“I Palestinesi di Gaza e Cisgiordania riprendono il cammino in comune”

Di mcc43. Il travagliato percorso dal 2014  alla riunificazione politica.
Perché è stato possibile riavviare il governo comune nel 2017
I punti chiave dell’accordo globale. 
– Il travagliato percorso dal 2014  verso la riunificazione politica

Il primo effettivo passo verso la riunificazione è avvenuto con scarso rilancio mediatico nel 2014. I colloqui fra Hamas e Fatah – sulla base dell’intento di Gaza di non arrivare a un distacco radicale: non ci sarà uno stato di Gaza, non ci sarà uno Stato Palestinese senza Gaza –  portarono il 23 Aprile all’annuncio della preparazione di una riconciliazione politica fra il partito di Hamas e AP, Autorità palestinese.

Il Governo di Consenso Nazionale prese vita il 2 giugno. L’Egitto tacque perché proteso alla normalizzazione del dopo golpe e l’elezione di Abdel Fatah Al-Sisi a presidente; gli  Stati Uniti ammonirono: gli aiuti economici saranno calibrati sulla base delle azioni dell’esecutivo palestinese. Israele si dichiarò “profondamente delusa” dalla posizione dialogante degli Stati Uniti verso l’accordo Fatah-Hamas che vedeva Abu Mazen costituire “un governo terroristico assieme con assassini”.  

Per esplicitare al di là di ogni dubbio la sua determinazione, un mese dopo Israele lancia l’Operazione Protective Edge: in Gaza più di 2000 vittime civili, di cui circa 500 bambini, la Striscia ridotta in condizioni disperate. Le vittime  civili di parte israeliana furono 5.

I rapporti fra le élite palestinesi in realtà rimasero difficili e, l’anno seguente, il primo ministro Rami Hamdallah  si dimise, formò un governo senza Hamas, la quale,però, non fu consenziente allo scioglimento unilaterale del governo unitario.

Nel 2017 gli avvenimenti politici nell’area,  la diminuzione dei finanziamenti da parte  di alcuni paesi arabi a Hamas, il persistere del soffocante blocco israeliano della Striscia hanno prodotto un continuo e aggravato scadimento della vita degli abitanti. E’ di luglio l’allarme dell’Onu, con dettagliata esposizione degli aspetti insostenibili, individualmente e collettivamente, che è suonato come ultimatum morale: perdurando la situazione, nel 2020 la Striscia di Gaza sarà diventata inabitabile.
L’Onu invitava Israele, l’Autorità Palestinese, Hamas e la comunità internazionale a intraprendere azioni per investimenti di sviluppo, rinvigorimento dei settori produttivi di Gaza, miglioramento della libera circolazione delle persone e dei beni, nonché il rispetto dei diritti umani e dei diritti internazionali del diritto umanitario. In mancanza di ciò si sarebbe avuta una Gaza più isolata e più disperata, la minaccia di un’escalation rinnovata e più devastante avrebbe diminuito le prospettive di riconciliazione intra-palestinese e di conseguenza le prospettive di pace tra Israele e Palestina. Questo report non avviava un processo: accendeva i riflettori su Gaza perché i tempi erano diventati politicamente maturi.

Si era intravisto nel 2016 l’evolversi dei rapporti intrapalestinesi con l’ammorbidimento dei toni fra Khaled Meshaal, allora capo dell’ufficio politico di Hamas, e Mahmud Abbas durante il congresso di Fatah, partito di maggioranza in Cisgiordania. Un Congresso grandemente ignorato anche dai sostenitori dei Palestinesi o raccontato in chiave deformata dai media internazionali che è stato, al contrario, l’evidenza di un lavoro dietro le quinte che è sfociato il 3 ottobre 2017 nella riunione in Gaza del Governo di Consenso Nazionale, riunione presieduta dallo stesso premier Rami Hamdallah a segnalare la volontà di gettare un ponte sopra un biennio travagliato e realizzare un’effettiva collaborazione fra le due entità territoriali e politiche.

– Perché è stato possibile riavviare un governo comune nel 2017?

E’ potuto accadere come conseguenza del cambiamento avvenuto in tutte le parti  interne e quelle esterne ai Palestinesi.

HAMAS : Ovviamente riluttante a cedere il controllo della difesa della Striscia ad AP, non lo è mai stata altrettanto circa il fardello dell’amministrazione della Striscia, diventata progressivamente più pesante col deteriorarsi delle condizioni di vita.
AUTORITA’ PALESTINESE Senza progressi sulla riconciliazione, Abbas sarebbe passato alla storia come il leader del periodo più fallimentare delle relazioni fra Palestinesi. Nel braccio di ferro politico ha ottenuto un formale successo il 17 settembre quando Hamas ha annunciato lo scioglimento del Comitato Amministrativo della Striscia, invitando il precedente governo di consenso nazionale a riprendere i suoi compiti, A questa dichiarazione ufficiale Abbas ha potuto rispondere in modo favorevole al ristabilimento della collaborazione.
EGITTO: Come facilitatore di questo storico accordo, Al Sisi si assicura una medaglia al valore diplomatico che distrae in parte l’attenzione dall’immagine negativa delle molte violazioni dei diritti umani in Egitto. Inoltre poter contare sulla responsabilità di AP, internazionalmente riconosciuta, per il controllo della Striscia –  prossima al Sinai dove è in corso il conflitto con l’Isis – è  certamente più conveniente che proseguire con le azioni di contenimento del potere di Hamas.
USA: L’amministrazione  americana si è astenuta da un totale rifiuto dell’accordo, accogliendo “con favore” gli sforzi per creare condizioni tali affinché AP si assuma piena responsabilità per la situazione umanitaria di Gaza.
ISRAELE: Benjamin Netanyahu aveva preventivamente chiarito che non avrebbe accettato riconciliazioni “a spese della nostra esistenza”.

Al di là delle dichiarazioni, la posizione di Israele è complessa; se ovviamente respinge ruoli politici e militari del nemico di sempre, accoglie con interesse quella parte dell’accordo che riguarda il recupero della sicurezza al confine con Gaza.

– I Punti dell’accordo globale

L’accordo di riconciliazione è stato firmato al Cairo  il 12 ottobre. In 9 punti vengono fissati: la piena ripresa da parte di AP del controllo amministrativo di Gaza entro il 1 ° dicembre, una seconda riunione al Cairo il 21 novembre per definire le questioni rimaste in sospeso. Hamas accetta di partecipare alle elezioni generali e  le sanzioni da parte di AP vengono tolte o alleviate.

Al punto 2 c’è l’impegno conferito al governo di perseguire la fine del blocco israeliano e la ricostruzione della Striscia: “La fine dell’assedio e la ricostruzione della Striscia di Gaza è una priorità assoluta per il nostro popolo e le forze politiche. A tal fine, ribadiamo il nostro impegno a consolidare il cessate il fuoco secondo quanto concordato nei negoziati indiretti tra le due parti sotto gli auspici degli egiziani.”

Viene dato all’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) la responsabilità di perseguire lo scopo della popolazione palestinese:  la liberazione della terra, la rimozione degli insediamenti e l’evacuazione dei coloni, l’abbattimento del Muro,  l’indipendenza e l’autodeterminazione, compresa la creazione di uno Stato indipendente con piena sovranità su tutte le terre palestinesi occupate nel 1967, con  capitale a Gerusalemme, garantendo il Diritto al ritorno dei Profughi  e la liberazione di tutti i prigionieri e dei detenuti [amministrativi].
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Testo inglese completo in JP  Esteso riassunto in italiano INFOPAL.

In sospeso  è rimasto un argomento di fondamentale importanza: il destino del braccio armato di Hamas, le brigate Ezzedin al-Qassam. Qualora dissolte, per Hamas  significherebbe una perdita d’immagine e importanza, tuttavia ciò renderebbe possibile cancellare il partito dalla lista delle organizzazioni terroristiche.  Nel caso venissero poste sotto il comando di AP, significherebbe  che dovrebbero agire come la polizia palestinese in forza del trattato Arafat- Rabin del 1995 .
Su tutto questo non si possono, nemmeno si dovrebbe, fare previsioni; sarà il secondo incontro nel mese di novembre a rivelare ciò che – sicuramente già prima degli annunci ufficiali – le due parti, l’ Egitto e altri paesi arabi stavano e stanno discutendo.

Documentazione

http://alray.ps/en/index.php?act=post&id=3186#.WeC7oRN-o0o

http://www.repubblica.it/esteri/2014/04/23/news/hamas_olp_alleanza_riconciliazione_israele-84272069/

http://www.ilpost.it/2014/04/23/accordo-fatah-hamas-palestina/
http://www.un.org/apps/news/story.asp?NewsID=57157#.WeDD-RN-o0ocon

https://www.internazionale.it/storia/medio-oriente-palestina-abu-mazen-governo
https://www.idfblog.com/2014/07/08/operation-protective-edge-commences-as-idf-targets-terror-sites-in-the-gaza-strip/
https://storify.com/mcc43_/gaza-and-israel-operation-protective-edge


https://www.brookings.edu/blog/markaz/2017/10/09/whats-different-about-the-latest-palestinian-reconciliation-effort/

https://www.egypttoday.com/Article/2/23165/Hamas-dissolves-administrative-committee-in-Gaza

http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Hamas-accetta-condizioni-riconciliazione-con-Anp-Comprese-elezioni-generali-palestinesi-9e39d28e-4da9-45e1-88e8-7e35df0d3279.html

http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/annuncio-di-Hamas-Accordo-raggiunto-con-Al-Fatah-palestina-striscia-gaza-af2e0cf9-a381-476f-9b18-47d1b074f162.html

https://www.infopal.it/fatah-e-hamas-firmano-accordo-di-unita-nazionale/

http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Text-of-Fatah-Hamas-agreement-376350

http://www.aljazeera.com/indepth/features/2017/10/hamas-give-arms-palestinian-reconciliation-171008123019895.html

https://www.haaretz.com/middle-east-news/palestinians/1.816861

https://apnews.com/bb4857b62fe94bb9ba86ee7f2a44275f

https://mcc43.wordpress.com/2014/10/01/abbas-polizia-west-bank-collabora-israele-trattato-arafat/