Palestinese con cancro lotta per sopravvivere in carcere israeliano

Nablus-PIC. E’ stato lanciato l’allarme a causa del deterioramento delle condizioni di salute di Bassam al-Sayeh, prigioniero palestinese malato di cancro nel carcere israeliano di Gilboa.

“Lo stato di salute di Bassam ha preso una brutta piega”, ha affermato sua moglie Mona, alla quale è stato recentemente vietato dalle autorità israeliane di visitare il marito.

Parlando con AlHurria News, Mona ha affermato che suo marito è mantenuto prigioniero a Gilboa, dove è stato soggetto a maltrattamenti e repressioni quotidiane da parte delle autorità carcerarie israeliane, che lo accusavano di essere in possesso di un cellulare.

Mona ha affermato che non è riuscita a visitare suo marito, il quale l’ha aggiornata, attraverso una telefonata, affermando di essere “estremamente esausto”.

La famiglia di Sayeh lo ha visitato l’ultima volta il 16 gennaio 2019, per tenere d’occhio le sue condizioni di salute.

“Ho viaggiato all’estero per stare accanto a mia sorella malata prima di ricevere una telefonata da Bassam, che mi ha detto che sta sentendo dolori lancinanti”, ha affermato Mona. “Il dolore che sto sentendo è al di là di ogni descrizione”.

“Non vedo Bassam da aprile 2018”, disse Mona. “Ho ricevuto un permesso per visitarlo prima della mia partenza. Spero di poterlo visitare il mese prossimo”.

“Quando ho parlato per la prima volta con Bassam, la sua voce sembrava eccessivamente esausta. Non poteva né stare in piedi né camminare. Ora riesce a malapena a muoversi e per andare in bagno usa un deambulatore”.

Bassam, 44 anni, è stato rinchiuso nella prigione di Gilboa,dopo essere stato trasferito dal carcere di Ramla. Secondo quanto riferito, è stato sottoposto a condizioni di prigionia deplorevoli.

A Bassam è stato diagnosticato un osteosarcoma e tumori ematologici, insieme a infezioni critiche nei suoi polmoni e disturbi cardiovascolari.

È detenuto senza processo, nelle carceri israeliane da tre anni. Il procuratore militare ha chiesto che venga condannato a due ergastoli e 30 anni di prigione per l’accusa di coinvolgimento nell’attacco di Itamar del 2015, che ha portato alla morte di due coloni residenti in colonie costruite sulla terra palestinese occupata.

Traduzione per InfoPal di F.H.L.