ONG: Israele approva 829 nuove case coloniali in Cisgiordania

Gerusalemme-Afp. Le autorità israeliane hanno dato il benestare alla costruzione di 829 nuove case coloniali nella Cisgiordania occupata, secondo quanto ha riferito lunedì Peace Now, che monitora l’insediamento.

“La costruzione di 829 nuove case coloniali è stata approvata da una commissione dell’esercito israeliano responsabile della Cisgiordania”, ha riferito Lior Amihai, un dirigente di Peace Now.

“Questa è l’ennesima iniziativa che minaccia di ostacolare il processo di pace”, ha dichiarato Amihai all’agenzia di stampa AFP.

Il presidente Mahmoud Abbas ha avvertito che la costruzione in corso di un insediamento, ad opera di Israele, nei territori palestinesi occupati minaccia il futuro del processo di pace nel Medio Oriente.

Le nuove case dovrebbero essere costruite a nord di Gerusalemme negli insediamenti di Givat Zeev, Nofei Prat, Shilo, Givat Salit e Nodkim, ha dichiarato Amihai.

L’ultima iniziativa arriva due settimane dopo che Israele ha annunciato il più grande piano per case coloniali, se si considerano le circa 20 mila che dovrebbero essere costruite in Cisgiordania.

Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha cancellato l’ordine a seguito delle pressioni ricevute dagli Stati Uniti e che hanno portato le due parti al tavolo dei negoziati in luglio proprio mentre il premier israeliano cercava di dissuadere Washington dal concludere un accordo nucleare con l’Iran.

Quell’annuncio ha spinto tutta la squadra dei negoziatori a dimettersi per protesta – dimissioni che Abbas deve ancora accettare.

Abbas ha dichiarato a AFP, la settimana scorsa, che il suo partito è impegnato per tutto il periodo di negoziati concordato con Washington, la cui fine è prevista verso aprile.

Ma se i negoziati si concludono senza un accordo, i palestinesi hanno affermato che presenteranno denunce nelle corti internazionali contro la costruzione illegale di Israele.

Commentatori sostengono che i palestinesi non si ritireranno dai negoziati prima della data prevista per la fine, per non segnalare implicitamente la responsabilità per il loro fallimento.

Traduzione di Carlo Capuzzo