Palestinesi fedeli all’identità nonostante i tentativi israeliani di cancellarla

Al – Manar. Di Marwa Haidar. “Sono di Umm Khaled, in Palestina”, dice Abu Hammad, 70 anni, insistendo sul nome arabo del villaggio. “Ma ora si chiama in un altro modo, che non conosco, un nome falso”, aggiunge. Si rivolge a suo figlio 39enne, chiedendogli il nome attuale: “Netanya”, risponde con rammarico il giovane uomo.

Umm Khaled è uno dei tanti villaggi palestinesi il cui nome è stato modificato dai sionisti in seguito all’occupazione della Palestina del 1948.

Il nemico sionista si è dato molto da fare, il 15 maggio 1948, in seguito alla Nakba (catastrofe), per dare nomi ebraici ai villaggi e alle città prese dalle sue forze di occupazione.

“Mi dispiace dirlo”, aggiunge Ahmad, “ma ci sono oggi dei palestinesi e degli arabi che si attengono ai nomi ebraicizzati senza conoscere gli originali.”

Facendo una piccola ricerca nei nomi di villaggi e città palestinesi, si scopre che molti di questi nomi sono stati rimossi. Il villaggio palestinese di Ayla ha avuto il nome modificato in Eilat.

Oltre a Umm Khaled e a Aylat, ci sono Safed, al-Quds, Bisan, Asqalan e molti altri… I nomi di questi villaggi sono stati cambiati rispettivamente in Tzfat, Yerushaláyim, Beit She’an e Ashkelon.

Tentativi di giudaizzazione

Secondo lo scrittore palestinese Yassir ‘Ali “la trasformazione dei nomi di villaggi e città palestinesi  da arabi a ebraici è un tentativo di giudaizzazione della Palestina.” In un’intervista pubblicata sul sito di al-Manar, ‘Ali spiega come tali tentativi di giudaizzazione siano destinati al fallimento.

“Dal mio punto di vista, il fatto di cambiare i nomi di villaggi e città non corrisponde a una giudaizzazione di fatto”. Egli preferisce pertanto riferirsi a tali atti come a furti, piuttosto che parlare di giudaizzazione.

“Non è esatto parlare di ebraicizzazione, in questi casi, in quanto il termine comprende un aspetto religioso: e le religioni non permettono di calpestare i diritti degli altri. Possiamo invece chiamare tali atti ‘furti’, dal momento che gli ebrei hanno rubacchiato qualsiasi cosa del patrimonio palestinese”.

In questo contesto ‘Ali spiega che i furti non si limitano ai nomi di villaggi e città. “Il nemico israeliano ha tentato con tutti i mezzi di cancellare alcuni pezzi del nostro patrimonio, rubarne altri e attribuirsi il resto, con lo scopo di cancellare la Palestina dalla carta geografica”, ha dichiarato.

Il curricolo di giudaizzazione

‘Ali racconta che l’entità sionista ha tentato di combattere i palestinesi anche attraverso i programmi scolastici, dandone alcuni esempi.

“Il nemico israeliano ha cancellato il termine ‘Nakba’ dai programmi. Tale giorno è considerato dall’entità sionista una festa nazionale che celebra l’indipendenza”.

“Loro (le Forze di occupazione israeliane) hanno pure ordinato agli studenti palestinesi dei territori occupati nel 1948 di stare in piedi durante l’esecuzione dell’inno sionista”.

Biblioteche palestinesi saccheggiate

‘Ali racconta che a partire dalla Nakba migliaia di libri palestinesi sono stati sottratti dalle biblioteche da parte delle Forze di occupazione israeliane. “I libri rappresentano la cultura di un popolo. L’entità sionista ha saccheggiato le biblioteche per cancellare la cultura e l’identità palestinesi”.

Anche il falafel è ebraicizzazione

Anche il cibo palestinese subisce la medesima sorte. “Gli israeliani considerano il falafel parte della loro eredità, e lo presentano come cibo nazionale israeliano”.

Ebraicizzazione destinata al fallimento

Ma Yassir ‘Ali ritiene che tali atti siano destinati al fallimento, dal momento che “l’entità sionista non ha un’identità e non possiede un patrimonio storico. Gli israeliani non hanno identità, questo è il loro problema, in Palestina. Sono solo delle persone arrivate di notte a prendersi la terra e ad espellere il popolo”.

“L’ostacolo dell’entità sionista è dato dal fatto che essa non ha origini, in Palestina. Fino ad ora non sono riusciti a trovare alcuna traccia del presunto tempio di Salomone, ne’ si sono trovate tracce  riferibili al presunto periodo in cui dicono di aver vissuto in Palestina”, aggiunge ‘Ali.

“L’identità si forma e si costruisce nel tempo, non può essere creata in maniera improvvisata. Gli israeliani hanno tentato di crearsi una presunta identità appropriandosi in realtà dell’identità palestinese”.

“La giudaizzazione è destinata a fallire. Esiste una resistenza che considera tale entità un virus di cui liberarsi”.

“Solo in un caso la giudaizzazione potrà affermarsi: se la resistenza si arrende e accetta di riconoscere Israele”.

Traduzione per InfoPal a cura di Stefano Di Felice