ONU: 290 strutture palestinesi sono state demolite o confiscate da Israele nel 2023, sfollando 413 persone

ONU: 290 strutture palestinesi sono state demolite o confiscate da Israele nel 2023, sfollando 413 persone

Gerusalemme/al-Quds – WAFA. Durante il primo trimestre del 2023, le autorità d’occupazione israeliane hanno demolito, costretto a demolire o sequestrato 290 strutture di proprietà palestinese in tutta la Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est. Tutte, tranne 19 di queste strutture, sono state demolite perché prive di licenze edilizie, che è praticamente impossibile ottenere per i palestinesi. Di conseguenza, secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) nel territorio palestinese occupato, sono state sfollate 413 persone, tra cui 194 bambini, e le attività economiche o l’accesso ai servizi di oltre 11 mila persone sono state colpite.

Il numero di strutture demolite nel primo trimestre del 2023 è aumentato del 46% rispetto allo stesso periodo del 2022, che aveva già registrato il numero più elevato di demolizioni in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, dal 2016.

43 delle strutture colpite in comunità situate nell’Area C della Cisgiordania controllata dall’esercito israeliano erano state fornite come aiuto umanitario, ha detto l’OCHA. Ulteriori 11 strutture finanziate dai donatori, tra cui due scuole elementari, hanno ricevuto ordini di sospensione dei lavori. Il numero totale di strutture finanziate dai donatori colpite dall’inizio del 2023 (43) è del 26% superiore a quello dello stesso periodo del 2022 (34 strutture).

Durante il periodo in questione, il caso che ha causato il maggior numero di demolizioni è avvenuto il 27 febbraio, nella comunità di Lifjim, a Nablus. Citando l’assenza di permessi edilizi rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito 15 strutture finanziate dai donatori. Di conseguenza, tre nuclei familiari composti da 17 persone, tra cui 10 bambini, sono state sfollate e le attività economiche di altre 14 persone, tra cui 8 bambini, sono state colpite.

Il caso che ha colpito il maggior numero di persone è avvenuto il 23 gennaio, quando le autorità israeliane hanno sigillato un pozzo in costruzione a Habla (Qalqilya), nell’Area B, senza preavviso. Il pozzo sarebbe stato l’unica fonte di acqua potabile e per l’irrigazione per circa 500 ettari di terreni coltivati. Sono stati colpiti circa 8 mila palestinesi, membri di 1.300 famiglie, in tre cittadine circostanti.