Da http://www.tlaxcala.es/pp.asp?reference=1759&lg=it Palestina sull’orlo della guerra civile? |
Nigel Parry, 15 dicembre 2006 Tradotto da Gianluca Bifolchi |
Da quando le elezioni palestinesi del 25 Gennaio 2006 hanno decretato una grande vittorio per Hamas, Fatah ed i suoi alleati USA ed israeliani hanno lavorato per destabilizzare il governo democraticamente eletto. Hamas meritava davvero una possibilità dopo un anno di tregua unilaterale di fronte agli assassinii mirati dei suoi leader da parte di Israele, le massicce confische di terra palestinese e l’incessante brutale e quotidiana occupazione militare. E certamente meritava l’opportunità dopo sette anni di miseri fallimenti da parte di Fatah nel "processo di pace", che hanno lasciato nient’altro che una eredità di terra sotto continua colonizzazione mentre i dirigenti di Fatah si dedicavano ad una sfacciata corruzione ed un’aperto cedimento agli USA e a Israele.
Lo sbocco finale ed ovvio di questi mezzi brutali e fondamentalmente inumani è la guerra civile. Se schiacciate la popolazione così a lungo, ed impiegate la potenza militare combinata di Israele e USA — nel tentativo di dissotterrare un fallito e corrotto partito da opporre ad un governo democraticamente eletto — alla fine i puntelli fasulli che avete posto cominceranno a cedere e la terrà inizierà a tremare. E la guerra civile costituisce l’ovvia direzione verso cui le cose si stanno dirigendo ora. Scuotendo le sbarre della gabbia La lotta attuale è stata preceduta da diversi eventi i cui dettagli non sono del tutto chiari. In Palestina è spesso difficile discernere se la violenza salta fuori da motivi politici o tribali perché la pressione complessiva della violenza dell’incessante occupazione israeliana su ogni anima palestinese ha l’effetto di rendere confuso il confine tra la rabbia e l’uso delle armi. Ma l’ovvia e disperata spinta ad agire rapidamente per intervenire ed affrontare il problema principale di ridurre la violenza sul terreno non viene presa in considerazione. I Palestinesi barcollano dopo un secolo di sistematica distruzione del loro modo di vita ad ogni possibile livello. Invece di gettare benzina sul fuoco come l’alleanza USA-Israele-Fatah sta facendo, ed invece di discutere del prezzo del petrolio, come la comunità internazionale ha fatto per tutta intera la storia di questo conflitto, dobbiamo riconoscere che gli eventi stanno raggiungendo il punto in cui una sola goccia basterà a far traboccare il vaso. "Tempi interessanti" E’ strano, in questo mondo di viaggi spaziali, correzione della vista attraverso il laser, e campagne di marketing da milioni di dollari che si indirizzano alla popolazione con inquietante precisione, pochi sembrano capire che l’adagio "niente di nuovo" in Medio Oriente può solo portare più sofferenza, morte, e che il momento per agire era ieri. La massima cinese frequentemente citata ci condanna a vivere in "tempi interessanti". La grande speranza che tutta la gente di cuore dovrebbe avere, mentre guardiamo a questi eventi che si dipanano in Palestina, è che il futuro del nostro mondo si distingua per pace e creatività, piuttosto che per guerre e distruzione, che sembra essere la via diplomatica preferita. Che la tempesta possa calmarsi o no non è, chiaramente, una materia da lasciare ai diplomatici. Nigel Parry è uno dei co-fondatori di Electronic Intifada |