Obama invita Mursi negli Usa

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Cairo – Ma’an, ReutersIl gesto, annunciato ieri da un funzionario egiziano, riflette i nuovi legami che Washington sta coltivando con gli islamisti della regione.

A lungo diffidenti nei confronti di questi ultimi ed alleati piuttosto del presidente dimissionario Hosni Mubarak, gli Stati Uniti hanno infatti invertito la loro politica l’anno scorso per aprire contatti formali con i Fratelli Musulmani, il gruppo che ha sostenuto la vittoria di Mursi alle elezioni. Quest’ultimo ha quindi dato le dimissioni dal movimento dopo la pubblicazione dei risultati.

Il successo di Mursi alle urne rispecchia l’influenza crescente degli islamisti nei paesi di tutto il Medio Oriente e il Nord Africa, sulla scia delle rivolte e delle proteste contro gli autocrati che hanno governato la regione per decenni.

“Il presidente Obama ha rivolto un invito al presidente Mursi perché visiti gli Stati Uniti, in occasione della sua presenza all’Assemblea generale dell’Onu a settembre”, ha riferito Yaser ‘Ali, assistente di Mursi, dopo l’incontro tra questi ed il vice Segretario di Stato Usa William Burns al Cairo.

Burns, che non aveva fatto cenno ad alcun invito nel corso dell’ultima conferenza stampa, ha garantito il sostegno Usa nei confronti della malconcia economia egiziana, e ha quindi accolto con favore la promessa da parte di Mursi di rispettare gli accordi internazionali, che includono un trattato di pace con Israele.

“Abbiamo considerato con attenzione ed apprezzato le dichiarazioni pubbliche del presidente Mursi, con le quali si è impegnato ad adempiere agli obblighi internazionali, e naturalmente diamo molta importanza al proseguimento del ruolo egiziano come forza per la pace”, ha dichiarato Burns.

Da parte sua, Israele ha osservato le vittorie politiche dei Fratelli con crescente preoccupazione, dal momento che rappresentano una fonte d’ispirazione politica per il gruppo militante palestinese di Hamas. Ad ogni modo, l’84enne movimento egiziano ha rinunciato da decenni alla violenza come strumento per intervenire nella politica nazionale.

Riguardo ai rapporti Cairo-Washington, gli esperti affermano che una delle strategie a disposizione degli Stati Uniti per influenzare gli orientamenti politici in Egitto – una nazione che si trova al cuore della politica regionale statunitense fin dalla firma del trattato di pace con Israele nel 1979 – è rappresentata dal sostegno economico.

Washington spende infatti un totale di 1,3 miliardi di dollari all’anno in aiuti militari ed altri tipi di assistenza, e potrebbe aiutare a mobilitare altri donatori, prestatori ed investitori. Questi potrebbero così dimostrarsi vitali, nella misura in cui l’Egitto sta cercando di prevenire una crisi di deficit e di budget nazionale.

“Gli Stati Uniti sono fermamente impegnati a fare tutto il possibile per sostenere la rinascita economica dell’Egitto. Comprendiamo le sfide che si stanno presentando, così come le comprende il presidente” ha affermato Burns parlando ai reporter dopo le due ore di colloquio con Mursi.

Tra gli argomenti discussi, ha riportato Burns (la cui visita ha anticipato quella del Segretario di Stato Hillary Clinton, prevista per il 14 luglio), vi è stato anche un prestito di 3,2 miliardi di dollari che Il Cairo sta negoziando con il Fondo monetario internazionale.

“Abbiamo parlato in generale dell’importanza di proseguire con l’Fmi nell’interesse egiziano, cercando di giungere ad un accordo equo che si rivolga alle preoccupazioni ed alle esigenze egiziane”, ha precisato il vice di Clinton.

Il prestito, ha poi aggiunto, “produrrebbe non solo le risorse di cui vi è tanto bisogno, ma anche un importante segnale positivo per gli investitori, i finanziatori e gli stessi egiziani, avviati sulla strada della ripresa economica”.