PALESTINA – ISRAELE
Non posso dire di non sapere
Allinizio degli anni 90, Edna Zaretsky, una donna ebrea cittadina di Israele, affermava con queste parole che proprio dalla storia di sofferenza ed agonia del suo popolo aveva imparato a diventare sensibile alle sofferenze umane del popolo palestinese e come altre e altri da allora ha continuato a denunciare la violenza che sta togliendo ogni prospettiva di vita nei Territori palestinesi, ma che rovina anche la società israeliana.
La situazione è ogni giorno più grave e anche tutte e tutti noi abbiamo la responsabilità di non voltare la testa. Accadono fatti terribili e non possiamo dire di non sapere:
– Gli attacchi dellesercito israeliano nella Striscia di Gaza hanno causato nelle ultime settimane decine di vittime civili; cè stata una strage su una spiaggia; altre bambine, bambini, intere famiglie sono state uccise mentre passavano per strada, colpite accidentalmente dai missili con cui il governo di Israele si arroga il diritto di compiere delle esecuzioni mirate.
– In questi giorni cè stata una ennesima prova di forza nella spirale degli scontri: un gruppo armato palestinese ha preso prigioniero un soldato israeliano e per rilasciarlo ha chiesto la liberazione delle donne e dei bambini palestinesi detenute/i nelle carceri israeliane; Israele sta rispondendo con loperazione che ha chiamato Pioggia destate: incursioni in Cisgiordania e Gaza, 8 ministri e 23 parlamentari di Hamas sequestrati, ponti bombardati, distrutta la centrale che fornisce il 60% dellelettricità nella Striscia di Gaza, oltre settecentomila persone senza corrente e senzacqua, gli ospedali sullorlo del collasso, la minaccia continua di nuovi attacchi.
– Ma di fatto una vera e propria catastrofe umanitaria è già in corso a Gaza come in Cisgiordania: lo Stato di Israele ha congelato, arbitrariamente ed illegalmente, i dazi doganali ed i fondi che appartengono ai palestinesi e si rifiuta di trasferirli allAutorità Nazionale Palestinese. Ad aggravare ulteriormente la già drammatica situazione cè stata la decisione dellUnione Europea di interrompere i trasferimenti economici allAutorità Nazionale Palestinese, un fatto straordinariamente grave non solo dal punto di vista politico, ma anche e soprattutto da quello umanitario. Le proteste e le pressioni dei gruppi e dei movimenti che si sono attivati a sostegno dei diritti del popolo palestinese hanno indotto i governi europei a riaprire qualche canale di finanziamento: ma con una lentezza intollerabile a fronte del dramma quotidiano di chi non ha più risorse per sopravvivere.
– I governi dei paesi dellUnione Europea si rendono così complici dello strangolamento della popolazione civile palestinese. Da mesi, ormai, lAutorità palestinese non è in grado di pagare gli stipendi dei propri dipendenti. Questo riguarda tutto il personale, ma il dramma più grave che si sta affrontando è lEmergenza Sanitaria. Da anni la sanità palestinese deve affrontare le terribili emergenze provocate dalla violenza delloccupazione israeliana: ospedali bombardati, ambulanze mitragliate, medici ed infermieri assassinati. Nonostante tutto gli operatori sanitari stanno continuando a lavorare per alleviare le sofferenze del proprio popolo; ma ora nemmeno la loro abnegazione è più sufficiente. Negli ospedali della Palestina occupata, i pazienti gravi iniziano a morire per mancanza di medicinali e tutte le organizzazioni internazionali confermano che la situazione è prossima al disastro umanitario.
– Nonostante la sentenza della Corte Internazionale dellAia che ne ha dichiarato lillegittimità già da due anni, continua la costruzione dellormai famoso Muro della Vergogna e della Segregazione: un mostro che ha divorato e sta divorando terreni fertili, che ha diviso le famiglie palestinesi, che ostacola qualsiasi atto di vita quotidiana (andare a scuola, al lavoro, in ospedale, a trovare i propri familiari ): un muro che nei fatti ha reso quasi quattro milioni di donne e uomini palestinesi ostaggi nelle mani dello Stato dIsraele. Il rifornimento dei beni di prima necessità (latte, farina, benzina ) dipende ormai dalla volontà israeliana: in varie zone della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, i militari israeliani lasciano passare a singhiozzo appena qualche camion e le risorse alimentari a disposizione della popolazione palestinese stanno diventando veramente limitate.
– I Territori Occupati sono diventati mega-prigioni controllate via aerea, dal mare e per terra dallesercito israeliano. Ma anche allinterno di Israele i diritti umani delle/dei cittadine/i palestinesi non sono riconosciuti: una recente sentenza della Corte Suprema ha negato loro il diritto al ricongiungimento familiare e decine di donne sono state allontanate a forza dai loro figli e mariti e sono state espulse dal paese. Siamo di fronte ad una nuova fase della pulizia etnica che lo Stato dIsraele sta portando avanti scientificamente, una pulizia etnica che finora ha significato più di 4 milioni e mezzo di profughi palestinesi. Lo Stato dIsraele vuol cancellare il diritto allesistenza non solo di uno stato palestinese, ma dellintero popolo palestinese.
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Basta Stragi – Basta Silenzi – Basta occupazione militare
Liberare le/i palestinesi Liberare il soldato israeliano
Di fronte allennesima violenta aggressione dellesercito israeliano nei confronti della popolazione palestinese e dei suoi legittimi rappresentanti, ci rivolgiamo al Governo italiano richiamandolo al dovere istituzionale di
intervenire con determinazione in ogni sede dip
lomatica per il ripristino della legalità internazionale e per garantire la protezione della popolazione civile in Palestina
intervenire anche presso il Governo di Israele per richiedere il rispetto delle Risoluzioni dell’Onu, della sentenza della Corte Internazionale dell’Aia circa l’illegittimità del Muro di separazione, delle Convenzioni di Ginevra a tutela dei Diritti Umani
interrompere immediatamente il boicottaggio economico nei confronti del Governo palestinese, boicottaggio che concorre a mettere in pericolo la stessa sopravvivenza di donne e uomini in Palestina
Donne in nero della Casa delle Donne di Torino
Per contatti e informazioni: e-mail casadelledonne@tin.it
oppure rivolgersi il giovedì dalle 16 alle 19 alla Casa delle Donne di Torino,
v. Vanchiglia 3, tel. 011-8122519 e tel/fax 011-837479
f.i.p. 30/06/06
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Liberare le/i palestinesi Liberare il soldato israeliano
Di fronte allennesima violenta aggressione dellesercito israeliano nei confronti della popolazione palestinese e dei suoi legittimi rappresentanti, ci rivolgiamo al Governo italiano richiamandolo al dovere istituzionale di
intervenire con determinazione in ogni sede diplomatica per il ripristino della legalità internazionale e per garantire la protezione della popolazione civile in Palestina
intervenire anche presso il Governo di Israele per richiedere il rispetto delle Risoluzioni dell’Onu, della sentenza della Corte Internazionale dell’Aia circa l’illegittimità del Muro di separazione, delle Convenzioni di Ginevra a tutela dei Diritti Umani
interrompere immediatamente il boicottaggio economico nei confronti del Governo palestinese, boicottaggio che concorre a mettere in pericolo la stessa sopravvivenza di donne e uomini in Palestina
Torino, 30 giugno 2006
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