Palestinesi di Brasile: liberi di sostenere la Patria.


Di Angela Lano.

Khaled Naser Hilal è il presidente dell’Associazione dei Palestinesi di Brasilia, che ha sede nella capitale dello stato federale.

In un’intervista con Infopal, Khaled ha raccontato qual è la situazione della comunità palestinese in Brasile.

“Siamo circa 33 mila, musulmani e cristiani. 2000 vivono a Brasilia, il resto in diversi stati della Federazione brasiliana: San Paolo, Rondonia, Mato Grosso, Bahia. Soprattutto negli stati del sud. Proveniamo prevalentemente dalla Cisgiordania. Sono pochi quelli arrivati dalla Palestina del ’48 e dalla Striscia di Gaza”.

Come siete organizzati?

“In associazioni, a loro volta raggruppate in un’unica federazione: la Federazione dei Palestinesi di Brasile. Siamo molto uniti, nonostante le differenze religiose e politiche. Il nostro obiettivo è il sostegno alla Palestina e ai diritti del nostro popolo. Le uniche differenziazioni sono di tipo ‘giuridico’: qui in Brasile ci sono palestinesi con visto brasiliano permanente, in attesa di visto permanente e naturalizzati brasiliani. Soltanto questi ultimi riescono a recarsi in Palestina. Per gli altri non è possibile, in quanto gli israeliani non li lasciano entrare”.

E’ difficile ottenere visti permanenti o cittadinanza, in Brasile?

“No. Non è per nulla complicato ottenere il passaporto brasiliano. Già dopo due anni di permanenza regolare, cioè, con visto, si può far domanda di cittadinanza. Inoltre, il fatto importante è che il Brasile non ostacola il possesso della doppia nazionalità”.

Quindi vi trovate bene in Brasile? Siete stati accolti positivamente?

“Sì. La maggior parte di noi è ben integrata e parla correttamente portoghese. Compreso il 90% dei rifugiati palestinesi giunti dall’Iraq. Stanno lavorando in ristoranti, negozi e in imprese avicole che commerciano con l’Arabia Saudita. La nostra comunità li ha accolti e aiutati. C’è ancora un gruppo di 15 profughi che dipende totalmente dall’Acnur, l’Agenzia Onu per i Rifugiati, e ha qualche problema. Ma si risolverà tutto per il meglio, ne sono sicuro.

Questo è un Paese democratico e accogliente. Inoltre, la maggioranza della società e dei partiti di centro-sinistra e di sinistra appoggia la nostra causa. Ci sostiene. Ne abbiamo avuto una prova, per esempio, quest’inverno, durante la guerra israeliana contro Gaza: abbiamo organizzato tre grandi manifestazioni –una davanti al Congresso nazionale, una davanti all’ambasciata d’Israele e un’altra al ministero degli Esteri di Brasilia. Nessuno ci ha ostacolati. Anzi, la ‘bancade’ (il gruppo, la lobby, ndr) dei parlamentari arabo-brasiliani ci ha sostenuto”.

La Israel-lobby non vi ha attaccati?

“No. Ripeto: questo è un Paese democratico e nessuno si sogna di impedire ad alcuno libere manifestazioni. Inoltre, la lobby pro-Israele non può ostacolarci. Abbiamo un solido appoggio in Parlamento. Loro sono più forti in ambito governativo. Infatti, avevano tentato di bloccare la legge che istituisce la ‘Giornata per la Palestina’, celebrata il 29 novembre, ma non ci sono riusciti. La ‘bancade araba’ nel Parlamento federale è molto forte e non ha permesso loro di impedire il varo della legge. Noi festeggiamo anche il 15 novembre – proclamazione dello stato palestinese – e il 26 settembre – la Giornata degli Immigrati”.  

(Fine 3a parte)

Per leggere le altre due puntate:

Con la patria nel cuore: i palestinesi di Brasile.

Un altro mondo: Brasile, la 'lobby' dei deputati pro-Palestina.

 

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