PIC. L’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) ha affermato che, in due settimane, le autorità israeliane hanno demolito o sequestrato 52 strutture palestinesi, per lo più case, in Cisgiordania e Gerusalemme.
In un rapporto pubblicato giovedì 10 dicembre, l’OCHA ha spiegato che un totale di 52 strutture di proprietà palestinese sono state demolite o confiscate nel periodo dal 24 novembre al 7 dicembre con il pretesto che i proprietari non avevano permessi di costruzione concessi da Israele.
Tali misure hanno provocato lo sfollamento di 67 persone e hanno colpito altre 860 circa, secondo il rapporto.
49 di queste strutture sono state demolite o sequestrate nell’Area C della Cisgiordania e tre a Gerusalemme est.
Il 25 novembre le autorità israeliane hanno demolito 10 strutture, compresi circa quattro chilometri di condutture d’acqua fornite come assistenza umanitaria, in sette comunità nell’area di Masafer Yatta, a sud di al-Khalil/Hebron.
La maggior parte di quest’area è stata progettata per essere chiusa per l’addestramento militare, mettendo i suoi 1.400 residenti a rischio di trasferimento forzato.
“La demolizione di 13 strutture, durante questo periodo, è stata eseguita sulla base del Military Order 1797, che permette la demolizione entro 96 ore dall’emissione di un ordine di rimozione”.
“Due delle tre strutture residenziali demolite a est di Gerusalemme sono state effettuate dai proprietari per evitare multe e oneri aggiuntivi”, ha sottolineato l’OCHA.
Traduzione per InfoPal di Silvia Scandolari