Obiettrice di coscienza israeliana rilasciata dal carcere

Tel Aviv – MEMO. Una ragazza israeliana di diciannove anni, Hallel Rabin, che ha rifiutato di completare il suo servizio militare nei Territori palestinesi occupati, rifiutando qualsiasi coinvolgimento in ciò che ha definito “uccisioni, violenza e distruzione”, è stata rilasciata.

Rabin è stata detenuta in una prigione militare per un totale di 56 giorni per aver rifiutato di prestare servizio nell’esercito israeliano, e stava per affrontare altri 80 giorni di carcere. Ma dopo quattro udienze, un consiglio dell’esercito ha finalmente ammesso che il suo pacifismo era sincero e non guidato da “considerazioni politiche”, che le avrebbero fatto guadagnare più tempo in prigione.

Inizialmente, i membri del “comitato di coscienza” dell’esercito israeliano hanno concluso che Rabin “si opponeva alla violenza israeliana diretta contro i palestinesi” e questo, secondo il comitato, non è considerato un’obiezione di coscienza, ma un’opposizione politica. In quanto tale, il comitato aveva deciso di imprigionarla.

Gli obiettori di coscienza in Israele sono ancora limitati in numero e influenza. Sono visti come una piccola deviazione dalla norma e sono considerati dalla maggior parte degli israeliani come traditori. Le società nello stato d’occupazione sono ancora prigioniere dell’estremismo coloniale, del razzismo nazionale e religioso.

L’esercito gioca un ruolo centrale nella società israeliana e può avere un impatto sullo stato sociale e sulle prospettive di lavoro di un giovane. Questo è uno dei modi in cui circa il 20% della popolazione israeliana palestinese viene discriminata nel paese. Le prospettive di lavoro e l’accesso generale ai servizi statali sono negati a coloro che non prestano servizio nell’esercito.

Il notiziario israeliano Ynet ha riportato che Rabin, in piedi davanti al cancello di una prigione dell’esercito, diceva che era “la persona più felice del mondo”.

“Il mio avvocato mi ha chiamato questa mattina e mi ha detto, ‘sei libera’”.

Alla domanda sul caso Rabin, l’esercito ha osservato che l’arruolamento è obbligatorio e coloro che chiedono “un’esenzione per motivi di coscienza” hanno diritto ad un’udienza davanti ad una commissione competente.