Obama e Rouhani si contendono l’attenzione del mondo

Nazioni Unite, Usa – AFP. Durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, tenutasi lo scorso giovedì, il presidente americano Barack Obama e la sua controparte iraniana, il neoeletto Hassan Rouhani, sono stati i veri protagonisti al momento del discorso dei singoli presidenti.

Nonostante tutti si aspettassero che l’argomento principale sarebbe stato la guerra in Siria, gli occhi dei presenti erano puntati sui due uomini per vedere se una stretta di mano o qualsiasi altro gesto di cortesia avrebbero potuto dare un segnale chiaro di disgelo.

I due non sono stati presenti all’assemblea nello stesso momento.

Obama è stato il secondo oratore prima di altri 130 tra re, capi di stato e leader politici riuniti nella sede centrale delle Nazioni Unite a New York per una settimana di discussioni e negoziati.

Rouhani, che è stato eletto a giugno e che ha dichiarato di voler instaurare rapporti migliori con l’Occidente nonostante la minaccia nucleare, ha parlato solo molte ore dopo.

In ogni caso si sarebbero potuti incontrare durante il pranzo organizzato per i capi di stato dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon.  La Casa Bianca non esclude la possibilità di un incontro e il ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif ha acconsentito a incontrare giovedì la sua controparte americana, il ministro John Kerry.

Sono stati molto pochi i contatti tra le altre sfere della politica iraniana e americana dal 1980 quando gli Stati Uniti hanno interrotto i rapporti con l’Iran a causa degli eventi tumultuosi verificatisi in seguito alla rivoluzione islamica.

Zafir e Kerry saranno i primi tra i ministri israeliani e americani a incontrarsi per affrontare un dialogo tra gli stati più influenti –Stati Uniti, Francia, Germania, Gran Bretagna, Russia e Cina – e l’Iran parlerà del suo programma nucleare.

Lunedì, gli stati occidentali hanno affermato che se l’Iran vuole essere preso seriamente in considerazione dovrà seguire alla lettera la dichiarazione di Rouhani di miglioramento dei rapporti con gli altri stati.

Dopo un colloquio con Zafir, il segretario degli esteri britannico William Hague ha affermato che la dichiarazione deve “essere corredata da passi e azioni concrete” soprattutto riguardo le unità nucleari israeliane e l’aiuto al presidente siriano Bashar al-Assad.

Il ministro degli esteri francese Laurent Fabius ha dichiarato ai giornalisti “Incontrarsi significa fare uno scambio, non cambiare posizione”.

Anche Obama, come molti tra i capi di stato, ha dedicato buona parte del suo discorso alla guerra in Siria, che va avanti da ormai trenta mesi e ha causato la morte di 100 mila persone, secondo le stime delle Nazioni Unite.

Il presidente americano ha riportato l’attenzione sulla pericolosità delle armi chimiche possedute dalla Siria e ha rinnovato il suo sostegno alle Nazioni Unite per porre fine alla guerra in modo diplomatico, come dichiarato dalla Casa Bianca.

Il suo invito ad agire contro l’uso di armi chimiche vietate è suonato come lo sforzo del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per trovare una risoluzione per seguire il piano Russia-Stati Uniti per distruggere l’arsenale di Assad.

Gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia vogliono che la risoluzione si basi sul capitolo VII dello Statuto delle Nazioni Unite in modo da corredare il piano di potere legale.

Mosca si oppone a questa misura, nonostante inizialmente l’avesse sostenuta. Sergei Lavrov, ministro degli Esteri russo, ha accusato l’Occidente di aver utilizzato “l’estorsione” per arrivare a una soluzione che appoggia l’utilizzo di forze armate.

I diplomatici dei paesi occidentali negano che nella bozza della risoluzione sulla quale stanno discutendo ci sia la richiesta di utilizzo di forze armate o sanzioni.

Si potrebbe arrivare a una svolta nella situazione quando Kerry e Lavrov s’incontreranno martedì restando ai margini del summit.  Il pericolo è che se i due non saranno d’accordo riguardo le misure da adottare allora la missione di disarmo potrebbe venire seriamente ritardata.

Il ministro francese Fabius afferma di esser convinto che si possa giungere a un accordo entro la fine della settimana, nonostante questo riafferma la necessità di basarsi sul capitolo VII.

Ban organizzerà un incontro mercoledì tra i ministri degli esteri che sono membri a vita del Consiglio di Sicurezza –Kerry, Lavrov, Hauge, Fabius e il cinese Wang Yi- per fare pressioni sulla necessità di un’azione compatta per risolvere la crisi siriana.

Ban incontrerà anche separatamente Kerry e Lavrov nel tentativo di trovare una data per una conferenza di pace che verterà sul problema siriano e si terrà a Ginevra. Secondo il bollettino ufficiale delle Nazioni Unite, l’incontro potrebbe svolgersi venerdì.

Traduzione di Chiara Biffi