Nuovo insediamento a Hebron viola i diritti palestinesi
Rapporto di B’Tselem, 28 Marzo 2007
Il 19 Marzo 2007, un nuovo insediamento si è stabilito al cuore di un quartiere palestinese di Hebron. Secondo articoli di stampa l’insediamento è composto principalmente da studenti israeliani yeshiva. L’esercito israeliano si è è ridispiegato nella città per proteggere l’insediamento. Il Ministero della Difesa ha inizialmente accennato ad una possibile evacuazione dell’insediamento, ma col passare del tempo diventa chiaro che le alte sfere della politica israeliana hanno deciso di lasciarlo sul posto.
Danno ai residenti palestinesi
Dai tempi del massacro compiuto dal colono Baruch Goldstein sulla Tomba dei Patriarchi, nel 1994, l’esercito israleiano ha impiegato uno politica di protezione dei colono basata sul "principio di separazione". Questa politica è impiegata apertamente ed ufficialmente, sebbene basarsi sul principio di separazione sia illegale. La principale caratteristica di questa politica sono le severe restrizioni al movimento dei palestinesi nel centro della città. Alcune delle principali città in quest’area sono completamente chiuse per i Palestinesi, e molte sono chiuse per i veicoli palestinesi. Le restrizioni draconiane hanno reso intollerabile la vita dei Palestinesi di Hebron, ed hanno forzato molti di loro a muoversi a lasciare le loro case e posti di lavoro.
Un nuovo insediamento nel cuore di una comunità palestinese porterà a nuove restrizioni sul movimento dei palestinesi. Vi è grave preoccupazione che l’esercito impedirà un flusso ragionevole di movimento palestinese in quell’area e costringerà la maggior parte dei residenti ad andare via, ripetendo il fenomeno che ebbe luogo nell’area attorno agli insediamenti "veterani" della città. Se l’esercito impone restrizioni sul quartiere e le strade che portano ad esso, il movimento dei Palestinesi verrebbe proibito nell’intera area dall’insediamento di Kiryat Arba, nell’Est, al quartiere Tel Tumeida ad Ovest. Questa serie di restrizioni non causerebbero soltanto difficoltà ai residenti del quartiere, ma danneggerebbero i residenti dell’intera area, che dovrebbero fare un ampio giro intorno al centro della città per spostarsi da un punto all’altro. Quest’area è tradizionalmente stata il centro commerciale di Hebron e dell’intera parte Sudoccidentale della West Bank, pertanto le restrizioni al viaggio causerebbero notevoli danni all’economia ed impedirebbero l’accesso a servizi sanitari, a scuole ed istituzioni religiose.
Oltre a ciò, un nuovo insediamento esporrà ancora più palestinesi alla violenza dei coloni, che è diventata ad Hebron un fatto quotidiano. L’esperienza passata dimostra che l’esercito e la polizia non mettono in atto la legge sui coloni che commettono atti di violenza. In più di un’occasione B’Tselem ha documentato a proposito di soldati che rimanevano con le mani in mano mentre i coloni attaccavano i Palestinesi e danneggiavano la loro proprietà nel cuore della città. Non c’è ragione di presumere che le forze di sicurezza israeliane agiranno differentemente nel caso di un nuovo insediamento.
La familiarità con le politiche d’Israele sugli insediamenti e sui coloni indica che questo nuovo insediamento avrà come risultato una serie di violazioni estremamente severe ai diritti umani dei Palestinesi: il diritto alla libertà di movimento, il diritto alla proprietà, il diritto a guadagnarsi da vivere, il diritto ad un adeguato livello di qualità della vita, compreso il diritto a case adeguate, il diritto al più alto possibile livello di salute, il diritto all’istruzione, il diritto ad una famiglia, ed il diritto alla privacy.
L’obbligo per Israele ad evacuare l’insediamento
Stabilire insediamenti è esplicitamente proibito dal diritto umanitario internazionale. Questa proibizione è intesa ad eliminare il colonialismo. Alla luce dell’illegalità di questi insediamenti nel cuore di Hebron, e la grave infrazione di diritti umani che arriva sulla loro scia, Israele deve trasferire i coloni che vivono lì — sia nel nuovo insediamento che in tutti gli insediamenti della città — e farli tornare su territorio sovrano palestinese. Tale obbligo non ha niente a che vedere con la proprietà legale della terra su cui si trovano gli insediamenti.
(Traduzione di Gianluca Bifolchi)