ONU: dislocamenti forzati violano la IV Convenzione di Ginevra

Imemc. Dopo aver fatto visita alla famiglia palestinese Sabbagh, che sta affrontando lo sfratto dalla propria abitazione, nel quartiere di Sheikh Jarrah nella Gerusalemme occupata, a beneficio dei coloni israeliani, le Nazioni Unite e altri funzionari hanno ribadito che tale pratica e il dislocamento forzato di palestinesi costituiscono una violazione della Quarta Convenzione di Ginevra.

Jamie McGoldrick, Coordinatore Umanitario dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA) nel Territorio palestinese occupato, Gwyn Lewis, Direttrice delle Operazioni in Cisgiordania per l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione (UNRWA), James Heenan, Direttore dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) nei TO, e Kate O’Rourke, Direttrice Nazionale del Consiglio norvegese per i rifugiati, hanno affermato in una dichiarazione di aver fatto visita alla famiglia Sabbagh, la quale “affronta l’imminente sfratto dalla propria casa nel quartiere di Sheikh Jarrah di Gerusalemme Est, parte dei TO, e si trova in una situazione ad alto rischio di trasferimento forzato”.

Secondo la dichiarazione, la famiglia Sabbagh è composta da rifugiati palestinesi originari della città di Jaffa, che si sono stabiliti nel quartiere insieme ad altre 27 famiglie con il supporto delle Nazioni Unite e del governo giordano, negli anni ’50.

Come altre famiglie della zona, per anni sono state impegnate in una disputa legale per opporsi ai tentativi delle organizzazioni di coloni israeliani di sfrattarli dalle loro case. Di recente, questa battaglia legale si è rivelata fallimentare dal momento che i tribunali israeliani hanno deliberato in favore delle rivendicazioni dei coloni. Trentadue membri della famiglia Sabbagh, tra cui sei bambini, ora si trovano ad affrontare uno sgombero forzato, mentre altri diciannove membri saranno direttamente interessati dalla perdita della proprietà di famiglia, nel caso in cui lo sfratto avvenga.

“Nel territorio della Palestina occupata, si applicano rigorose regole per quanto riguarda il divieto di dislocazione e di sfratto forzati”, hanno affermato i funzionari nella dichiarazione. “Insieme alla demolizione di abitazioni, gli sfratti forzati sono uno dei fattori principali che contribuiscono alla creazione di un ambiente coercitivo che non lascia altra scelta agli individui o alle comunità, se non quella di andarsene. Gli sfratti forzati costituiscono una grave violazione della Quarta Convenzione di Ginevra. Essi sono contrari al diritto internazionale, inoltre violano il diritto a una dimora adeguata e alla privacy e potrebbero risultare incompatibili con altri diritti umani”.

Hanno aggiunto, secondo quanto riporta l’agenzia stampa palestinese WAFA: “In molti casi a Gerusalemme Est, compreso Sheikh Jarrah, lo sfratto forzato di palestinesi avviene nel contesto della costruzione e dell’espansione degli insediamenti israeliani, illegale secondo il diritto umanitario internazionale. Si stima che 3.500 israeliani vivano attualmente in insediamenti costituiti con l’appoggio delle autorità israeliane nel cuore delle comunità palestinesi a Gerusalemme Est. Solo a Sheikh Jarrah, più di 200 palestinesi rischiano un potenziale sfratto se non dovessero vincere cause analoghe attualmente in corso davanti alle corti israeliane”,

Hanno chiesto alle autorità israeliane “di fermare immediatamente i piani di sfratto della famiglia Sabbagh per prevenire l’ulteriore sfollamento di questi rifugiati, cessare la costruzione di insediamenti e rispettare i loro obblighi come forza di occupazione ai sensi del diritto internazionale umanitario e del diritto internazionale in materia di diritti umani”,

Traduzione per InfoPal di Giulia Zeppi