Obama in Israele tra basse aspettative

Gerusalemme – Ma’an/Reuters. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama è arrivato in Israele mercoledì, senza alcuna nuova proposta di pace da offrire ai disillusi palestinesi e dovendo far fronte ai forti dubbi degli israeliani sul suo impegno a impedire che l’Iran si munisca di armi nucleari.

Con la sua prima visita ufficiale qui in veste di presidente, Obama spera di reimpostare le sue relazioni, spesso cariche di tensione tanto con gli israeliani quanto con i palestinesi, nell’arco di tre giorni sapientemente orchestrati di grande simbolismo ma di basse aspettative.

Ha incontrato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ha tenuto colloqui separati nella Cisgiordania occupata con il presidente Mahmoud Abbas e si è rivolto a un pubblico israeliano scettico con un discorso agli studenti.

I funzionari americani avevano detto che avrebbe provato a persuadere i palestinesi e gli israeliani a riprendere i trattati di pace, e di assicurare Netanyahu del suo impegno a impedire che l’Iran ottenga una bomba nucleare e dei modi per contenere la guerra civile in Siria.

Tuttavia, la Casa Bianca ha deliberatamente minimizzato le speranze di una qualsiasi svolta significativa, un rovesciamento dei primi quattro anni di mandato di Obama in cui gli assistenti riferivano che si sarebbe recato lì in visita solo se avesse avuto qualcosa di concreto da compiere.

I lavoratori hanno appeso centinaia di bandiere americane e israeliane ai pali della luce per tutta Gerusalemme, e anche striscioni che inneggiano a “una solida alleanza”, ma l’evidente mancanza di un qualunque intervento politico sostanziale ha lasciato perplessi molti diplomatici ed osservatori.

“A me sembra una visita mal organizzata e mal concepita”, ha asserito Gidi Grinstein, presidente del Reut Institute, un comitato di esperti con sede a Tel-Aviv.

“Sulla situazione in Iran, Israele e gli Stati Uniti non sembrano avere niente di nuovo da dirsi. Riguardo alla Siria, gli americani non hanno una chiara visione, e in merito alla questione palestinese stanno compiendo un passo indietro e ritraendo la mano.”

Nuovi inizi

Obama e Netanyahu sono entrambi all’inizio dei loro nuovi mandati, consapevoli di dover lavorare insieme su tematiche instabili negli anni a venire, e quindi cercheranno di evitare il tipo di confronto pubblico che ha segnato gli incontri in passato.

A sottolineare l’enfasi dietro i gesti simbolici, il Presidente degli Stati Uniti progetta di ispezionare la batteria antimissile Iron Dome subito dopo l’atterraggio del suo volo, verso le 12:30.
È partito da Washington martedì sera.

La Casa Bianca ha pubblicizzato il sistema finanziato dagli USA, che ha aiutato a proteggere gli israeliani dall’attacco dei missili di Hamas da Gaza, come primo esempio dell’impegno di Obama per la sicurezza di Israele. Un messaggio che probabilmente verrà messo ben in evidenza durante questo viaggio.
Un funzionario israeliano ha riferito che, poche ore prima che Obama atterrasse in Israele, Netanyahu ha ricevuto l’invito dal Presidente russo Vladimir Putin a recarsi in visita a Mosca, sebbene non abbia specificato una data per questa visita. Il viaggio farebbe seguito alla visita a Mosca di Abbas della settimana scorsa.

In seguito, nella giornata di mercoledì, Obama, accompagnato dal suo nuovo Segretario di stato John Kerry, ha parlato molto a lungo con Netanyahu, con l’Iran come prima voce all’ordine del giorno.

Israele e gli Stati Uniti concordano sul fatto che l’Iran non dovrebbe mai entrare in possesso di una bomba atomica, mettendo in discussione l’asserzione di Teheran che il proprio programma nucleare sia pacifico. Tuttavia, i due alleati sono in disaccordo sulla reale urgenza di un’azione militare preventiva in caso la diplomazia dovesse fallire.
I funzionari americani dicono che Obama raccomanderà ulteriore pazienza, dato che Washington teme che una mossa unilaterale da parte degli israeliani sotto minaccia possa trascinare gli Stati Uniti in un’altra guerra del Medio Oriente.
Obama, che ha detto di essere disponibile all’ascolto, ha percorso giovedì in elicottero la breve distanza tra Gerusalemme e la città di Ramallah nella West Bank per incontrare Abbas.
Le negoziazioni dirette tra Israele e Palestina si sono interrotte nel 2010 per la questione degli insediamenti ebraici nella West Bank, e gli alleati di Abbas hanno espresso un profondo disappunto per la mancanza di nuove mosse da parte degli USA.

“Non è una visita positiva”, ha affermato Wasel Abu Yousef, membro del Comitato esecutivo dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), l’organizzazione guidata da Abbas.
Martedì a Ramallah, la polizia palestinese si è scontrata con decine di manifestanti che protestavano contro la visita di Obama.
Sebbene Netanyahu abbia ripetuto questa settimana di essere pronto ad accettare un “compromesso storico” per raggiungere la pace, il suo nuovo gabinetto conta diversi ministri a favore dei coloni che si oppongono risolutamente a fermare la costruzione di edifici sulla terra in cui i palestinesi vogliono stabilire il proprio stato.
Dennis Ross, l’ex consigliere di Obama per il Medio Oriente, ha sostenuto che il presidente faceva bene a procedere con cautela dato che le prospettive di pace sono deboli e gli israeliani sono più concentrati su ciò che percepiscono come maggiori minacce presentate dall’Iran e dalla guerra nella vicina Siria.

“Ciò che è bene evitare di fare quando entrambe le parti manifestano grande scetticismo è intraprendere qualcosa che non avrà successo” ha dichiarato Ross.

 

Traduzione per InfoPal a cura di Roberta Toppetta