Oxfam: I fondi promessi per Gaza potrebbero impiegare decenni per arrivare alla popolazione

Memo. Dopo la conferenza dei donatori organizzata al Cairo, che ha promesso aiuti milionari per ricostruire la Striscia di Gaza, la Oxfam International ha dichiarato che purtroppo questo denaro potrebbe impiegare decenni per arrivare alla popolazione palestinese.

“La maggior parte dei fondi promessi alla conferenza internazionale dei donatori per la ricostruzione di Gaza giacerà nelle banche per decenni prima di arrivare alla popolazione”, ha dichiarato l’Oxfam durante una conferenza stampa.

Secondo la confederazione internazionale, i fondi potrebbero aiutare la popolazione della Striscia solo qualora “le restrizioni sulle importazioni imposte ormai da anni da Israele dovessero essere rimosse”.

Nel fine settimana, i donatori provenienti da 50 paesi hanno impegnato miliardi di dollari per la ricostruzione di Gaza: la metà verrà impiegata per la riedificazione di case, scuole e altri edifici distrutti dalle forze di occupazione israeliane nei 51 giorni di conflitto nella Striscia.

L’Oxfam ha stimato che, con il regime attuale di restrizioni sulle importazioni, “ci potrebbero volere oltre 50 anni per costruire le 89 mila nuove case, le 226 scuole e strutture sanitarie, le fabbriche, le infrastrutture idrauliche e i servizi sanitari di cui la popolazione di Gaza ha bisogno immediatamente”.

La Direttrice regionale dell’Oxfam, Catherine Essoyan, ha poi aggiunto: “Se i donatori non faranno pressioni per porre fine al blocco imposto su Gaza, molti bambini sfollati saranno ormai nonni quando le loro case e scuole saranno ricostruite”.

Nei 51 giorni di conflitto, le forze israeliane hanno distrutto vite umane, mezzi di sostentamento e servizi essenziali; al momento oltre 100 mila persone sono sfollate e 450 mila non hanno acqua corrente.

“Le agenzie umanitarie forniscono assistenza per tamponare le emergenze, ma per la ricostruzione e lo sviluppo a lungo termine, il denaro non è sufficiente”, ha sottolineato Catherine Essoyan, aggiungendo che “queste resteranno vuote promesse se non ci sarà, da parte dei donatori, la garanzia del fatto che i i fondi saranno effettivamente consegnati”.

Ha anche ricordato che la popolazione di Gaza verrà esposta a ulteriori sofferenze se la ricostruzione non inizierà subito. “L’inverno è alle porte e chi non ha una casa non può permettersi di aspettare”.

A proposito del blocco imposto da Israele su Gaza, l’Oxfam ha dichiarato: “Per la ricostruzione, servono circa 700 mila carichi di materiale, tra calcestruzzo, cemento e barre in acciaio. Nei primi sei mesi del 2014, Israele ha consentito l’accesso di soli 1.100 carichi al mese. Di questo passo, ci vorrebbero oltre 50 anni per far entrare tutto il materiale necessario alla ricostruzione”.

L’Oxfam ha poi sottolineato l’esigenza di arrestare l’aggressione israeliana ai danni di Gaza, dichiarando che “è necessario un intervento immediato della comunità internazionale affinché in futuro non sia più necessario procedere alla ricostruzione e per elaborare una strategia a lungo termine di uscita dalla crisi”.

Catherine Essoyan ha ribadito: “Non possiamo permettere che continui questo ciclo di distruzione atroce e oneroso. È la terza volta in sei anni che la comunità internazionale si impegna nella ricostruzione di Gaza dopo un conflitto. È giunto il momento di risolvere le cause alla radice, definitivamente”.

Ha poi aggiunto: “Alla popolazione di Gaza non dobbiamo garantire solo aiuti, ma anche e soprattutto diritti”.

Traduzione di Romana Rubeo