OCHA: 90.000 Palestinesi sono ancora sfollati a Gaza

unnamedNew York-PIC. L’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) ha affermato, nel suo rapporto annuale dal titolo “Vite Spezzate: Panoramica Umanitaria 2015”, che circa 90.000 Palestinesi sono ancora sfollati a Gaza in gran parte a causa dell’aggressione di Israele del 2014.

Il rapporto afferma che la sofferenza della popolazione di Gaza a seguito delle ostilità del 2014 – con circa 90.000 Palestinesi ancora sfollati nella seconda metà del 2015 –si è aggravata a causa del blocco israeliano, della quasi continua chiusura del valico di Rafah con l’Egitto, e delle divisioni interne palestinesi.

Sebbene a Gaza nel 2015 non si siano verificati significativi cambiamenti, gli sfollati interni nella Striscia di Gaza continuano a soffrire le conseguenze devastanti delle ostilità del 2014 tra Israele e i gruppi della resistenza palestinese, con una stima di 90.000 persone ancora sfollate nella seconda metà del 2015.

Nel frattempo, il rapporto osserva che il numero delle strutture palestinesi demolite, o smantellate e sequestrate dalle autorità israeliane in Cisgiordania sono in forte aumento nei primi quattro mesi del 2016, superando quelle di tutto il 2015 (598 contro 548). 858 Palestinesi, la metà dei quali bambini (416), sono stati sfollati rispetto ai 787 dell’intero 2015.

Nella Striscia di Gaza, la ricostruzione e la riparazione delle case distrutte e danneggiate durante le ostilità israeliane del 2014 sono continuate durante il primo trimestre del 2016.

Tuttavia, “gli ostacoli per l’ingresso a Gaza delle enormi quantità di materiale da costruzione necessario per la riparazione e la ricostruzione delle case è una grande sfida”.

Gli  insediamenti israeliani, che sono stati creati e ampliati nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme, in violazione al diritto internazionale, sono alla base di molte preoccupazioni evidenziate nella relazione e generano la necessità di assistenza e misure di protezione da parte di attori umanitari.

Il rapporto ha dichiarato che i civili palestinesi hanno continuato a subire minacce per la vita, la sicurezza fisica e la libertà a causa della violenza dei conflitti connessi, e delle politiche e pratiche relative all’occupazione israeliana, compresa la violenza dei coloni. Mentre per la maggior parte del 2015 si è registrata una calma relativa rispetto al 2014, la tensione è salita a settembre nella Gerusalemme occupata, con proteste, scontri e violenze diffuse nei Territori palestinesi occupati, tra cui le aree ad accesso limitato (ARA) di Gaza, nel mese di ottobre. A causa della recrudescenza della violenza nell’ultimo trimestre, il 2015 ha registrato il più alto numero di vittime tra i Palestinesi della Cisgiordania dal 2005.

A Gaza, la tregua dell’agosto 2014 ha sostanzialmente tenuto, come risulta dal numero relativamente basso di vittime, anche se i feriti sono aumentati anche nell’ultimo trimestre dell’anno, con un’escalation in Cisgiordania.

Dalla fine del 2015 sono detenuti oltre 6.000 Palestinesi per motivi di “sicurezza”, il più alto tasso dal 2010. Fra loro, il numero dei bambini è di 422, che è anche il più alto dall’agosto 2008, quando si è iniziato a seguire questo indicatore. Tra i detenuti, sei amministrativi, cioè senza accuse. Circa l’80 per cento dei bambini palestinesi detenuti sono in detenzione preventiva, la maggior parte per il lancio di pietre.

Queste condizioni continuano a causare una crisi protratta con conseguenze umanitarie: i Palestinesi devono affrontare una serie di minacce che minano la loro capacità di vivere una vita autosufficiente ed impediscono il godimento dei loro diritti, compreso quello all’autodeterminazione.

Traduzione di Edy Meroli