Nazareth – Quds press. Un’organizzazione israeliana che si occupa di tutela dei diritti umani ha accusato le Autorità israeliane di procedere con molta lentezza e scarsa professionalità per quanto concerne l’apertura e l’iter dei fascicoli d’inchiesta depositati presso la Polizia militare e la Procura generale dell’Esercito israeliano quando vi sono in questione aggressioni ai danni dei palestinesi.
Secondo l’organizzazione “Yesh Din” ciò “rappresenta, in primo luogo, un grave rischio per il normale decorso delle inchieste (influenzate, nella maggior parte dei casi, dal fattore tempo); in secondo luogo, la questione dei ritardi riguarda i processi agli accusati dopo la fine delle indagini”.
Le informazioni in possesso dell’organizzazione che si occupa di diritti umani, sostenute da comprovata documentazione, sono le stesse contenute nel Rapporto dell’Onu redatto dal giudice Goldstone. In esse si sostiene che non è possibile fare affidamento sulle indagini dell’Esercito israeliano quando si tratta di aggressioni ai danni di cittadini palestinesi.
“Yesh Din” ha seguito circa 130 casi di questo tipo. 76 di questi attendono ancora una sentenza della Procura generale: 12 da oltre un anno, 11 casi non hanno ancora visto i capi d’imputazione, mentre in un caso addirittura non è ancora stato aperto il fascicolo, malgrado sia stata già presentata una denuncia in merito.
In 26 casi vi è un ritardo nella sentenza di circa sei mesi-un anno. In altri 18, invece, gli imputati non sono ancora stati portati in giudizio, mentre in altri 8 casi il fascicolo è stato ‘congelato’ su ordine della Procura generale militare.
Per 38 casi trasferiti alla Procura militare negli ultimi sei mesi non è stata emessa alcuna sentenza, e altri 14 sono stati trasferiti dalla Polizia militare alla Procura generale militare affinché venga presa una decisione in merito. Invece, altri 26 fascicoli sono stati già presi in esame: 7 di essi, a distanza di un anno, hanno ricevuto una sentenza, mentre per altri 12 la sentenza è arrivata dopo 6 mesi dal trasferimento alla procura generale militare.
Michael Sfard, dell ‘Organizzazione “Yesh Din”, afferma che “quando ci vogliono anni per sapere i capi d’imputazione, vi sono esigue possibilità di pervenire ad una verità in un giusto tribunale”.
“Quando non vengono rispettati i diritti umani nei territori occupati da parte dell’esercito, il risultato è che se gli accusati non vengono giudicati in un tribunale israeliano lo saranno fuori dal Paese”.
Nel Rapporto dell’Organizzazione israeliana si trovano vari esempi di mancata apertura dei fascicoli da parte della Polizia militare o di ritardi da parte della Procura militare nella presentazione dei capi d’imputazione.
Il 10 novembre 2006, venne fermato un gruppo di 16 palestinesi nella cittadina di az-Zawiya; alcuni di essi furono aggrediti dai militari, ammanettati e bendati; quindi venne presentata alla Polizia militare, da parte dell’Organizzazione “Yesh Din”, una denuncia contro gli aggressori; il 3 dicembre 2007 giunse comunicazione a “Yesh Din” che il fascicolo era stato trasferito alla Procura generale militare, in attesa di decisione; tuttavia ad oggi non è stata emessa alcuna sentenza.
Altro esempio. Il 18 marzo 2007, l’esercito israeliano ha aggredito uno studente universitario di Hajiz Hawara, il quale a seguito dell’aggressione ha riportato considerevoli danni fisici e psicologici: ad oggi, l’inchiesta non è stata trasferita dalla Polizia militare alla Procura generale militare, quindi non vi è ancora in merito alcuna sentenza.
Il 12 dicembre 2008, un ragazzino palestinese di 14 anni è stato ferito da colpi di arma da fuoco dell’esercito israeliano. L’organizzazione “Yesh Din” ha presentato una denuncia, ma ancora la Procura generale militare non ha aperto alcuna inchiesta.