Palestinesi italiani salutano 'la liberazione dai corrotti di Fatah'.

Mentre i media occidentali, e quelli italiani in testa, gridano al "colpo di stato nella Striscia di Gaza" ad opera di Hamas, molti palestinesi italiani, sia quelli di sinistra sia i musulmani praticanti, salutano la "liberazione dai mafiosi e corrotti di Fatah".

In queste ore, comunicati stampa, dichiarazioni, commenti di palestinesi in Italia sottolineano la "soddisfazione" per l’esito politico nella Striscia, nonostante il dolore per i numerosi morti e feriti.

Molti ricordano come la presenza dell’ala "corrotta" e "violenta" di Fatah, finanziata, armata e addestrata da Cia, Israele e da alcuni paesi arabi "amici degli Usa", abbia, in questi anni, diffuso il "terrore" tra la popolazione civile e tra i militanti islamici. Veri e propri "squadroni della morte" in stile latino-americano o iracheno, agivano quasi indisturbati ammazzando, aggredendo e minacciando. Di questo, i media occidentali non parlavano mai, ma i palestinesi in patria e all’estero erano ben consapevoli.

Spesso, i mezzi di informazione palestinesi, e anche la nostra agenzia stampa, Infopal.it, avevano parlato di questa drammatica realtà di illegalità nella Striscia, e dei carichi di armi, dei "campi di addestramento made in Cia di Fatah" nella West Bank e a Gaza.

Dunque, evidentemente, nonostante la tragedia di quest’ultima settimana, la "guerra civile" (in realtà, guerra tra le due fazioni di Hamas e Fatah) e l’alto numero di vittime, i palestinesi avvertono un senso di liberazione dalle angherie e violenze di una componente potente e corrotta di Fatah.

Ora è la Cisgiordania – dove sono fuggiti, aiutati, evidentemente, da Israele – i quadri di Fatah legati alla presidenza e a Mohammad Dahlan – a registrare le "attività brutali" degli squadroni della morte: rappresaglie, assassinii, e altre aggressioni, vengono perpetrate in queste ore contro tutti gli "oppositori" a Fatah e al cambiamento radicale in corso nella Striscia.

K.Y., palestinese, in Italia da 25 anni, operatore sociale, vicino al Fronte Popolare, commenta con soddifazione l’esito di questi giorni: "Finalmente! Li hanno spazzati via. Si sono liberati dell’ala mafiosa e corrotta di Fatah. La gente non ne poteva più dei loro soprusi e della loro egemonia. Certo, il prezzo umano è stato molto alto: tanti morti e centinaia di feriti. Tuttavia, il prezzo politico, e anche di vittime, sarebbe stato comunque altrettanto drammatico se la situazione nella Striscia si fosse protratta ancora per mesi o anni nello stesso modo. Gli squadroni della morte della corrente corrotta di Fatah stavano seminando il terrore tra la popolazione. Sono decenni che Fatah impone le proprie leggi e le proprie decisioni e che sta svendendo la Palestina agli israeliani e agli Usa. Era ora di finirla.

"Questo progetto di destabilizzazione della Striscia era stato architettato da Dahlan & co. (servizi segreti, Usa, Israele, paesi arabi "amici"), dopo la vittoria di Hamas alle elezioni dell’anno scorso. Il problema è che non si aspettavano una reazione così dura, imponente e cruenta di Hamas. Non pensavano che in una sola settimana sarebbero stati loro a essere sbaragliati: si aspettavano un conflitto di logoramento, che sarebbe durato mesi e mesi. Hanno sbagliato i calcoli e hanno perso la Striscia di Gaza. Ora stanno giocando tutte le carte nella West Bank, spazzando via chi si oppone alla loro politica e alla sottomissione a Israele e ai piani Usa. Ci aspettiamo rappresaglie non solo contro istituzioni, membri e simpatizzanti di Hamas, ma anche contro la sinistra – Fronte Popolare, Democratico, ecc.  -, loro avversaria. Ci auguriamo che Hamas, nella Striscia, lavori con astuzia e crei un fronte "collegiale" contro tutte le fazioni, compresa l’ala "sana" (che esiste) di Fatah.

"Dal punto di vista patriottico, riteniamo Hamas un partito più sano e affidabile di Fatah. Ora, il nostro obiettivo è di spazzar via l’occupazione, poi, quando si tratterà di formare lo Stato palestinese, discuteremo dei tanti aspetti che non condividiamo con questo movimento. Per il momento dobbiamo lottare tutti insieme contro l’occupazione e i piani che vogliono distruggere la Palestina".

M. Khalil, ingegnere, da quasi trent’anni in Italia, afferma: "Mi si stringe il cuore, come palestinese, a guardare quanto sta accadendo in Palestina, tra i fratelli; pensavamo di essere diversi dagli altri paesi arabi, ci consideravamo liberi, democratici, tutte le categorie eleggevano i loro rappresentanti alla conferenza dell’OLP. Pensavamo di andare avanti così, ma per strada si vede che è cambiato qualcosa, questo fatto appare chiaro dalle ultime elezioni volute e controllate dal mondo intero, quello che si definisce “democratico”, ma che tale non sembra, perché, spudoratamente, sta dalla parte di chi ha perso (Fatah, ndr), disconoscendo “in pratica” il risultato delle elezioni. Avete mai visto punire un popolo perché si è espresso e ha scelto i suoi rappresentanti? Avete mai visto arrestare una persona perché è stata scelta dal popolo? Avete mai visto arrestare una persona perché è presidente del parlamento ed è anche la seconda figura istituzionale? Tutto questo è successo e sta ancora succedendo in Palestina sotto i vostri occhi, il popolo palestinese è stato punito perché ha scelto le persone che non piacciano agli israeliani né agli americani, voi, destra e sinistra vi siete accodati.

"In Palestina, grazie all’appoggio delle democrazie, chi ha perso è convinto di non aver perso, e vuole continuare a dettare le regole; e le “forze di sicurezza”, che dovrebbero difendere tutti e proteggere la sicurezza, sono solo di una sola fazione, sono quasi tutti militanti di una fazione che ha perso le elezioni. Esse continuano a prendere gli ordini da chi ha perso, e non ha mai seguito gli ordini del governo, e il mondo complottista ha taciuto. Le cosiddette forze di sicurezza non hanno mai difeso i palestinesi dagli attacchi delle forze di occupazione israeliane, anzi, completavano quello che gli israeliani non riuscivano a fare: li abbiamo visti a Gaza attaccare e bruciare l’università islamica, e abbiamo letto e visto le immagini dei palestinesi torturati da queste forze, abbiamo visto i loro capi ricevuti da Sharon. Abbiamo visto il primo ministro seduto sul marciapiedi ad attendere insieme agli altri cittadini, sulla sponda egiziana, l’apertura del valico di Rafah, quando gli osservatori internazionali, proprio in quel momento, sono andati a prendere il caffè, e abbiamo visto le forze di sicurezza palestinesi sparare contro l’auto dello stesso primo ministro palestinese (durante lo scontro è stato ferito il suo accompagnatore), etc.
Cosa ha mai detto alla sua polizia il presidente palestinese? In quale paese democratico le forze di sicurezza sono sotto i poteri del presidente e non sotto il governo? Un ex collega di Amnisty International mi ha detto: ‘Se uno sta vicino a te poi ti pesta il piede, poi ti ripesta il piede, poi di nuovo, a quel punto un pugno potrebbe partire’. E’ quello che è successo nella Striscia di Gaza. Secondo me hanno fatto più che bene a togliere di mezzo quei collaborazionisti, che invece di essere al servizio dei palestinesi erano al servizio dei loro nemici. Chi segue i fatti, sicuramente conosce questa realtà.

"Chi vince le elezioni deve avere la possibilità e i poteri per governare. Abu Mazen e la sua banda devono convincersi di aver perso le elezioni e di non possedere la maggioranza. Devono smetterla
di rivolgersi, quando gli torna comodo, a quei due gatti del Comitato esecutivo dell’OLP, che, secondo me, rappresentano solo loro stessi. Per giustificare le sue scelte illegali – un altro al suo posto avrebbe già dato le dimissioni -, il presidente se ne frega della volontà della maggioranza dei palestinesi, e sfacciatamente dà avallo all’illegalità.

"Il governo di unità nazionale palestinese, il primo in assoluto a rappresentare quasi tutto il popolo palestinese, ha cercato di cambiare la mentalità dell’unico partito al governo e di applicare veramente il pluralismo. Se questa non è democrazia, allora come si chiama?

"Il silenzio mondiale è vergognoso, e ancora di più lo è l’appoggio alle scelte antidemocratiche di Abbas, anzi al golpe contro la legalità e contro la democrazia".

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