Olp: la nuova legge di Israele sull’uso di proiettili veri ‘disumanizza una nazione intera’

Betlemme – Ma’an. Sabato il segretario generale dell’OLP ha dichiarato che le nuove leggi israeliane che autorizzano l’esercito ad utilizzare proiettili veri nella Gerusalemme Est occupata servono a “disumanizzare” i palestinesi.

Giovedì il consiglio di sicurezza israeliano ha ampliato le norme per cui chi lancia pietre può essere colpito con proiettili veri, consentendo così alle forze israeliane di aprire il fuoco quando decidono che la vita di un terzo è in pericolo.

Sostenendo che la nuova legge dona ai soldati israeliani un  ampio potere discrezionale per determinare questa “minaccia”, il segretario generale dell’OLP, Saeb Erekat, ha  descritto le misure come “un mero pretesto per giustificare i crescenti crimini israeliani contro il popolo della Palestina.”

Ha aggiunto: “Il governo israeliano continua a incitare contro le vite palestinesi, con una cultura di odio che disumanizza un’intera nazione”.

Erekat ha dichiarato che l’OLP avrebbe ritenuto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e i membri del gabinetto di sicurezza responsabili per i “nuovi reati commessi a seguito di questa nuova legge”, aggiungendo che ogni violazione del diritto internazionale compiuta sotto questo pretesto sarebbe stata segnalata alla Corte penale internazionale.

Le nuove condizioni per l’uso di proiettili calibro 22 – da tempo usati come metodo di controllo della folla nella Cisgiordania occupata – si sono create nella Gerusalemme Est occupata a distanza di giorni dalla “dichiarazione di guerra” di Netanyahu contro chi lancia pietre durante le crescenti tensioni nella zona.

Il gruppo israeliano per i diritti B’Tselem ha avvertito la scorsa settimana che l’approvazione di proiettili veri contro chi lancia pietre nella Gerusalemme Est occupata avrebbe “aggravato la spirale di violenza con risultati letali”, piuttosto che ristabilire l’ordine in città.

‘Esecuzione extragiudiziale’

L’OLP ha esposto le sue osservazioni sulle nuove disposizioni il giorno dopo che Amnesty International aveva accusato Israele di aver compiuto “un’esecuzione extragiudiziale” nella Cisgiordania occupata all’inizio di questa settimana.

Martedì mattina una 18enne palestinese era stata uccisa dalle forze israeliane a un checkpoint di Hebron, in quella che testimoni e video indicano come un’azione di uso sproporzionato della forza.

Venerdì  Amnesty aveva sostenuto che la giovane donna “non è stata in nessun momento una minaccia sufficiente perché i soldati facessero un uso deliberato di forza letale.”

Ritenendo che avesse un coltello nascosto, le forze israeliane, che si trovavano oltre una barriera di 1,2 metri, hanno colpito più volte la donna, anche dopo che questa era caduta a terra.

La leadership palestinese intende perseguire presso la Corte Penale Internazionale i leader israeliani, ritenendoli responsabili dei crimini contro il popolo palestinese che le indagini militari israeliane non sono riuscite ad affrontare in modo corretto.

I gruppi per i diritti sostengono che gli attuali meccanismi d’indagine d’Israele non riescono a svolgere efficacemente delle indagini riguardo a presunte violazioni del diritto umanitario, in parte a causa di un’impunità sistematica concessa ai membri delle forze armate israeliane.

Traduzione di Edy Meroli