Palestinese candidato all’Oscar fermato a Los Angeles

Ma’an-Reuters. Di Alex DobuzinskisIl palestinese candidato all’Oscar che è stato fermato e minacciato di deportazione a Los Angeles afferma che l’esperienza è “all’ordine del giorno” per i palestinesi in Cisgiordania.

Imad Burnat, il cui “5 Broken Cameras ” è in competizione per l’Oscar nella categoria “miglior documentario”, ha dichiarato che i funzionari dell’immigrazione degli Stati Uniti hanno preso in consegna lui, sua moglie e suo figlio di 8 anni quando sono arrivati all’aeroporto internazionale di Los Angeles dalla Turchia, martedì sera.

Burnat  ha dichiarato che “I funzionari dell’immigrazione mi hanno chiesto la prova che sono stato nominato per un Academy Award … e mi hanno detto che se non potevo provare il motivo della mia visita, mia moglie Soraya, mio figlio Gibreel ed io saremmo stati rispediti in Turchia il giorno stesso”.

E ha aggiunto che “anche se questa è stata una spiacevole esperienza, ma ciò è all’ordine del giorno per i palestinesi,
in tutta la Cisgiordania. Ci sono più di 500 posti di blocco israeliani, blocchi stradali, e altre barriere alla libera
circolazione in tutta la nostra terra, e non a uno solo di noi è stata risparmiata l’esperienza che la mia famiglia ed io abbiamo sperimentato ieri”.

“Il nostro è stato un esempio molto piccolo di quello che la mia gente affronta ogni giorno”.

Il regista Michael Moore, Premio Oscar come documentarista, membro dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, ha postato martedì sera su Twitter messaggi che spiegano il suo intervento per aiutare a risolvere la situazione: “Anche se Burnat ha esibito l’invito per l’Oscar che i candidati ricevono, non è stato sufficiente ed è stato minacciato di essere rimandato in Palestina. A quanto pare gli agenti dell’immigrazione e dogana non si
capacitavano di come un palestinese potesse essere candidato all’Oscar. Imad mi ha mandato un sms per ricevere aiuto… Ho telefonato i responsabili degli Oscar che hanno chiamato gli avvocati. Ho detto a Imad di dare ai funzionari il mio numero di telefono e di dire il mio nome un paio di volte”.

Burnat ha detto che lui e la sua famiglia sono stati trattenuti per circa un’ora.

I funzionari americani hanno evitato di commentare l’accaduto, citando la legge sulla privacy.

“I viaggiatori possono essere sottoposti a ulteriori controlli per una serie di motivi che includono la verifica dell’identità,
l’intenzione del viaggio, e la conferma di ammissibilità”, ha dichiarato la “US Customs and Border Protection” in un comunicato. “Gli Stati Uniti sono stati, e continuano ad essere, una nazione accogliente”.

Burnat, un agricoltore, è il regista amatoriale di “5 Broken Cameras”, che documenta cinque anni di proteste contro espropri da parte delle forze israeliane e dei coloni ebrei nel suo villaggio di Bil’in, nella Cisgiordania occupata. E’ stato co-diretto dall’attivista e regista israeliano Guy Davidi.

E’ il primo film palestinese ad essere nominato quale Miglior Documentario agli Oscar, secondo i rappresentanti del  film.

“5 Broken Cameras ” è uno dei cinque film nominati per l’Oscar nella categoria documentari. Uno dei suoi concorrenti è il film israeliano “The Gatekeepers”, che affronta il tema del decennale conflitto in Medio Oriente attraverso gli occhi dei sei ex alti dirigenti dei servizi segreti israeliani.

Gli Oscar, i più alti riconoscimenti del cinema, saranno presentati domenica a Hollywood.

Traduzione per InfoPal a cura di Edy Meroli