ONU: politiche abitative israeliane a Gerusalemme Est equivalgono a segregazione razziale

Gerusalemme/al-Quds – MEMO. Le politiche abitative di Israele a Gerusalemme Est equivalgono a “segregazione razziale e discriminazione” contro il popolo palestinese e ad una violazione dei loro diritti umani, secondo quanto affermato giovedì da un gruppo di esperti delle Nazioni Unite e poi riferito dall’agenzia stampa Anadolu.

Gli esperti hanno formulato la loro valutazione sulla base di rapporti secondo cui i palestinesi sono stati soggetti a “zonizzazione e pianificazione discriminatorie”.

Tutto ciò limita l’accesso a alloggi, acqua potabile, servizi igienici ed altri servizi essenziali, comprese le strutture sanitarie ed educative.

“Il regime discriminatorio di zonizzazione e pianificazione a Gerusalemme Est, che dà priorità alla zonizzazione per le colonie israeliane e limita le opzioni abitative per i palestinesi, equivale chiaramente ad una segregazione basata su razza, colore, discendenza, origine nazionale o etnica”, hanno affermato gli esperti in una nota.

“La segregazione razziale coloniale ha conseguenze significative e durature sul tenore di vita del popolo palestinese”, hanno osservato.

Hanno evidenziato l’effetto dannoso delle misure sui palestinesi e sulle comunità beduine in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est.

Hanno citato un rapporto presentato al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, a marzo, in cui si affermava che i 55 anni d’occupazione israeliana del territorio palestinese costituiscono “Apartheid”.

6 palestinesi uccisi a colpi d’arma da fuoco.

Hanno espresso allarme per le notizie secondo cui le proteste palestinesi per l’istituzione dell’avamposto “Evyatar” ed il controllo esclusivo di Israele sulla distribuzione degli spazi pubblici hanno incontrato “violenza sproporzionata e repressione sistematica”.

“Abbiamo ricevuto segnalazioni secondo cui i manifestanti sono stati sottoposti ad un uso indiscriminato ed eccessivo della forza, detenzioni arbitrarie, torture e punizioni collettive”, hanno affermato.

“Almeno sei palestinesi sono stati uccisi a colpi d’arma da fuoco dalle forze di sicurezza israeliane o dai coloni, mentre protestavano contro la creazione dell’insediamento”.

Gli esperti delle Nazioni Unite hanno esortato la comunità internazionale a indagare in modo indipendente sulla condotta militare e sulle operazioni delle forze dell’ordine.

Hanno chiesto la fine della “continua impunità della potenza occupante per l’uso eccessivo della forza” contro i palestinesi nelle proteste, nelle procedure di perquisizione e di arresto e ai posti di blocco.

“Israele, in quanto potenza occupante riconosciuta a livello internazionale del territorio palestinese, ha obblighi significativi ai sensi del diritto internazionale dei diritti umani, che ha ripetutamente violato”, hanno affermato gli esperti.

Hanno esortato la comunità internazionale ad adottare misure reali per responsabilizzare Israele e per porre fine all’occupazione e consentire rapidamente l’autodeterminazione palestinese.

Gli esperti delle Nazioni Unite hanno affermato di aver comunicato ufficialmente con il governo israeliano per affrontare queste accuse e chiarire i suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale.