“Il modello israeliano di sequestro, demolizione, espansione coloniale, e confisca violenta da parte dei coloni di case palestinesi, viola apertamente le disposizioni contenute nella IV Convenzione di Ginevra sui doveri di una potenza occupante”, aveva affermato precedentemente a questo documento, il Relatore Speciale Onu in Palesitna, Richard Falk.
Fa parte della serie di manifestazioni dell’aggresività israeliana nei confronti dei palestinesi,
anche la prassi delle demolizioni di case di palestinesi, ed è qui presa in esame dalle Nazioni Unite.
Dal dicembre 2010 a metà novembre 2011, Israele ha demolito circa 574 costruzioni di palestinesi, 203 delle quali residenziali. Come conseguenza 957 palestinesi sono rimasti senza una casa.
Israele costruisce su terra palestinese, le proprie colonie illegali, e aggrava le possibilità per i palestinesi di costruire, negando loro licenze edilizie: “E’ un’aperta sfida alle leggi internazionali e sono pratiche discriminatorie contro i palestinesi”, scrivono gli esperti Onu.
Emerge qui anche la politica del doppio standard tra coloni e palestinesi: i coloni israeliani, che illegalmente vivono sulla terra derubata ai palestinesi, vengono processati in tribunali civili, i palestinesi presso quelli militari, anche questa è una violazione alle leggi internazionale.
La realtà della Striscia di Gaza viene affrontata, ancora una volta, da un punto di vista umanitario, prendendo in esame l’impatto del pluriennale assedio illegale voluto da Israele.
Questa mattina, intanto, Israele ha recapitato a una famiglia palestinese di Halhoul (al-Khalil/Hebron Nord) la notifca per la demolizione della casa, estesa su 25 metri quadri, con cinque membri, tre dei quali sono bambini.