Oltre 80 parlamentari britannici invitano Israele a fermare l’espropriazione delle famiglie palestinesi a Gerusalemme est

Londra-Wafa. Oltre 80 parlamentari britannici in rappresentanza di tutti i partiti, sia alla Camera dei Comuni che alla Camera dei Lord, hanno scritto in una lettera al ministro degli Esteri britannico, Dominic Raab, che il governo britannico deve fare tutto ciò che è in suo potere per prevenire gli sgomberi di massa/forzati e l’espropriazione delle famiglie palestinesi a Gerusalemme.

Circa 200 famiglie a Sheikh Jarrah e Silwan rischiano di essere espropriate in seguito ad una battaglia legale intrapresa contro di loro da associazioni di coloni. I legislatori britannici hanno chiarito che questi sfratti, alcuni dei quali hanno già avuto luogo, sono una violazione del diritto internazionale ed è compito della Gran Bretagna assicurarsi che non avvengano.

Nella lettera, i parlamentari hanno affermato: “Crediamo che, data l’enorme portata di questa espropriazione pianificata, che equivarrebbe al più grande dislocamento di palestinesi dal 1967, le parole diplomatiche di preoccupazione siano insufficienti”. Affermano anche che “tutte le misure dovrebbero essere sul tavolo” per il governo del Regno Unito”, inclusa la riduzione dell’impegno diplomatico e il divieto del commercio di prodotti degli insediamenti in piena conformità con gli obblighi di diritto internazionale, al fine di sfidare l’economia dei coloni che trae profitto dall’occupazione”. La lettera arriva un giorno prima dell’udienza d’appello di quattro famiglie palestinesi di Sheikh Jarrah. Le famiglie sono in pericolo di espropriazione a causa della pretesa secondo la quale la terra su cui sono state costruite le loro case apparteneva a ebrei prima del 1948, ma le famiglie non possono rivendicare le proprietà perse nel ’48 all’interno della Linea Verde o dell’attuale Israele.

La lettera, inviata dalla parlamentare Julie Elliott e dalla baronessa Sayeeda Warsi, come co-presidenti del gruppo parlamentare britannico-palestinese, recita:

Caro ministro degli Esteri, le scriviamo con urgenza perché siamo estremamente preoccupati per la recente accelerazione dei tentativi, da parte delle organizzazioni di coloni israeliane, di prendere il controllo di centinaia di case palestinesi a Gerusalemme est.

Ciò significherebbe lo sfratto forzato/di massa e l’espropriazione di centinaia di famiglie palestinesi. Come ben sapete, il trasferimento forzato di una popolazione occupata è una grave violazione della Quarta Convenzione di Ginevra, così come lo è il trasferimento della popolazione di un occupante nel territorio occupato, e questo riguarda Gerusalemme Est. Tutto ciò si verifica nel contesto dell’annessione illegale da parte di Israele della Gerusalemme Est occupata e delle pratiche condannate a livello internazionale che includono il trasferimento forzato di famiglie palestinesi e l’espansione degli insediamenti nei territori palestinesi occupati.

I membri del gruppo parlamentare britannico-palestinese di tutto il partito hanno recentemente ascoltato lo scrittore palestinese Mohammed El-Kurd e l’esperto di insediamenti israeliani, nonché il direttore del programma Peace Now’s Settlement Watch, Hagit Ofran, sull’imminente minaccia di espropriazione che devono affrontare centinaia di palestinesi a Gerusalemme Est, nei quartieri come Sheikh Jarrah e Silwan. In quanto vicini di queste famiglie palestinesi a Sheikh Jarrah, il Consolato britannico a Gerusalemme conosce perfettamente le ansie e i traumi che esistono, anche perché alcuni dei nostri colleghi del Consolato fanno parte di queste famiglie.

El-Kurd, la cui famiglia fu espropriata nel 1948 e nel 2009 è stata privata di una parte della sua casa, ha parlato in modo commovente riguardo a vivere nella costante paura che le organizzazioni di coloni, sostenute dal governo israeliano, prendano il controllo della sua casa di famiglia. Nelle prossime settimane è molto probabile che questa paura si trasformi in realtà. Ofran ha evidenziato come queste appropriazioni siano in contraddizione con il diritto internazionale.

Il 9 febbraio, i tribunali israeliani esamineranno un appello su casi giudiziari riguardanti alcune di queste case, compresa quella della famiglia El-Kurd. Questo verdetto potrebbe avere conseguenze catastrofiche sulla vita di molti, ma nella sua essenza non è una questione legale, ma politica.

I coloni israeliani, così come i funzionari comunali e del governo, parlano apertamente del desiderio di controllare la demografia della città.

Qualsiasi azione del potere occupante per alterare il carattere, lo status o la composizione demografica di Gerusalemme è illegale ai sensi del diritto internazionale.

Accogliamo con favore le dichiarazioni dell’Ufficio degli affari Esteri, del Commonwealth e dello Sviluppo, in particolare la risposta del Ministro di Stato a un’interrogazione parlamentare scritta del 22 gennaio. Tuttavia, riteniamo che, data l’enorme portata di questa espropriazione pianificata, che equivarrebbe al più grande spostamento di palestinesi dal 1967, le parole diplomatiche di preoccupazione siano insufficienti. Dopotutto, al centro di tali azioni ci sono centinaia di famiglie palestinesi che stanno affrontando l’imminente minaccia di sfollamento o l’hanno già subito.

È nelle facoltà dello Stato di Israele porre fine a questa ingiustizia. È responsabilità del Regno Unito, come alta parte contraente delle Convenzioni di Ginevra, fare del suo meglio affinché ciò accada. Il governo britannico deve esortare il governo di Israele a porre fine al trasferimento forzato di famiglie dalle loro case nella Gerusalemme Est occupata. Il Consolato britannico deve garantire che vengano effettuate visite regolari alle famiglie e alle comunità palestinesi minacciate di sgombero e espropriazione di massa/forzata, a Gerusalemme Est e nel resto della Cisgiordania, dimostrando loro piena solidarietà e tutta l’assistenza in suo potere. Gli eventi a Gerusalemme hanno anche una storia di tensioni che si intensificano rapidamente in maniera molto dannosa.

Il governo britannico dovrebbe chiarire alla sua controparte israeliana che le relazioni non possono continuare normalmente in caso di tali trasgressioni. Tutte le misure dovrebbero essere prese in considerazione, compresa la riduzione dell’impegno diplomatico e il divieto del commercio di prodotti degli insediamenti in piena conformità con gli obblighi di diritto internazionale, al fine di sfidare l’economia dei coloni che trae profitto dall’occupazione.

Gli insediamenti sono illegali, quindi un tale passo non rappresenta una sanzione ma una misura progettata per garantire che il Regno Unito faccia tutto ciò che è in suo potere per garantire che non si assista a queste gravi violazioni del diritto internazionale.

Traduzione per InfoPal