OCHA: Rapporto sulla protezione dei civili (16-29 giugno 2020)

OCHA: Rapporto sulla protezione dei civili (16-29 giugno 2020). 

Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA).

  • Un bambino di otto mesi, che necessitava di un intervento al cuore in un ospedale israeliano, non potendo uscire da Gaza è morto il 18 giugno. Dal 21 maggio, l’ANP non ha accettato e non ha trasferito le domande di permessi di uscita da Gaza alle autorità israeliane, come risposta al piano israeliano di annessione di parti della Cisgiordania. Da allora, solo pochi pazienti sottoposti a cure mediche in Cisgiordania o Israele sono riusciti a uscire da Gaza, con l’aiuto di ONG o agenzie internazionali.
  • Il 23 giugno, un Palestinese ha lanciato la sua auto contro un ufficiale di polizia di frontiera israeliana a un check-point, ferendola, ed è stato poi colpito e ucciso. Il check-point di Wadi an Nar (governatorato di Gerusalemme), dove si è verificato il fatto, è utilizzato dalle autorità israeliane per controllare il traffico palestinese tra la Cisgiordania meridionale e settentrionale. Una registrazione video dell’episodio suggerisce un attacco intenzionale. I familiari del conducente hanno affermato che potrebbe aver perso il controllo del veicolo e che dopo essere stato colpito sia stato lasciato a dissanguarsi  per terra. Quest’anno, le forze israeliane hanno ucciso sette Palestinesi durante attacchi o presunti attacchi contro israeliani.
  • Le forze israeliane hanno ferito 121 Palestinesi in diversi scontri in Cisgiordania. Settantatré Palestinesi sono stati feriti ad Abu Dis (Gerusalemme) durante gli scontri di tre giorni a seguito dell’omicidio sopra riferito. Altri 20 Palestinesi sono stati feriti nella Valle del Giordano, in tre diversi manifestazioni contro l’annunciata annessione di parti della Cisgiordania da parte di Israele. Altri sette sono rimasti feriti durante le manifestazioni settimanali a Kufur Qaddoum (Qalqilia). Un ragazzo di 15 anni è stato colpito da armi da fuoco a Deir Abu Mash’al (Ramallah), perché avrebbe lanciato una bottiglia contro veicoli israeliani. Gli altri sono stati feriti in diversi momenti a Gerusalemme Est, nei campi profughi di Qalandia e Al Jalazoun e nella città di Nablus. 63 dei feriti sono stati curati per inalazione di lacrimogeni, 44 perché colpiti da proiettili di metallo rivestiti di gomma, otto sono stati aggrediti e sei colpiti da proiettili.
  • Le forze israeliane hanno effettuato 125 operazioni di ricerca e arresto e hanno rapito 156 civili Palestinesi in Cisgiordania, nel 2020.
  • Il 26 giugno, un gruppo armato palestinese ha sparato due missili contro il sud Israele, uno è caduto all’interno di Gaza e l’altro ha colpito un’area aperta. Le forze israeliane hanno effettuato attacchi aerei, colpendo la postazione di un gruppo armato situato in un’area popolata. Nessuno è rimasto ferito negli attacchi, ma la postazione colpita e quattro case vicine hanno subito danni lievi.
  • In almeno 26 casi, le forze israeliane hanno aperto il fuoco vicino alla barriera di confine israeliana attorno a Gaza e al largo della costa, probabilmente per imporre restrizioni all’ingresso; non si segnalano feriti. In altre tre occasioni, le forze israeliane sono entrate a Gaza e hanno effettuato operazioni di livellamento del terreno e di scavo vicino alla recinzione, a est della città di Gaza, Beit Hanoun e Rafah.
  • Ventuno strutture Palestinesi sono state demolite o sequestrate per mancanza del permesso di costruzione rilasciato da Israele; 30 persone, tra cui 13 minori, sono stati sfollati e sono stati colpiti i mezzi di sostentamento di oltre 90 persone. Dieci delle strutture, di cui tre erano case abitate, sono state demolite a Gerusalemme est; quattro di queste strutture, tra cui una delle case abitate, sono state demolite dagli stessi proprietari per evitare le tasse e i danni ai loro beni. Nell’area C, 11 strutture sono state demolite o confiscate in otto comunità, tra cui Al Khadr (Betlemme), dove due strutture sono state demolite in base all’Ordine Militare 1797, che prevede la veloce rimozione di strutture senza licenza giudicate “nuove”. La demolizione delle case e le fonti di sostentamento tra la pandemia in corso resta fonte di grave preoccupazione.
  • Dieci Palestinesi sono stati feriti, centinaia di olivi bruciati e sei veicoli vandalizzati da aggressori ritenuti coloni israeliani. Di tutti coloro che hanno riportato lesioni, sette sono stati colpiti dallo spray al peperoncino dei coloni in due diversi episodi vicino al villaggio di Beitillu (Ramallah) e nel quartiere Silwan di Gerusalemme est; due, tra cui una ragazza di 14 anni, sono stati colpiti da pietre nell’area controllata da Israele della città di Hebron (H2) e a sud di Nablus; uno è stato aggredito mentre pascolava le pecore a Deir al Qilt (Gerico). Centinaia di ulivi sono stati bruciati dai coloni israeliani in diversi episodi nei villaggi di Burin, Qaryut (entrambi a Nablus) e Wadi Fukin (Betlemme). A Burin, l’incendio si è esteso alle terre vicine appartenenti ai Palestinesi di Kafr Qalil e Huwara, dove diversi alberi hanno preso fuoco. Nel 2020, almeno 4.000 ulivi e altri alberi sono stati danneggiati negli attacchi dei coloni.
  • Secondo una ONG israeliana, quattro veicoli con targa israeliana che viaggiano sulle strade della Cisgiordania sono stati danneggiati dai Palestinesi che lanciavano loro pietre; non si segnalano feriti.

Traduzione per InfoPal di Edy Meroli