Opere d’arte palestinesi rubate e nascoste al Tribunale criminale internazionale

MEMOUna mostra d’arte palestinese è stata rubata, la settimana scorsa, durante la diciottesima seduta dell’Assemblea degli Stati Parte del Tribunale criminale internazionale (Icc) all’Aia.
Ospitata dallo Stato di Palestina e dall’Organizzazione Palestinese per i Diritti Umani Al Haq, la mostra comprendeva lavori del disegnatore palestinese di Memo Mohammed Sabaaneeh ed era parte dell’iniziativa sull’impatto delle politiche criminali e delle pratiche dell’occupazione israeliana sulle vittime in Palestina.
Secondo il Centro internazionale dei media del Medio Oriente i capolavori di grafica politica di Sabaneeh sarebbero stati rimossi senza autorizzazione dai saloni del Forum mondiale, suscitando la disapprovazione generale.
Lo Stato di Palestina è membro dell’Icc dal 2015, ed ha portato al Tribunale diversi casi chiave.
Al Haq e i suoi partner hanno pure presentato un dossier sui crimini commessi in Cisgiordania e a Gerusalemme.
In seguito alla sparizione delle opere d’arte l’amministrazione dell’Icc ha subito avviato le ricerche e il ritrovamento è avvenuto in un’altra area dello stesso edificio.
I 20 pannelli delle opere sono quindi stati ricollocati all’interno della mostra, sotto la protezione della polizia per evitare ulteriori atti di vandalismo.
Il ministero, in una dichiarazione, così si è espresso: “Il ministero degli affari Esteri e degli Espatriati condanna duramente tale atto d’odio. Lo consideriamo un tentativo disperato di mettere a tacere le voci delle vittime palestinesi, così ben rappresentate nella mostra.
“Siamo stati formalmente informati del fatto che il Tribunale sta attualmente conducendo un’indagine su questo grave incidente. Ci aspettiamo un’indagine completa e trasparente, e che misure forti vengano prese al suo termine”.
L’ambasciatore palestinese dei Paesi Bassi e dell’Icc, Rawan Sulaiman, ha espresso preoccupazione per il fatto che un simile atto possa essere avvenuto entro i locali dello stesso Icc.
Rawan Sulaiman ha scritto sui social: “… le opere documentano i crimini dell’occupazione in Palestina, che ricade entro la giurisdizione della Carta di Roma. Ci aspettiamo che il Tribunale, come ci è stato detto, conduca un’indagine trasparente che porti a provvedimenti rigidi.
“Potete immaginare, amici, l’ostilità che dobbiamo affrontare nel nostro lavoro da parte di chi cerca di ostacolare ogni azione che possa contribuire a raggiungere un risultato, che per noi consiste nella giustizia e nella responsabilità.
“Mi sento ferita per il mio amico, l’artista Mohammad Sabaneeh”.
Traduzione per InfoPal di Stefano Di Felice