. Il Parlamento acconsente, come quando nel 2017 ha firmato un memorandum d’intesa col presidente del parlamento ucraino Andriy Parubiy, fondatore del Partito nazionalsociale ucraino, sul modello nazionalsocialista hitleriano, capo delle squadre neonaziste responsabili di assassini e feroci pestaggi di oppositori politici.

Sarà lui a complimentarsi col governo italiano sul non-voto della Risoluzione Onu sul nazismo, in linea con quanto ha dichiarato in televisione: «Il più grande uomo che ha praticato la democrazia diretta è stato Adolf Hitler».

Il punto della situazione fatto a suo tempo da Manlio Dinucci, rende bene l’idea dell’attuale situazione socio-politica che si vive in Ucraina e delle contraddizioni che si vivono nel Donbass tra bande neonaziste e resistenza antifascista.

Si legga anche:

https://www.lastampa.it/blogs/2014/11/30/news/i-neo-nazi-imperversano-in-ucraina-ma-il-nazismo-non-e-piu-il-male-assoluto-per-l-occidente-br-1.37251621

https://www.ancorafischiailvento.org/2021/11/19/onu-con-121-voti-approva-risoluzione-contro-glorificazione-del-nazismo-litalia-si-astiene-usa-e-ucraina-votano-contro/

https://ilmanifesto.it/allonu-litalia-si-astiene-sul-nazismo/

https://www.antimafiaduemila.com/rubriche/giulietto-chiesa/52584-quelli-che-non-condannano-il-nazismo.html