Palestine Chronicle: “Quel che dovete sapere a proposito del piano di annessione israeliano”

Palestine ChronicleIl primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu dovrebbe annunciare l’annessione, da parte di Israele, di quasi il 30% di tutta la Cisgiordania occupata palestinese.

Nonostante l’iniziativa sia considerata una palese violazione del diritto internazionale e della Quarta Convenzione di Ginevra, Israele sta comunque portando avanti il piano a causa del sostegno incondizionato che sta ricevendo dall’amministrazione Donald Trump.

Cos’è l’annessione?

Annessione è il termine utilizzato quando uno stato decide unilateralmente di dichiarare e trasferire la sua sovranità politica, legale e militare in una porzione di terra che appartiene già ad un altro stato.

Dopo la II Guerra Mondiale, le Nazioni Unite hanno sempre respinto con forza questa pratica, dichiarando illegale l’annessione che utilizza la forza militare.

Un esempio recente è stata l’annessione della penisola ucraina della Crimea da parte della Russia, nel 2014. Mentre gli USA hanno respinto con veemenza questa azione russa, sostengono invece appieno quella israeliana.

Perché Israele è interessata ad annettere parti della Cisgiordania? 

Nel corso degli ultimi mesi, Netanyahu ha più volte promesso di annettere zone dei Territori palestinesi, tra cui ampie aree della Cisgiordania già occupata e parti della strategica Valle del Giordano.

L’impegno del primo ministro israeliano è apparso, all’inizio, come una mossa disperata per fare appello all’elettorato di destra ormai spaccato, dopo tre elezioni generali tenute in un solo anno.

Dapprima Netanyahu ha parlato di annettere le colonie ebraiche che, tuttavia, sono illegali in base al diritto internazionale, in quanto edificate su terre palestinesi occupate o rubate.

Ma l’idea ha iniziato a prendere forma concretamente a seguito dell’annuncio dell’amministrazione Trump del cosiddetto Accordo del Secolo, il 28 gennaio, che permette ad Israele di confiscare parti dei Territori palestinesi occupati, e concede ai Palestinesi uno “stato” nelle zone frammentate di tutto quel che resta della Cisgiordania.

Quali cambiamenti porterà sul terreno l’annessione? 

L’annessione di circa un terzo della Cisgiordania occupata significa che Israele potrebbe considerare ufficialmente le terre palestinesi appena annesse parte dello stato di Israele, come già avvenuto per l’annessione illegale di Gerusalemme est e delle alture del Golan, occupate da Israele nel 1980 e nel 1981.

Annessione significherebbe anche che circa il 4,5 % della popolazione palestinese della Cisgiordania dovrà vivere in enclave scollegate tra loro, all’interno dei territori annessi.

Per quanto riguarda il cosiddetto processo di pace, anche la leadership palestinese più compromessa troverebbe difficile, se non impossibile, negoziare un accordo di pace con Israele quando gran parte dei Territori occupati, compresa Gerusalemme est, non fanno più parte dei negoziati.

Come ha reagito la comunità internazionale al piano di annessione israeliano? 

Nazioni Unite:

“Il diritto internazionale è chiarissimo: l’annessione e le conquiste territoriali sono proibite dalla Carta delle Nazioni Unite”, ha dichiarato lo scorso 20 giugno Michael Lynk, esperto indipendente delle Nazioni Unite per i diritti umani nei territori palestinesi.

“L’annessione è illegale. Punto”, ha affermato il 29 giugno Michelle Bachelet, l’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, aggiungendo che “qualsiasi annessione. Sia che si tratti del  30% della Cisgiordania, sia che si tratti del 5%” è illegale, invitando Israele ad “ascoltare i propri ex-alti funzionari e generali, nonché la moltitudine di voci in tutto il mondo, avvertendoli di non procedere su questa strada pericolosa”.

Gli Stati Uniti:

Il Segretario di stato USA Mike Pompeo ha dichiarato il 22 aprile che spetta unicamente ad Israele annettere o meno parti della Cisgiordania, affermando che Washington avrebbe dato il proprio parere, ma solo in privato, al governo israeliano.

“Per quel che concerne l’annessione della Cisgiordania, gli israeliani alla fine prenderanno le proprie decisioni… Questa è una decisione israeliana. E lavoreremo a stretto contatto con loro per condividere le nostre opinioni, ma privatamente”, ha detto Pompeo ai giornalisti.

L’ambasciatore americano in Israele, David Friedman, ha riferito in un’intervista rilasciata al quotidiano Israel Hayom il 6 maggio scorso, che Washington è pronta a riconoscere la sovranità israeliana nelle “zone contese” qualora Netanyahu continuasse con il suo piano di annessione.

“Noi non ne stiamo dichiarando la sovranità, ma piuttosto Israele, e quindi saremo pronti a riconoscerla”, ha detto Friedman.

Unione Europea:

EuroNews ha riferito il 24 giugno che oltre 1.000 parlamentari di 25 paesi europei hanno sottoscritto un comunicato in opposizione a qualsiasi annessione unilaterale da parte di Israele dei territori della Cisgiordania. I legislatori hanno espresso il proprio sostegno alla posizione del rappresentante dell’Unione Europea per la politica estera, Josep Borrell, secondo cui l’annessione “non potrebbe avvenire senza contestazioni”.

Il comunicato dei parlamentari europei esprime “gravi preoccupazioni” per il “piano di pace” dell’amministrazione Trump tra Israele e Palestinesi e per l’imminente prospettiva di una annessione israeliana dei territori della Cisgiordania.

Il massimo rappresentante dell’Unione Europea aveva messo in guardia Israele il 19 maggio scorso per l’annessione, insistendo sul fatto che l’UE non avrebbe riconosciuto alcun cambiamento nelle linee di confine del 1967 che non sono state concordate nei vari accordi di pace tra Israele e i Palestinesi.

“Il diritto internazionale è un pilastro fondamentale dell’ordine mondiale basato su regole. A questo proposito, l’UE ed i suoi stati membri ribadiscono che non riconosceranno nessun cambiamento dei  confini stabiliti nel 1967, a meno che non siano concordati tra Israeliani e Palestinesi”, ha aggiunto Borrell.

La Lega Araba:

Il presidente della Lega Araba, Ahmed Aboul Gheit, aveva detto il 24 giugno, durante un incontro ad alto livello delle Nazioni Unite, che l’annessione israeliana di aree della Cisgiordania avrebbe riacceso le tensioni e messo in pericolo la pace nel Medio Oriente, e che potrebbe innescare “una guerra religiosa all’interno e al di fuori della nostra regione”.

Gheit, segretario generale dell’organizzazione composta da 22 membri, ha ribadito che l’annessione avrebbe anche “ripercussioni più ampie sulla sicurezza internazionale in tutto il mondo”.

“Se attuati, i piani di annessione di Israele non pregiudicherebbero soltanto le possibilità di pace esistenti, ma anche qualsiasi prospettiva di pace per il futuro”, ha detto.

Cina:

Da parte sua, la Cina ha rifiutato i piani di annessione israeliani.

Durante un’intervista con l’agenzia ufficiale della stampa palestinese WAFA, l’ambasciatore cinese in Palestina Guo Wei ha ripetuto il rifiuto del suo paese dell’annessione di terre della Cisgiordania occupata da parte di Israele e di qualsiasi altra misura unilaterale che comprometta la pace e la stabilità.

In precedenza, il ministero degli Esteri cinese Wang Yi aveva chiesto, durante una video-conferenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite tenutasi il 24 giugno, una giusta e completa soluzione della questione palestinese.

“La questione della Palestina è sempre stata al centro della questione del Medio Oriente e una soluzione giusta e ragionevole è un prerequisito per la pace e la sicurezza durature nella regione”, ha detto Wang.

Traduzione per InfoPal di Aisha Tiziana Bravi