Oppressione e razzismo, le principali determinanti dell’immigrazione ebraica

MEMO. Di Motasem A Dalloul. I dati diffusi recentemente dal ministro dell’immigrazione israeliano e dall’Agenzia ebraica rivelano che l’immigrazione ebraica in Israele è aumentata del 31% nel 2021. I dati mostrano un aumento del 41% dell’immigrazione dagli Stati Uniti, rispetto ai primi nove mesi del 2020 e un aumento del 55% dalla Francia.

Il considerevole aumento degli immigrati ebrei dagli Stati Uniti e dalla Francia in Israele non è sicuramente avvenuto casualmente, bensì è dovuto a schemi prestabiliti per la politica di immigrazione ebraica gestiti dallo stato sionista in collaborazione con le diverse organizzazioni ebraiche internazionali.

L’immigrazione ebraica ha alimentato il progetto sionista in Palestina, costringendo i palestinesi a lasciare le loro case e sostituendoli con immigrati ebrei per creare lo Stato ebraico di Israele. Tuttavia, questo progetto, fondato su pilastri oppressivi, è basato su sporche determinanti che il primo ministro israeliano Naftali Bennett ha recentemente rivelato.

In una conferenza tenutasi in occasione della settimana dell’immigrazione e dell’assorbimento, Bennett ha affermato che “dalla sua fondazione fino ai giorni nostri, l’immigrazione ebraica ha plasmato il volto della società israeliana e ha creato un mosaico unico, diverso da quanto si possa trovare in qualsiasi altra parte del mondo. Il nostro obiettivo è portare 500 mila immigrati ebrei dalle forti comunità degli Stati Uniti, del Sud America e della Francia”.

Mentre Bennett affermava che la ragione di questo obiettivo era il crescente “razzismo e antisemitismo” contro gli ebrei in tutto il mondo, molti altri osservatori ebrei credono che questa sia solo una facciata. “Il razzismo e l’antisemitismo dilagano in tutto il mondo”, ha affermato Bennett, “questo ci ricorda che Israele è la casa di tutti gli ebrei”.

Parlando con lo scrittore e giornalista israeliano Yossi Melman, già  corrispondente di intelligence e affari strategici per Haaretz, egli mi ha riferito che quando Bennett incoraggia l’immigrazione ebraica in Israele “sta mantenendo le sue promesse”. Nel frattempo, il famoso giornalista israeliano Gideon Levy mi ha detto che Bennett incoraggia l’immigrazione ebraica “per bilanciare la crescita naturale palestinese”.

Sicuramente, questo è uno degli obiettivi più sporchi dell’immigrazione ebraica nello Stato di occupazione di Israele, per diverse ragioni. Il primo è che le autorità israeliane e le agenzie ebraiche stanno lavorando per rendere la popolazione ebraica in Israele più numerosa della popolazione araba al fine di mantenere una maggioranza ebraica. Pertanto, gli arabi continueranno ad essere soggiogati a un’agenda ebraica, che è sempre contro i loro interessi, nonostante loro siano i veri proprietari della terra.

Per fare ciò, le autorità israeliane adottano anche una politica discriminatoria nei confronti dell’espansione della popolazione araba, comprese le restrizioni alla costruzione di nuove case, il trattamento degli arabi come cittadini di seconda classe, l’allentamento delle condizioni di vita quotidiana per gli ebrei, mentre si rende tutto difficile agli arabi , spingendoli fuori dai loro villaggi e quartieri per costruire comunità ebraiche.

I nuovi immigrati ebrei vengono reinsediati nei Territori palestinesi occupati della Cisgiordania e di Gerusalemme, così come nei territori siriani occupati delle alture del Golan. Solo pochi giorni fa, Bennett ha annunciato un importante piano per sviluppare gli insediamenti ebraici nelle alture del Golan occupate e ha affermato che il suo governo sta pianificando di stabilirvi 250 mila coloni ebrei.

In aggiunta a ciò, Liran Friedmann, un giornalista ebreo che scrive per Ynet News, ha affermato che il piano di Bennett di incoraggiare l’immigrazione di 500 mila ebrei in Israele dagli Stati Uniti, dal Sud America e dalla Francia è una forma di discriminazione contro il popolo ebraico dell’Europa orientale, i cui immigrati hanno, secondo lui, contribuito alla prosperità di Israele.

Riferendosi alla richiesta di Bennett agli ebrei degli Stati Uniti, del Sud America e della Francia di emigrare in Israele, Friedmann ha aggiunto: “Questo non è tanto un appello per questi ebrei a farsi avanti, è più un grido di aiuto per salvare il paese dall’’attacco’ di Aliyah (immigrazione ebraica in Israele) dall’Europa orientale”.

Secondo Friedmann, Bennett crede che solo gli immigrati ebrei dagli Stati Uniti, dal Sud America e dalla Francia siano genuinamente e legittimamente ebrei. Egli ha osservato che Bennett ha chiaramente spiegato questo quando ha detto: “L’immigrazione non solo ci rafforza come paese, ma mantiene anche la nostra continua esistenza come ebrei di fronte alla crescente assimilazione, specialmente negli Stati Uniti. Questa è una tendenza che dovrebbe preoccupare ognuno di noi, indipendentemente dall’appartenenza religiosa”.

Per Friedmann: “Israele, nonostante affermi di essere la patria di tutti gli ebrei, continua ancora a dimostrare la sua mentalità razzista e segregazionista nei confronti della diaspora dell’Europa dell’Est. Quelle 20 mila persone che immigrano in Israele dall’Europa dell’Est ogni anno sono fortunate se lo Stato gli concede anche il privilegio di definirsi ebrei”.

Il giornalista ebreo Oren Ziv me lo ha ribadito direttamente: “C’è molto razzismo contro gli immigrati ebrei dall’Europa orientale e da molti paesi come l’Etiopia e l’India. Sono di gruppi diversi. Queste persone possono immigrare in Israele e ottenere passaporti israeliani, ma devono ancora affrontare molti problemi sociali e il razzismo. Il sistema di immigrazione ebraico in Israele è razzista in quanto preferisce gli immigrati bianchi ashkenaziti agli altri”.

Dando ulteriori spiegazioni sul razzismo israeliano e sulla sua relazione con l’immigrazione ebraica menzionata da Bennett, Friedman ha aggiunto: “È difficile essere orgogliosi di così tanti immigrati da Mosca, Tashkent o Minsk, che hanno fatto tanto per lo stato ma non sono così cool e alla moda come i loro coetanei ebrei di Parigi o New York”.

Un altro problema, secondo Ziv, è che la ricchezza e la povertà giocano un ruolo importante nel tema dell’immigrazione ebraica in Israele: “Gli immigrati ebrei dagli Stati Uniti, dal Sud America e dalla Francia sono più benestanti di quelli dell’Europa orientale e dell’Etiopia, che sono poveri. “L’idea dell’occupazione sionista della Palestina, che si basa principalmente sui pretesi insegnamenti dell’ebraismo, è costruita sulla base dell’oppressione e del razzismo, non solo contro i palestinesi che sono i proprietari della terra, ma anche contro gli ebrei che vengono usati come carburante per questo opprimente progetto sionista.

Traduzione per InfoPal di Stefano Di Felice