Nuovo rapporto: Israele mira al cambiamento dell’identità di Gerusalemme chiudendo le istituzioni e confiscando i terreni

Ginevra. Anche durante il mese di novembre 2019 le autorità israeliane hanno continuato la violazione dei diritti umani ed hanno intensificato i tentativi per mettere fine alla presenza dei Palestinesi a Gerusalemme, cambiando l’identità stessa della città, chiudendo alcuni edifici istituzionali, confiscando terreni e sfollando i residenti, secondo quanto riferito da un rapporto mensile pubblicato da Euro-Mediterranean Human Rights Monitor. 

Nel suo rapporto mensile, che monitora le violazioni di Israele a Gerusalemme, Euro-Med Monitor afferma che le forze israeliane hanno commesso 400 reati nella città e che questi rientrano nelle 18 categorie di violazioni dei diritti umani. La maggior parte di queste sono costituite da incursioni, con un totale del 25,8%, seguite dagli arresti, per il 20,3%, e quindi dalle violazioni presso i posti di blocco e riguardanti la libertà di movimento, per il 16,5%. 

Il rapporto ha documentato 25 casi di conflitto a fuoco e continue aggressioni compiute dalle forze israeliane nei quartieri di Gerusalemme, culminati con la morte di Fares Abu Nab, 23 anni. Questo episodio è stato caratterizzato da un uso eccessivo della forza in quanto il giovane non costituiva nessun pericolo o minaccia per la vita dei militari. Inoltre, 17 civili palestinesi, comprese due donne, sono rimaste ferite da proiettili ricoperti di gomma e da lacrimogeni, mentre decine sono rimasti soffocati dai gas dei lacrimogeni, mentre 14 Palestinesi sono stati picchiati dalle forze israeliane. 

Questo mese, le autorità israeliane hanno chiuso quattro edifici palestinesi, compresi gli uffici della televisione ufficiale palestinese, dimostrando quindi in questo modo che Israele sta portando avanti la sua politica che mira a porre fine all’esistenza e al funzionamento delle istituzioni ufficiali palestinesi, limitando il lavoro dei funzionari palestinesi presenti nella città ed impedendo qualsiasi manifestazione di sovranità palestinese. 

Il rapporto ha documentato 103 incursioni nella città e nei quartieri di Gerusalemme da parte delle forze israeliane. Queste hanno causato l’arresto di 78 cittadini palestinesi, tra cui 12 bambini, una donna, il Ministro e Governatore palestinese di Gerusalemme ed il Direttore dell’assessorato all’Educazione. Nel documento dell’associazione per i diritti umani si legge che le forze israeliane hanno denunciato 11 Palestinesi ed imposto gli arresti domiciliari per almeno otto cittadini, compresi bambini, a seguito dell’imposizione di multe. 

Il rapporto ha dimostrato la demolizione di 20 case e proprietà palestinesi a Gerusalemme occupata. Nove abitazioni sono state demolite, una delle quali dal suo stesso proprietario per evitare il pagamento di ingenti multe. Inoltre in città sono stati demoliti sei granai e magazzini, mentre altre dieci strutture hanno ricevuto l’ingiunzione di demolizione. 

Queste demolizioni vengono compiute dalle forze militari israeliane e fanno parte della politica sistematica di sfollamento forzato dei Palestinesi con lo scopo di cambiare le caratteristiche demografiche della città; tali azioni sono assimilabili a crimini di guerra. 

Il rapporto ha documentato quattro ordinanze di confisca emesse dalle forze israeliane, che hanno sottratto 790 dunum a Gerusalemme, allo scopo di costruire il muro di separazione e strade, mentre in Cisgiordania sono stati sottratti 6.850 dunum. 

Il rapporto ha confermato le due risoluzioni di Israele riguardanti l’approvazione del piano ferroviario di Gerusalemme e l’istituzione di 11.000 unità abitative in un nuovo quartiere, nell’aeroporto abbandonato di Qalandia, per l’espansione della colonia di Atarot, a nord di Gerusalemme. L’associazione con sede a Ginevra ha osservato che è stato emesso anche un provvedimento israeliano che vieta l’attività dell’UNRWA a Gerusalemme. 

Anas Aljirjawi, Direttore di Euro-Med Monitor per il Medioriente e il Nordafrica, ha dichiarato che l’attitudine dell’amministrazione USA nei confronti del problema palestinese ha incoraggiato le autorità israeliane a commettere ulteriori violazioni nei Territori Palestinesi, soprattutto dopo la recente decisione USA di considerare legittime le colonie in Cisgiordania e che non violano il diritto internazionale. 

Aljirjawi ha aggiunto che, monitorando regolarmente le attività delle autorità israeliane a Gerusalemme, ci si accorge chiaramente che stanno adottando provvedimenti che servono a porre fine alla presenza palestinese in città rimuovendo le comunità con vari pretesti, arrestando e deportando personalità di spicco e chiudendo le istituzioni ufficiali. Egli ha avvertito inoltre che, il silenzio imposto su queste misure, dà ad Israele il semaforo verde per poter attuare ancora più rapidamente le sue politiche. 

La relazione pubblicata ha documentato otto aggressioni dirette compiute dai coloni in tutta Gerusalemme, durante il mese di novembre, tra cui il danneggiamento di pneumatici e le scritte di slogan razzisti, nell’ambito di un’attività strategica reiterata col benestare di Israele, basata su motivi razziali discriminanti, che tende, a lungo termine, a far spostare i Palestinesi e a confiscare le loro case e terreni favorendo i progetti coloniali. 

Durante questo mese, 2009 coloni hanno compiuto incursioni nella Moschea Al-Aqsa in un periodo di 20 giorni, oltre a migliaia di coloni che hanno partecipato alle incursioni con il pretesto del turismo ed in pieno coordinamento con le autorità israeliane. 

Per contro, le forze israeliane continuano ad imporre restrizioni agli accessi a Gerusalemme per le persone provenienti dalla Cisgiordania, così come quelle provenienti da Gaza, alla maggior parte delle quali viene impedito l’accesso alla città. Le forze israeliane esaminano i documenti dei Palestinesi che arrivano alla Moschea Al-Aqsa e trattengono le loro carte di identità e ciò impedisce ad un gran numero di gerosolimitani di raggiungere la Moschea con il pretesto della sicurezza. 

Sempre durante il mese di novembre, le autorità israeliane hanno emesso sette ordinanze di allontanamento dalla Moschea Al-Aqsa, nonché dalla città e da altri luoghi di Gerusalemme. Israele sta perseguendo questa politica per escludere varie influenti figure palestinesi, sia nella Moschea Al-Aqsa che nella città occupata, come parte della sua battaglia contro la presenza palestinese. 

Euro-Med Monitor ha ribadito la sua richiesta alle Nazioni Unite perché si assuma le proprie responsabilità nel far cessare le infrazioni israeliane delle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che affrontano le violazioni nei territori palestinesi, e di istituire meccanismi operativi per contrastare il deliberate mancato rispetto del diritto internazionale da parte di Israele.

Traduzione per InfoPal di Aisha Tiziana Bravi.